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Sale tassa su benzina in Puglia, mentre altre regioni si preparano a seguirla. I consumatori pagano e i gestori ne subiscono le conseguenze. Qualcuno fermi questa deriva

“Dobbiamo fare i salti mortali per alleviare le sofferenze più crude alle quali il Governo nazionale costringe i cittadini pugliesi e italiani, tagliando alle regioni 4,5 miliardi di euro” e lasciando loro “l’impossibile compito di porvi rimedio”. Lo affermano in una nota congiunta, i capigruppo di maggioranza alla Regione Puglia, Antonio Decaro (Pd), Michele Losappio (Sel), Angelo Disabato (la Puglia per Vendola) e Orazio Schiavone (Idv) a proposito dei “tagli” nel bilancio regionale e per giustificare l’aumento della tassa sulla benzina previsto dal gennaio prossimo. “Quello che i servizi sociali pugliesi subiranno fra qualche mese da parte del Governo nazionale – sostengono – è un vero e proprio attacco alle famiglie povere, alle persone malate e a quelle non autosufficienti. E poiché non abbiamo nessuna intenzione di lasciare da sole le persone meno fortunate, e non crediamo che l’indifferenza del Governo nazionale sia un esempio da seguire, durante la riunione di maggioranza odierna, il centrosinistra ha deciso di aumentare di circa due centesimi la tassa regionale sulla benzina (Irba) al fine di reperire le risorse necessarie a soccorrere quei nuclei famigliari, spesso popolati da molti bambini, che hanno un grande bisogno di qualcuno che pensi anche a loro”.
Il contributo potrebbe portare nelle casse della Regione circa 12 milioni di euro. E dovrebbe servire, secondo l’Assessore regionale Fabiano Amati, come contributo dei ricchi ai poveri, come se quando si va alla pompa per i rifornimenti ci possa essere una differenza tra ricchi e poveri. Abbiamo, piuttosto, l’impressione che si vuole costringere i poveri alla mobilità diversamente garantita.
Ciò accade nel silenzio di questo Governo che dichiara di preoccuparsi per i cittadini, insieme a tanti attori pubblici, del prezzo della benzina. La realtà vede il prezzo salire alle prime difficoltà, manovrando allegramente la leva delle accise come è avvenuto in Abruzzo, come sta avvenendo in Puglia e, in previsione, anche in Calabria, nel silenzio assordante di media, associazioni dei consumatori ed antitrust. Senza che nessuno si preoccupi di fermare questa deriva.

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