Il pieno successo dello sciopero in Autostrada indetto da Faib, Fegica e Anisa se da un lato fa si che le Federazioni dei gestori si dicano soddisfatte dalla prova di compattezza della categoria dall’altro ribadisce lo stato di forte sofferenza della rete di distribuzione carburanti.
La perdita di erogati negli ultimi 5 anni, giunta a superare il 50% del venduto; gli attacchi alla continuità contrattuale e gestionale stabilita da accordi ministeriali, per cacciare i gestori dalle aree di servizio; il perdurante gap concorrenziale con la rete ordinaria, originata dalla pesantezza delle royalties corrisposte dagli affidatari ai concessionari, come segnalato dall’Athority della concorrenza e del mercato; il tentativo di selfizzazione selvaggia, in barba agli obblighi derivanti dal servizio pubblico; la negazione al superamento dell’esclusiva d’area sui servizi non oil e food, ancorché richiesta dall’Antitrust; l’aumento continuo dei costi fissi di gestione e il fermo contrattuale con le compagnie petrolifere che ha determinato il deprezzamento del margine di gestione; la mancata razionalizzazione della rete; tutti questi elementi, pesantemente avvertiti dai gestori, hanno concorso a determinare la completa chiusura del 90% delle aree di servizio autostradali, con punte del 95% sui raccordi e sulle tangenziali delle grandi città e sull’A1, A4 e A14.
La grande adesione allo sciopero dei gestori autostradali pone al Governo e alle Regioni la questione della governance della mobilità sul segmento autostrade. Non c’è dubbio che se il Governo non provvede in tempi brevi a riconvocare il Tavolo della vertenza Autostrada con tutti gli attori, Regioni, Anas, concessionari, affidatari, gestori, Faib, Fegica e Anisa torneranno a mobilitare i gestori e a proclamare nuove tornate di scioperi con gli inevitabili disagi per i cittadini e per gli utenti stranieri.
A questo punto è urgente che il Governo convochi i gestori perché la rete carburanti e perciò stesso il servizio di rifornimento agli automobilisti in Autostrada è a forte rischio di tenuta.
Già diversi tratti autostradali sono senza servizio di assistenza e rifornimento carburanti: una situazione che rischia di deflagrare se solo si considera che ad oggi il 50% delle gestioni delle aree di servizio sono tecnicamente in stato di pre-fallimento e dunque di chiusura.
Il Governo sappia che i gestori autostradali sono pronti a fare la loro parte, garantendo il pubblico servizio ai cittadini, collaborando sul terreno della ristrutturazione della rete vendita, investendo sull’ammodernamento dei servizi erogati oil e non oil, razionalizzando la struttura dei costi; ma sappia anche che difenderanno in tutti i modi i 6000 posti di lavoro e le imprese sane che in questi anni hanno garantito con grandi sacrifici il servizio pubblico in Autostrada.