Dossier unitario all’Antitrust sui costi della moneta elettronica. Pronti a varare un piano di recupero dei costi
Questo il messaggio che esce dal confronto serrato svoltosi tra i componenti della Presidenza Nazionale della Faib, che ha affrontato i numerosi temi all’ordine del giorno.
I lavori si sono aperti con la relazione del Presidente Landi, che ha fatto il punto sulle vertenze ancora aperte. Su questo punto è stata approvata la decisione presa dal Comitato di Colore Unitario Tamoil di Faib, Figisc e Fegica, riunitosi il giorno precedente, che ha deliberato una forte azione di protesta verso la Compagnia, che si sottrae al confronto da oltre tre anni, avendo un accordo che risale al 2006. E’ stata anche apprezzata sia la decisione di riunire la rappresentanza dei gestori Tamoil sotto la sede della Compagnia a Milano, il prossimo 15 aprile, per protestare contro il comportamento antisindacale tenuto dalla Compagnia, che la determinazione di chiedere al Ministero dello Sviluppo Economico di aprire la procedura di vertenza collettiva prevista dal D. Lgs 32/98, mentre è già stata avviata la procedura legale di contestazione della condotta antisindacale.
Discorso diverso per TotalErg, con cui il negoziato continua ad essere altalenante, ma continuo; con Api-Ip il cui confronto sconta una serie di difficoltà oggettive e al momento è al palo; e con Q8 con cui si sono registrati progressi sul piano della contrattazione ma permangono diversità in ordine alle politiche aziendali.
Landi nel suo intervento ha anche ammonito Esso ed Eni al rispetto degli accordi siglati recentemente, invitando la prima ad accelerare sulla messa a punto del sistema split-line servito/Post Pay ed a chiarire il sistema della fatturazione che ha messo in atto, al momento non comprensibile; mentre alla seconda viene richiesto di accelerare l’adeguamento degli impianti per dare inizio al nuovo accordo, compreso quelli dei convenzionati per garantire condizioni eque e non discriminatorie a tutti i gestori a marchio.
L’Organismo dirigente della Faib ha approvato il Programma di Lavoro 2015 e il Report 2014. All’interno di esso la Presidenza ha approvato il progetto di costituire nell’ambito della Federazione, il Coordinamento Nazionale Lavaggisti affidato ad Antonio Ciavattini, membro di Giunta Nazionale Faib. Le adesioni al nuovo Coordinamento sono state numerose e distribuite omogeneamente su tutto il territorio nazionale.
La Presidenza Faib ha espresso solidarietà ai colleghi autostradali per la vertenza aperta e soddisfazione per la piena riuscita dei due giorni di sciopero svolti il 4 e 5 marzo u.s. La Presidenza ha anche approvato la nuova manifestazione di chiusura delle aree di servizio autostradali prevista per il 31 marzo e il 1° aprile p.v. a sostegno delle motivazioni portate avanti: riduzioni delle royalties, contenimento dei pedaggi, taglio ai prezzi dei carburanti in autostrada, ristrutturazione della rete. A fronte della vertenza aperta il Governo ha opposto un silenzio incomprensibile per i fini del pubblico servizio, costringendo la Categoria ad una nuova tornata di scioperi; proprio mentre le cronache rilanciavano lo scandalo degli intrecci sugli appalti al Ministero dei Trasporti, a conferma di quanto le sigle sindacali hanno più volte denunciato. Certo fa scalpore vedere responsabili della cosa pubblica ed ex Sottosegretari a braccetto con portatori di interessi privati, che alimentano fiumi di danaro riservati a pochi intimi. Il tutto mentre si rinnovano concessioni lunghissime a scapito sia di chi offre un servizio pubblico alla comunità, a costo di royalties altissime, sia degli utenti, ai quali si richiede di pagare sempre più caro il pedaggio, il rifornimento e il panino in autostrada.
Sulla razionalizzazione, critiche severissime sono state rivolte al Ministero dello Sviluppo Economico, incapace di riprendere le fila della riforma e ristrutturazione della rete. Al Ministero è stato rimproverata l’incapacità di imporre un piano di razionalizzazione serio al settore, pur avendo registrato il consenso formale di tutta la filiera ad eccezione di rari distinguo. Il mancato intervento di ristrutturazione ha scaricato, come sempre accade in questo Paese, le conseguenze sull’anello più debole della catena, confermando l’attuale polverizzazione della rete, appesantita dalla presenza di migliaia di impianti incompatibili o obsoleti trasformati in ghost. La non soluzione scelta dal Governo ha favorito i soliti noti, petrolieri e retisti e le grandi lobby della distribuzione. Dietro le teorie della concorrenza si celano – e si coprono – attività illegali, infiltrazioni malavitose, e pratiche anti concorrenziali.
Il Governo continua a non capire che senza una ristrutturazione vera questo settore rischia di implodere, colpendo innanzitutto gli operatori seri e in regola con le normative e il servizio nel rispetto dell’ambiente, della sicurezza e del lavoro.
Sulla questione degli orari sollevata dall’Antitrust, che ha sostenuto che le limitazioni di orario rappresentano una restrizione severa all’offerta di servizi ai cittadini, la Presidenza Faib ha ribadito che i carburanti sono i prodotti italiani più liberalizzati e che ulteriori aperture comporterebbero solo più costi, per gestori e consumatori. Inoltre gli intervenuti hanno rimarcato che quel 50% della rete in mano agli indipendenti, e la rete di impianti ghost – che secondo l’Antitrust offrendo servizi 24 ore su 24 sarebbero avvantaggiati – sono in larga parte coincidenti con gli impianti incompatibili con il codice della strada e con la normativa sulla sicurezza e pertanto andrebbero chiusi. L’Antitrust non si è resa conto che ha promozionato una rete d’offerta incompatibile con la normativa e dunque di fatto operante in regime di benevola tolleranza se non addirittura di illegalità. La Presidenza ha invitato l’Authority sulla concorrenza a guardare con maggiore efficacia cosa succede in tanti altri settori vitali, come le farmacie, le poste, le banche, i servizi di pagamento elettronici: settori nei quali la concorrenza segna il passo e in alcuni dei quali sembra essere in presenza di un oligopolio che rende uniforme le commissioni bancarie in presenza di una norma che obbliga per Legge ad accettare pagamenti elettronici.
Sulla questione dei pagamenti elettronici e dei costi delle transazioni, la Presidenza, dopo ampia discussione, considerato il quadro normativo di riferimento, ha valutato di procedere, qualora il Governo italiano non recepisca il nuovo orientamento della Commissione Europea sulle condizioni di pagamento delle carte di debito e di credito in tempi brevi, ad applicare commissioni in linea con gli altri paesi e ad avviare con le Compagnie petrolifere iniziative che mirino a recuperare i costi di gestione nelle modalità necessarie e condivise. Inoltre è stata concordata la posizione di denuncia dei costi bancari da portare all’incontro con l’Antitrust a cui è già stato recapitato un dossier dedicato.