Sciopero dell’8 e 9 luglio
REAGIRE PER NON SOCCOMBERE
di
Pietro Calersi
Vice Presidente Nazionale Faib
Presidente Regionale F.A.I.B. Emilia Romagna
Ritengo doveroso nei confronti dei colleghi e degli associati svolgere alcune riflessioni pubbliche sullo stato in cui attualmente si trova la nostra categoria.
Di farlo alla vigilia di uno sciopero che si annuncia cruciale per il futuro della categoria, per la posta in gioco, per i provvedimenti attesi, per la forza politica e simbolica che essa potrà sprigionare nei confronti delle petrolifere.
Negli ultimi anni siamo stati aggrediti da diversi settori e sottoposti a ogni genere di vessazione da parte di diversi soggetti che hanno interessi in questo campo.
I governi che, nonostante tutti i protocolli d’ intesa siglati, non hanno dato poi seguito agli impegni assunti, (dal bonus fiscale , che doveva essere strutturale e che invece ci vede impegnati ogni anno a doverlo richiedere, agli aumenti dei costi sopportati in funzione di una legislazione burocratica che non sa leggere le peculiarità di un settore strategico, gravato da oneri e tributi improri, dagli studi di settore, ai diritti camerali, alle utenze metriche, alla vigilanza medica.
Di fronte ad una categoria che svolge, a titolo gratuito, la funzione di esattoria, incassando e gestendo una quantità abnorme di contanti, quotidianamente, per lo Stato, le autorità pubbliche non sono state capaci di fornire una sola risposta intermini di sicurezza e di assicurazione sui rischi.
Sul problema sicurezza, la promessa di detrazioni fiscali per l’utilizzo della moneta di plastica al posto del denaro contante è rimasta solo sulla carta, oggi accettare carte di credito o bancomat per la nostra categoria vuol dire lasciare un quarto del proprio margine alle banche.
Vogliamo parlare delle liberalizzazioni?
Dove sono tutti quei prodotti e servizi che in funzione della liberalizzazione avremmo potuto vendere? Previsti come opportunità nel protocollo d’intesa, nulla è stato fatto; probabilmente interessava solo la liberalizzazione degli impianti di carburante, per permettere a soggetti esterni al settore di accaparrarsi anche questi prodotti. Scajola ha incassato il risultato politico delle liberalizzazioni ed ha tradito le aspettative dei gestori con promesse non mantenute, altro che Bersani. Ma verso Scajola, e verso questo Governo, non c’è la stessa forza polemica della categoria e la stessa voglia di reagire.
Ecco perché la categoria deve reagire e scioperare compatta.
Ora parliamo dei rapporti con le compagnie petrolifere e non solo, parliamo anche di quei soggetti che continuiamo a chiamare retisti, che ormai controllano il 40% della rete.
Dopo la prima fase, che portò le compagnie obbligatoriamente a sottoscrivere i primi accordi economici di settore, come prevede la 32/98, il seguito è noto a tutti. Ormai da tempo si fatica a pervenire al rinnovo degli accordi economici, i margini dei gestori sono sacrificati in funzione delle politiche scriteriate delle aziende, lanciate in operazioni di dubbia utilità. Oggi si avverte una retrocessione, nel merito e nel metodo, ad una realtà ante 1998.
Il calo degli erogati e l’aumento dei punti vendita, in aggiunta, oggi hanno portato le gestioni a un punto di sofferenza mai toccato prima.
Le politiche aziendali, ( sconti e promozioni) tese a non perdere quote di mercato, stannop conducendo ad una situazione di ulteriore sofferenza delle gestioni, chiamate a partecipare, nella maggioranza dei casi, con una quota del proprio margine, a queste iniziative trasformate di fatti in parte strutturale del prezzo di vendita al pubblico.
A ciò si aggiungano tutti quegli impianti di proprietà dei sopraccitati retisti che, seppur convenzionati e aventi un colore di una compagnia, non rispettano gli accordi economici siglati con le stesse , in funzione della loro autonomia aziendale, creando così all’interno di un colore gestioni di serie A e di serie B.
E, ancora, la tristissima realtà delle associazioni in partecipazioni, formula fraudolenta con cui si evita la disciplina del lavoro dipendente e si costringe i gestori ad un regime di semi schiavitù, conducendoli alla rovina professionale e patrimoniale. Una formula con cui, in certi casi, alcune compagnie spogliano i gestori dei loro averi.
Ecco perché, una volta di più, la categoria deve reagire e scioperare compatta.
E’ per questo, cari amici e colleghi , è venuto ormai il tempo di far valere le nostre rivendicazioni , che tengo a precisarlo ormai sono essenziali per la sopravvivenza della categoria stessa.
Non c’è più tempo, le nostre aziende sono ormai al collasso economico e parliamo di oltre 100.000 addetti del settore.
Chi vuole assumersi la responsabilità di aver fatto fallire un intero comparto si faccia avanti, se c’è qualcuno che pensa di fare sconti a Scajola o alle compagnie, si faccia avanti.
Sia il governo che le compagnie petrolifere tutte devono dirci chiaramente se questa categoria non è più al centro della distribuzione carburanti in Italia , solo fino a ieri sembrava che il sistema italiano basato sulla presenza dei gestori fosse il più consono ed economico per il nostro mercato.
Pertanto Vi chiedo di far sentire la Vostra voce a tutti i livelli e in ogni occasione. I gestori dell’Emilia Romagna ci sono e ci saranno.