Vai al contenuto
Home » Quanto costa la benzina a Milano? La battaglia dei prezzi: guerra al rialzo alle pompe

Quanto costa la benzina a Milano? La battaglia dei prezzi: guerra al rialzo alle pompe

In via Visconti di Modrone 1 euro e 89. In via Pantano 1 e 85. Il record l’ha toccato, venerdì, una pompa Total in viale Pasubio: 1,90 per la «verde». Il pieno tra centro e periferia può costare fino a 15 euro in più. Cala il numero dei gestori

In via Visconti di Modrone 1 euro e 89. In via Pantano 1 e 85. Il record l’ha toccato, venerdì, una pompa Total in viale Pasubio: 1,90 per la «verde». Gli automobilisti milanesi hanno la sensazione in questi giorni di trovarsi nella canzone di Paolo Conte — «Oggi la benzina è rincarata/ un litro vale un chilo d’insalata» — e non è piacevole. «Tocca muoversi verso la periferia per risparmiare» ammette Marina, 28 anni e una Clio in coda al distributore Europam di via Padova. È tra i meno cari in città, il cartello segna 1,49 euro ma anche qui l’aumento fa borbottare. «I francesi — insinua un cliente in fila da dieci minuti — hanno fatto mezza rivoluzione per molto meno».

È vero: rispetto ai prezzi d’Oltralpe un pieno sotto la Madonnina costa in media l’11 per cento in più (9 euro) anche senza contare le «gioiellerie» del centro. Eppure i benzinai milanesi non se la passano molto bene: sono diminuiti del 20 per cento in nove anni, stando ai dati della Camera di Commercio. Le imprese attive erano 705 nel 2009, oggi sono 565. Anche le vendite di carburante sono calate di circa un terzo, grazie ai motori più performanti e ad Area C. Il problema è che il numero delle pompe di benzina, nel frattempo, non è diminuito anzi: in città ce ne sono oltre un migliaio (più 12 per cento in un decennio) quasi due per ogni gestore.

Non è una buona notizia, nemmeno per gli addetti ai lavori costretti «a gestire sempre più pompe contemporaneamente per restare aperti» spiega Martino Landi, presidente della Federazione italiana dei benzinai (Faib). L’associazione di categoria da tempo chiede un intervento statale per ridurre il numero dei distributori sparsi sul territorio nazionale: «Abbiamo il numero più alto in Europa di pompe per abitante, e il numero più basso di litri erogati per singolo punto vendita» sottolinea Landi. «I margini dei gestori sono ridotti al minimo: se si considerano i costi fissi, le accise, la manodopera, i prezzi che si vedono in giro non sono così incomprensibili».

A deciderli, i prezzi, non sono comunque i singoli gestori bensì le compagnie petrolifere. Armati di telefonino i benzinai fanno ogni mattina il giro degli impianti concorrenti, fotografano le tariffe che comunicano poi alla casa madre. Gli importi vengono modificati di conseguenza. Ma le variazioni tengono conto anche delle fluttuazioni del greggio, della posizione, dei flussi automobilistici in entrata e in uscita dalla città. In generale vale la regola «più densità di pompe, prezzi più bassi». Un pieno a due passi dal Duomo viene a costare anche 10-15 euro in più che in viale Cassala, la più economica di Milano.

A fotografare l’andamento dei prezzi è il sito del Ministero dello Sviluppo economico, dove i gestori sono tenuti a registrare ogni variazione (pena multe salate). Ma la corsa al pieno low cost è facilitata anche dalle app compara-prezzi (Prezzibenzina.it, Infobenzina.com) che mappano in tempo reale le tariffe zona per zona, via per via. «Il risparmio è sempre più determinante per i consumatori, per non dire l’unico criterio di scelta oltre alla prossimità geografica» ammette Landi. Anche i prezzi troppo bassi, però, devono mettere in guardia l’automobilista. «Se si considerano i costi fissi, sotto una certa soglia è semplicemente impossibile scendere a meno di uscire dall’ambito della legalità» avverte il portavoce della Faib. In circolazione, ricorda Landi «si trovano sempre più spesso carburanti di provenienza illecita, importati illegalmente» proprio per soddisfare la domanda low-cost.