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Rete carburanti, allarme desertificazione in Inghilterra

Lo scorso 7 luglio sulla testa online del Daily Mirror (http://www.mirror.co.uk/money/city-news/independent-petrol-stations-closing-rapid-2032614) è stato pubblicato l’articolo "Independent petrol stations closing at rapid rate leaving motorists in rural areas high and dry" nel quale si fotografa la rete carburanti inglese.
La situazione denunciata appare desolante per la realtà della Gran Bretagna e allarmante per i profili che possono derivare alle altre reti europee in relazione alla vivibilità dei territori e ai servizi ai cittadini.
La distribuzione carburanti d’oltre Manica è colpita dalla concorrenza spietata della grande distribuzione e da spese generali sempre più insostenibili per i gestori indipendenti. Il report, rilanciato il giorno seguente dalla testata online Petrol Plaza, denuncia la chiusura nell’ultimo anno di 175 (officine indipendenti) stazioni di servizio indipendenti, lasciando intere comunità prive di rifornimenti con ripercussioni gravi sui livelli di vivibilità di molte aree del Paese.
I dati poi mostrano un andamento in peggioramento molto preoccupante. Infatti, negli ultimi dieci anni le chiusure sono state 5.300. Brian Madderson della Petrol Retailers Association (PRA), che rappresenta circa il 40 per cento degli operatori della distribuzione indipendente ha affermato che di questo passo molte comunità dovranno percorrere chilometri per rifornirsi ed i soli servizi saranno quelli dei piazzali dei supermercati e quelli autostradali. Geograficamente il problema si riscontra maggiormente nelle aree rurali e in quelle prive di importanti centri abitati come l’ovest del paese, il Galles, la Scozia e l’Anglia orientale (Regione orientale della Gran Bretagna). Protagonisti assoluti del settore stanno diventando le catene di supermercati le quali, secondo la fonte del Mirror e la PRA, controllano il 40 per cento del mercato. Il fenomeno è largamente sostenuto dai prezzi praticati per attrarre la clientela in ragione dell’ampia offerta commerciale promossa dalla GDO e grazie al sovvenzionamento del prezzo dei carburanti attraverso i profitti dei negozi.
L’altra faccia della vicenda, secondo la British Retail Consortium (una delle Associazioni leader del mondo del commercio britannico, rappresenta tutte le forme del retail), è rappresentata dalla maggiore possibilità di scelta e dall’aumento di potere d’acquisto per gli automobilisti costituito dai prezzi più convenienti. Senonché questi supposti vantaggi si traducono in un forte impoverimento di servizi per i territori e i cittadini, costretti a coprire lunghe distanze per fare rifornimento e, dunque, a sborsare ben di più di quanto figurativamente risparmierebbero, senza contare il maggior inquinamento, l’usura dell’auto e l’impoverimento dello stile di vita di ciascuno. Una situazione che già si conosce in Francia, dove è risaputo che per fare rifornimento carburanti occorre mediamente spostarsi per una trentina di chilometri.
Un allarme che suona come un monito per il legislatore italiano che sembra impegnato in una corsa infinita e contraddittoria alla riforma della rete carburanti. Se a questo si aggiunge che il bel paese è composto da oltre 8 mila comuni e da ampi territori collinari e montani il quadro si commenta da solo…