Solidarietà della Presidenza Faib di Roma, riunitasi lo scorso 11 settembre, ai gestori eni della Liguria
La Presidenza della Faib di Roma esprime, innanzitutto, un grande apprezzamento rivolto alle gestioni Eni della Liguria che hanno apertamente manifestato, con la chiusura degli impianti, la sofferenza della categoria e denunciato l’atteggiamento assunto dall’azienda. Un grazie lo esprime alla Faib ligure, ai suoi dirigenti, che hanno avuto la forza di proporre ed organizzare questa giusta e sacrosanta protesta.
La gravissima situazione in cui versa la rete distributiva
La situazione che le gestioni stanno attraversando è davvero drammatica, segnalano i dirigenti nei vari interventi: ormai si lavora sostanzialmente per pochi millesimi netti al litro, se non a margine zero, come purtroppo molte gestioni stanno facendo, costretti a partecipare allo sconto sui carburanti, proponendo e gestendo costose campagne promozionali, accettando pagamenti di carburante con le carte e sopportando alti costi che le banche e le compagnie petrolifere scaricano soltanto sulle gestioni.
Giornalmente l’associazione affronta casi di questa natura, ricevendo gestori associati e non, che mostrano segni di enormi di difficoltà economiche e finanziarie, se non addirittura di tenuta complessiva del sistema.
Non si comprende, sottolineano inoltre, come sia possibile che vi siano sul mercato differenze di prezzo dei carburanti tali, anche a parità di condizioni di esercizio e di area commerciale, tra un impianto ed un’ altro; come sia possibile che il prezzo di vendita dei carburanti resti, in queste ultime settimane, così alto e non vi sia una voce, un’ autorità, che controlli e verifichi la situazione.
Si vuole impoverire e precarizzare le gestioni e cacciare quelle che non si adeguano
Sembrerebbe che le strategie commerciali dell’industria petrolifera, in senso lato, siano orientate ad allargare la “forchetta” dei prezzi che produce l’inevitabile sacrificio delle gestioni: se una gestione non accetta di partecipare a sconti per difendere il proprio esiguo margine lordo di guadagno, si trova ad operare con prezzi alle stelle e, dunque, fuori mercato in termini produttivi; se, viceversa, accetta di sacrificare il proprio margine, pur recuperando in parte la produttività, si ritrova fuori mercato in termini economici. Insomma, la strategia sembrerebbe una soltanto: impoverire o cacciare le gestioni dagli impianti, altro che dichiarare, come spesso sentiamo dire ai dirigenti dell’industria petrolifera nei vari incontri, che le gestioni sono al centro della distribuzione dei prodotti petroliferi e dei servizi sui piazzali. Le compagnie petrolifere, in nome di un mercato che è cambiato, della concorrenza con i privati ( scordandosi di essere autori di tutto ciò in quanto detentori di raffinazione, logistica e rete distributiva), vogliono nelle gestioni un preposto-precario, un operatore senza diritti che sacrifica la famiglia sul distributore, senza reddito, ponendosi “borderline”, ad un passo dalla linea di confine della precarietà, a suo rischio e pericolo. Questa non è una strategia commerciale, ma la violazione sistematica di norme, diritti, regole, che precarizzano i rapporti ed espellono molte persone dal ciclo produttivo. In questo quadro desolante si iscrivono le politiche commerciali che sentiamo proporre e adottare, i contratti capestro, gli impianti ghost, le politiche di differenziazione ingiustificata dei prezzi tra gestione e gestione.
Le ragioni della nostra protesta nazionale e il Governo
Contro tutto questo abbiamo scioperato e manifestato. Ora è venuto il momento di tradurre le ragioni di quella protesta in atti, scelte coerenti, certamente in linea con la situazione economica generale, ma non per questo sacrificando regole di giustizia ed equità di un settore che rischia oltre 100 mila posti di lavoro se lasciato allo sbando come ora.
Che fine ha fatto il Governo che ha detto di aver compreso le ragioni di fondo della protesta individuando nella riforma del settore una chiave per il futuro della distribuzione carburanti nel nostro Paese? che fine hanno fatto gli impegni sottoscritti con il Governo dalle nostre rappresentanze e da quella delle lle compagnie petrolifere nel 2012, sulle condizioni di mercato eque e non discriminatorie, che si erano impegnate a rispettare tra le forniture riservate in esclusiva alle gestioni? che fine ha fatto l’intangibilità del margine richiamata dal Governo e condivisa dai nostri petrolieri? Tutto ciò è stato disatteso, la norma violata. Lo abbiamo denunciato con la nostra protesta, ma il Governo, nonostante gli annunci, non ha ancora compiuto atti per tradurre in concreto le cose dette.
Non c’è più tempo. Dobbiamo incalzare i nostri referenti del Governo e aprire, subito, una stagione di riforma del settore che, innanzitutto, riaffermi il rispetto di quelle regole violate. Una “Riforma” per trovare efficienza, qualità, economicità, ma anche per salvaguardare servizi e occupazione.
