D. Presidente come è andato l’incontro con il Vice Ministero De Vincenti?
R.- E’ sembrato la replica di quelli del 2012-2013, quando denunciammo il malessere generale dei gestori della rete autostradale. Solo che oggi siamo nel 2015 e da allora nulla si è fatto. De Vincenti è fermo a tre anni fa con l’aggravante che nel frattempo hanno rinnovato le concessioni ultradecennali e stanno rimettendo a gare gli affidamenti, senza aver intaccato il sistema delle royalties, le esclusive d’area sul non oil, senza aver messo mano alla ristrutturazione e in più – con l’attacco alla continuità gestionale – vogliono espellere i gestori dalla rete, anche in vigenza di contratti tra compagnia e gestore.
Insomma il Mise è intervenuto fuori tempo massimo, mentre siamo in presenza della seconda tornata di sciopero e le condizioni economiche sulla rete sono peggiorate: erogati diminuiti del 50% pur in presenza di una crescita del traffico veicolare e degli introiti da pedaggio percepiti dai concessionari. Segno evidente che è il sistema autostrade che non regge senza interventi decisi da parte del Governo per garantire il servizio pubblico: ma di questo ad oggi non c’è traccia.
D. Presidente come sta andando lo sciopero?
R.- L’adesione alla manifestazione di chiusura degli impianti al netto di quelli in gestione diretta e precettati è, al momento, ad oltre l’80% degli impianti, sintomo evidente del malessere degli operatori autostradali e di compattezza della categoria nel respingere gli attacchi alla continuità contrattuale ed operativa delle gestioni, a difesa dei gestori delle aree di servizio e dei 6000 dipendenti e di denuncia del perdurante gap concorrenziale con la rete ordinaria, che deriva dalle scandalose royalties percepite a rendita perpetua dalle concessionarie, per gentile concessione del Governo.
D. Qualcuno mette in discussione questi dati….
R.-Il pieno successo della seconda tornata di sciopero in Autostrada è testimoniato dal tentativo di sminuire la protesta dei gestori autostradali operata dai concessionari autostradali fortemente interessati a difendere il loro “tesoro.” Pensare di pesare i disagi dei cittadini in percentuali su un pubblico servizio garantito a tutti è un idea che da sola basta a qualificare la mentalità speculatoria con cui i concessionari gestiscono il bene pubblico in concessione.
D. Cosa vi aspettate adesso?
R.-La massiccia adesione allo sciopero mette il Governo nella condizione di dover decidere di riportare sulla rete le condizioni di normalità concorrenziale, ristabilire un mino di moralità nei livelli di pedaggio e di royalties pretese, di salvaguardare il servizio pubblico e contrastare la selfizzazione selvaggia che si tradurrebbe in più profitti per le concessionarie e i petrolieri, più disoccupazione e aggravi dei costi e dei disservizi per i cittadini. Sarebbe messa anche a repentaglio la sicurezza degli automobilisti. Ma il Governo deve avere il coraggio di far valere le leggi dello stato e la tutela del servizio pubblico, ai sensi della 1034/1970. I gestori autostradali sono pronti a varare nuove azioni di proteste, anche variamente articolate, se dall’incontro non dovesse scaturire un preciso impegno sulla continuità contrattuale, sulla ristrutturazione della rete, sull’ammodernamento dei servizi erogati oil e non oil, sulla razionalizzazione della struttura dei costi. Fino alla resistenza estrema che lega gestori ed attrezzature in virtù di una forza contrattuale garantita dalla legge, la fuoriuscita degli uni si porterebbe dietro la fuoriuscita degli altri.