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Sciopero Eni, grande adesione dei punti vendita. Ma è guerra di cifre tra Cane a sei Zampe e Faib-Fegica

E’ terminato questa mattina alle 7 lo sciopero indetto dai gestori Faib e Fegica sugli impianti Agip/Eni. A quanto emerge dai dati, secondo il Coordinamento Nazionale dei due sindacati, l’adesione si è attestata oltre il 70% per quanto riguarda i punti vendita Agip sull’intero territorio. Secondo fonti Eni, però, solo il 6% delle stazioni Eni, ovvero circa 300 punti vendita, sono rimasti chiusi alle vendite nel pomeriggio di ieri, senza comportare disagi con alcune eccezioni a Roma e Firenze.
Dati Eni rispediti al mittente dal Coordinamento Faib Fegica che rimarca invece l’altissima adesione – che in alcuni casi sfiora anche il 100% – dei gestori a marchio Eni/Agip riscontrata in diverse aree del Paese che, con rare eccezioni, ha risposto alla proclamazione dello sciopero di colore contro la politica commerciale dell’azienda che continua a registrare difficoltà sulle vendite.
Faib e Fegica hanno letto il risultato delle adesioni alla protesta – anche oltre le aspettative, considerate le difficoltà e le pressioni aziendali e il fatto che non si faceva uno sciopero di colore da circa 10 anni – come un segnale positivo di reattività dei gestori verso l’azienda, di volontà degli operatori vendita della rete Eni di richiamare l’attenzione dei vertici aziendali sulle difficoltà operative dei gestori, che non possono essere chiamati per ratificare – in alcuni casi a titolo oneroso – decisioni non condivise. L’azienda farebbe bene a prendere l’altissima adesione all’iniziativa di Faib e Fegica come un segnale di volontà negoziale attiva e di disponibilità al confronto costruttivo, invece di stare a conteggiare il numero delle adesioni. Il dato di riflessione è il malessere della rete, la difficoltà dei gestori, il dissenso rispetto alle politiche praticate: di fronte a questi temi è necessario aprire una fase il confronto costruttivo, fatta di rispetto e di attenzione, con coloro che tutti i giorni sul mercato interpretano la mission aziendale, vendono il prodotto e contribuiscono al successo della compagnia.
E’ su questi temi che bisogna lavorare se si vogliono evitare nuovi scioperi e nuove forme di protesta, peraltro già candelarizzate.
Dallo sciopero verso Eni esce una categoria ancora più battagliera, atteso che ha deciso di promuovere una riforma del settore – Libera la benzina! – tesa a liberalizzare il mercato, ad aumentare la concorrenza, rompere i monopoli e, in ultima analisi, determinare le condizioni per avere prezzi dei carburanti più bassi e in linea con altri Paesi europei. Proprio per sostenere una tale riforma, il cui esame era già stato avviato in Parlamento, e contro il quale il Governo ha inserito – senza alcuna giustificazione “finanziaria” – una “leggina” nel decreto manovra, i gestori chiuderanno i loro impianti, su tutto il territorio nazionale, il 27 e 28 luglio prossimi: una iniziativa che, al contrario di quanto sostiene Unione Petrolifera, si rivolge, anche nell’interesse dei consumatori, contro i continui rialzi dei prezzi dei carburanti decisi da Governo e petrolieri. Unica possibilità di revoca – fa sapere Faib e Fegica – lo stralcio dell’articolo inserito a protezione dei petrolieri dal Governo e la ripresa immediata dell’iter parlamentare della riforma destinata a liberalizzare il mercato dei carburanti anche in Italia.