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Unione Petrolifera, si è insediato il nuovo Presidente Alessandro Gilotti

Alessandro Gilotti, Presidente e Amministratore Delegato della Kuwait Petroleum Italia è il nuovo Presidente dell’Unione Petrolifera.
Al nuovo Presidente gli auguri di buon lavoro della Presidenza Faib, con l’auspicio che si possano affrontare, nel rispetto dei reciproci ruoli e con il consueto spirito di ampio confronto, le molteplici problematiche del settore con rinnovata collaborazione.
Al Presidente De Vita, che lascia dopo un lungo periodo al vertice dell’Associazione rivolgiamo cordiali ed amichevoli saluti e i migliori auguri per quello che continuerà a fare nel settore petrolifero ed energetico.
L’avvicendamento al vertice, ufficializzato nel corso dell’Assemblea Annuale dell’Industria Petrolifera, ha anche fatto il punto sullo stato del settore in Italia.

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La domanda di energia in Italia è tornata ai livelli degli anni ’90, con consumi a picco, tasse alle stelle e almeno 4 raffinerie sempre più a rischio.
E il “Dl Fare” abbassa la soglia di applicazione della robin tax dai 10 milioni di ricavi e 1 di imponibile rispettivamente a 3 milioni e a 300 mila euro. Mentre l’extragettito verrà utilizzato per ridurre la componente A2 della bolletta. E’ il quadro che emerge – si legge in una nota – dalla relazione annuale del nuovo Presidente dell’UP, Alessandro Gilotti, che ha lanciato l’allarme chiusura per due impianti di raffinazione, raddoppiati addirittura a quattro dal Ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato.
“In Italia la domanda di energia è tornata indietro di 20 anni”, ha avvertito Gilotti. I consumi nel 2012 sono stati infatti pari a 177,8 milioni di tep (tonnellate di petrolio equivalenti), contro i 179,6 milioni del 1998 e i 171,5 del 1995. Particolarmente pesante è stato il calo del petrolio, che con 63,6 milioni di tep (-8,1%) “è tornato ai consumi di fine anni ’60”, anche complice il crollo delle vendite di auto, tornate indietro di ben 33 anni. I carburanti, infatti, sono in retromarcia da tempo: i consumi di prodotti petroliferi, dal 2008 a oggi, hanno registrato una contrazione pari a circa 5,4 miliardi di litri, di cui oltre 3 miliardi nel solo 2012, con una flessione particolarmente pesante per la rete autostradale.
L’aumento dell’Iva, poi, pende come una spada di Damocle su un settore già in difficoltà: secondo i calcoli dell’UP lo scatto dal 21 al 22% in programma a luglio porterebbe a un aumento dei prezzi dei carburanti di circa 1,5 centesimi al litro, infliggendo un ulteriore colpo a un settore che ha già ridotto i consumi al lumicino, ma anche pesando in modo consistente sui conti pubblici, dal momento che il gettito derivante dagli oli minerali potrebbe diminuire di un miliardo solo quest’anno.
Il possibile rincaro dell’imposta non è tuttavia l’unico cruccio delle Compagnie petrolifere sul fronte fiscale: è sull’odiata robin tax, alla cui eliminazione i petrolieri ”non credono più”, che le Compagnie chiedono un intervento. In particolare, Gilotti ha invocato lo stop alla conferma dell’aumento del 4% disposto nel 2011, nonché l’estensione del tributo anche alla grande distribuzione organizzata attiva nella vendita di carburanti. Il Ministro Zanonato, per ora, ha aperto solo alla possibilità che l’obbligo posto in capo all’Autorità per l’Energia di controllare che le Compagnie non trasferiscano sulle bollette l’importo della tassa (1,6 miliardi ‘traslati’ secondo gli ultimi dati) venga meno e sia sostituito da verifiche spot.
Ma i rischi derivanti da una domanda così stagnante pesano soprattutto sull’industria della raffinazione, dove c’e’ un forte eccesso di capacità. L’UP lancia l’allarme sulla possibile chiusura di due impianti (sui 14 esistenti in Italia), mentre il Ministro Zanonato vede ancora più nero e ne considera a rischio ben quattro, di ”grandi dimensioni”, senza tuttavia indicare quali potrebbero essere quelli in pericolo.