Alcuni nodi della riforma della distribuzione carburanti
● Se la “riforma” passa per la ristrutturazione della rete, si sappia che non siamo disposti a sacrificare migliaia di gestioni e di occupati e poi assistere passivamente alla proliferazione degli impianti sul territorio: quantomeno si cancellino subito le norme che consentono di aprire un distributore ovunque sulle strade del nostro Paese, una norma che “contrasta” di fatto con le previsioni di sviluppo delle attività produttive previste nei piani regolatori dei comuni.
● Se la “riforma” non si pone il problema di un equilibrio dei prezzi di vendita, ma anzi consente ancora di aprire indisturbati, di fatto fuori e dentro i centri urbani con custodi precari, impianti completamente automatizzati e senza alcuna assistenza, che propongono carburante a prezzi sei, sette volte, più bassi del margine lordo riconosciuto alle gestioni self post pay, realmente assistite, o anche delle gestioni servite, si sappia non avremo riformato il settore, ottenuto condizioni di mercato eque e non discriminatorie come sancito per legge, non avremo sostanzialmente azzerato lo stacco con il prezzo Europa, ma avremo lasciato il settore al suo destino fallimentare.
● Se la “riforma” non si pone il tema del confronto serio sui contratti e della legittima negoziazione, ai vari livelli, operata dalle rappresentanze di categoria, che sistematicamente le compagnie e i retisti tentano o più direttamente violano, non avremo nessuna degna o, se volete, minima prospettiva imprenditoriale per le oltre ventimila imprese che operano in questo settore.
● Se la “riforma” non valorizza le migliaia di piccole imprese, (che più di altre non hanno bisogno di dimostrare la loro fedeltà fiscale e meriterebbero un trattamento impositivo diverso e meno oneroso, anche per il servizio che svolgono) e non vara strumenti di contrasto ai fenomeni diffusi di illegalità e abusivismo nelle attività di servizio per l’auto, che stanno sorgendo come funghi nelle città del nostro Paese, certamente non avrà svolto una azione giusta e soprattutto coerente.
● Se per le ragioni appena espresse, per legge si impone, come è stato fatto, di effettuare le transazioni con le carte bancarie per i rifornimenti di carburante e non si pongono limiti alle pretese bancarie e delle compagnie petrolifere, si sappia che si sta costringendo, di fatto, le gestioni a riversare, loro malgrado, sul cliente i costi che non si possono sopportare a fro
nte dell’esiguo margine di guadagno che vale meno dell’1% del prezzo finale.
Le iniziative proposte
1. Per tutte queste ragioni la Faib di Roma, dopo ampia discussione ha deciso di sollecitare l’organizzazione nazionale ad incalzare il Governo affinché si apra davvero e con urgenza il tavolo della riforma del settore;
2. condivide la proposta avanzata dalla FAIB nazionale di realizzare un’ iniziativa nazionale diffusa sul territorio sul tema dei costi delle transazioni con le carte di pagamento, nei termini proposti;
3. accoglie le sollecitazioni e si rende protagonista di una nuova richiesta d’incontro con la Regione Lazio per migliorare il testo di legge contenuto nella proposta di Testo Unico del Commercio, approvato dalla Giunta Zingaretti e ora all’esame delle Commissioni;
4. propone di inoltrare un appello a tutti i Sindaci dei Comuni più importanti della Regione affinché assumano posizioni di difesa del servizio di distribuzione carburanti, dell’occupazione e della sicurezza, contro la desertificazione e i pericoli per le persone che stanno producendo le trasformazioni degli impianti esistenti in impianti completamente automatizzati e senza servizio;
5. propone di valutare una forte iniziativa di denuncia, con esposto alle autorità, che porti all’attenzione una serie di casi di gestioni che subiscono la sistematica violazione della norma sulle condizioni eque e non discriminatorie di fornitura in presenza di un vincolo d’esclusiva all’acquisto e si propone, intanto, di avanzare una formale richiesta a nome degli associati affinché ai gestori venga garantita una fornitura a prezzi concorrenziali con sconti al litro contrattati negli accordi di colore;
6. si propone, infine, di indicare il prossimo mese di ottobre, come mese della mobilitazione dei gestori Eni sul territorio, con la convocazione di un’ assemblea di colore, con la diffusione di volantini informativi alla categoria e con la concreta protesta che potrà manifestarsi su aspetti gestionali e commerciali, come peraltro già attuati e minacciati da altre Faib regionali e dalla Toscana, sempreché l’esito degli incontri non producano risultati apprezzabili.
7. La Presidenza della Faib di Roma auspica una pronta ripresa del confronto con tutte le compagnie petrolifere; apprezza l’accordo stipulato dal Comitato di colore Esso con la soc. petrolifera, rimettendosi al giudizio positivo espresso dai propri dirigenti Esso e dai Comitati di colore sul territorio nazionale e non manca di sottolineare che una ripresa del confronto, da ogni parte, dovrà assicurare concretezza e realismo nell’interesse delle gestioni e del settore.