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Tamoil, il coraggio di un gestore nel reclamare i diritti negati.

 

La storia, come spesso in questo settore, è quella di Davide contro Golia, ovvero la storia di molti gestori italiani. Siamo a Roma, in un quartiere della Capitale, su un distributore carburanti posto sotto un palazzo in una importante strada di scorrimento del traffico locale. Il contenzioso è tra il gestore, Pasquale, benzinaio da oltre 40 anni, aderente da sempre alla FAIB Confesercenti e la Tamoil, azienda petrolifera che da 15 anni non rinnova gli accordi sindacali che regolamentano i rapporti economici tra i soggetti; anzi che ha più volte respinto al mittente le tante richieste di rinnovo che le associazioni hanno proposto nel tempo, nel silenzio del Ministero dello Sviluppo Economico.

Il gestore, dicono alla FAIB di Roma, non è nuovo ad azioni legali contro l’azienda che non riconosce, stante l’intesa scaduta ma pur sempre efficace fino alla sottoscrizione di un nuovo accordo, le previsioni del contratto.
La gestione ha lamentato e lamenta il mancato riconoscimento dei cali ed il mancato riconoscimenti dei margini di guadagno previsti per quelle attività che avessero un basso rapporto di gasolio venduto rispetto al venduto di benzina. “Disattenzioni economiche” che il Tribunale di Roma ha censurato riconoscendo i diritti del gestore.
Per un gestore che ha un margine di guadagno lordo di poco più di tre centesimi al litro, una disattenzione ripetuta negli anni vale molto, anzi moltissimo. In alcuni casi, ricordano dalla FAIB di Roma, il gestore ha ottenuto i risarcimenti diretti, in altri è dovuto ricorrere al Tribunale ottenendo quanto richiesto, mentre una nuova causa è tutt’ora in corso per due recenti annualità.

A ciò si aggiunge anche una nuova azione legale intentata dal gestore, al quale, nel 2017, l’azienda ha sospeso unilateralmente l’adozione di un prezzo di vendita competitivo nel bacino di riferimento. In questo caso il Tribunale di Roma, pur respingendo il ricorso d’urgenza proposto dalla gestione, in quanto non sarebbe stata dimostrata la gravità imminente che presupponeva il ricorso stesso, ha sancito un altro aspetto degno di nota: se la scelta unilaterale avesse, come sosteneva il gestore, prodotto un danno, questi avrebbe avuto la piena facoltà di far valere i suoi diritti.
Dunque eccoci al punto di oggi: la messa in mora a seguito di questa politica commerciale imposta dalla Tamoil al gestore. In sostanza quello che il gestore temeva e denunciava all’autorità giudiziaria è prontamente avvenuto: l’impianto è precipitato nelle vendite al punto di arrivare ad erogati che rendono insostenibile qualsiasi distributore: meno di 200 mila litri l’anno.

Pasquale, ancora una volta si è rivolto alla FAIB per chiedere assistenza e contestare alla Tamoil in primo luogo, la politica dei prezzi di approvvigionamento imposti, che contrastano in molti punti con il complesso delle norme che assistono il settore e i rapporti contrattuali, con particolare riferimento a quelle che stabiliscono che su ogni punto vendita devono essere assicurate ai gestori condizioni contrattuali eque e non discriminatorie, tali da consentire agli stessi di poter competere nel mercato di riferimento e avere dei margini ragionevoli, idonei a coprire i costi di gestione dell’impianto, oltre che ad assicurare al gestore il proprio sostentamento.
Si ricorda che i comportamenti dei titolari degli impianti e/o fornitori di carburante, che non consentano al gestore di essere competitivo sul mercato di riferimento, integrano abuso di dipendenza economica, comportamento sanzionabile dalla Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

Esaminata la copiosa documentazione sarebbe emerso, così recita la messa in mora, che Tamoil avrebbe attuato una politica dei prezzi di approvvigionamento e al dettaglio, nei confronti del gestore, che presenterebbe un duplice effetto di violazione della normativa in esame.
Da un lato si profilerebbe una situazione nella quale i prezzi di approvvigionamento avrebbero ridotto i margini del gestore previsti dall’Accordo relativo alla rete stradale della viabilità ordinaria sottoscritto da Tamoil Spa con le Associazioni di categoria dei gestori, occultando tale riduzione con abusivi incrementi dei prezzi di distribuzione al dettaglio e, in secondo luogo, per effetto dell’incremento dei prezzi al dettaglio per mascherare l’incidenza negativa sui margini del gestore, i più elevati prezzi di distribuzione al dettaglio, di fatto imposti al gestore, avrebbero determinato un notevole calo delle vendite, anche di clienti abituali, che si sarebbero rivolti ad altri gestori limitrofi della stessa Tamoil, determinando un ulteriore effetto moltiplicativo sulla contrazione del volume globale dei margini distributivi.

Gli effetti di questa “manovra a tenaglia”, ovvero la riduzione delle vendite per gli elevati prezzi al dettaglio, ha indotto il gestore, per recuperare competitività rispetto ai distributori di carburante limitrofi di altre compagnie e della stessa Tamoil, a sacrificare direttamente i propri margini previsti dall’Accordo, per addivenire a prezzi più competitivi. Ciò avrebbe determinato, quindi, una devastante riduzione dei propri proventi globali per l’effetto combinato della riduzione del prodotto venduto e dei minori margini conseguiti sullo stesso.

A fronte di ciò Pasquale assistito da Faib Roma ha ricostruito le relazioni commerciali intrattenute con la compagnia dal 2012 a tutto il 2019 evidenziando perdite ingenti, diffidando la compagnia ad adempiere, rifondendo i danni subiti.