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Oltre ogni segno, è il momento di cambiare

Con la vicenda Iperself il management dell’Eni ha superato se stesso in termini di lucidità aziendale, coerenza delle strategie, correttezza etica.
Più in generale la vicenda è la spia di un sistema giunto al punto di rottura, alla precarietà degli equilibri, alla instabilità contestuale.
Certamente- nel caso di Eni- c’è materia su cui riflettere per i massimi vertici della compagnia impegnata in una dura competizione sui mercati internazionali.
Qui ci preme segnalare che con un colpo solo è stata capace di azzerare gli obiettivi di crescita del gruppo, certamente della divisione refining e marketing, tramite una solida partnership con la parte rappresentativa dei gestori, cioè di quella parte terminale, ma centrale, del business che è l’immagine stessa della compagnia sulla strada, il fronte comunicazionale più avanzato della dimensione dei valori e della strategia verso i consumatori, della solidità della mission aziendale, non un semplice punto vendita. Rinnegando con una scelta- scellerata- il lavoro degli ultimi due anni e mezzo.
Ha mancato, in un momento di generale difficoltà dei consumi e di redditività, della necessaria lucidità e freddezza. Si è fatta prendere la mano dalle conseguenze di errori e scelte sbagliate- fatte da essa stessa- e dai conseguenti rallentamenti di bilancio, compromettendo un lavoro che ha impegnato l’azienda, il suo management e l’intera categoria dei gestori a marchio dalla seconda metà del 2007 ad oggi.
Una mancanza di lucidità che denota un evidente vuoto di strategia e di prospettiva nel medio-lungo termine, che assimila l’orizzonte di una grande azienda, patrimonio del paese, perché costruita con il (e sul ) sacrificio degli italiani, al destino individuale tracciato dalla girandola dei manager.
E’ mancata la coerenza e la capacità di tenere fede agli impegni presi con le Associazioni di categoria. L’iperself è sempre stata un’opzione della compagnia, la quale ha sempre affermato-anche in sede di rinnovo dell’accordo economico- l’assoluta assunzione in carico di tutti gli oneri derivanti.
L’Eni ci ha abituati ai cambi delle carte in tavola. L’ha fatto anche questa volta, con l’aggravante che il cambio di scenario avviene dopo la firma dell’accordo di luglio 2009, che aveva cercato- a questo punto inutilmente- di tracciare un nuovo percorso di sviluppo e modernizzazione della rete. E, certamente, in un paese dove il primo che non rispetta gli accordi è il Governo, cioè la massima rappresentazione dell’ufficialità e della volontà istituzionale, non c’è molto da stupirsi.
Ma noi non smettiamo di indignarci, di riaffermare i principi e i valori della serietà, della lealtà ( e della legalità- a tutti i livelli) e del lavoro.
Chiediamo e vogliamo rispetto. Rispetto per il lavoro dei gestori e rispetto per il lavoro svolto al tavolo negoziale, che è costato mesi di trattative, sacrifici e divisioni. Eni è- ad oggi- rispetto alle obbligazioni prese in quella sede negoziale e contrattuale- inadempiente!
Prima di imbarcarsi in nuove avventure- sulla pelle( e sulla testa) dei gestori- onori gli impegni presi. Il tempo della pazienza- della nostra pazienza- è finito e sta volgendo rapidamente verso la disdetta dell’accordo di luglio, a cui stanno già lavorando gli uffici legislativi confederali.
Eni denuncia- ora- l’incapacità a sostenere una strategia che ha contagiato e strattonato l’intero settore, scatenando una rincorsa che lungi dal portare benefici ha realizzato solo macerie. Possiamo dire che l’avevamo messa (l’azienda) sull’avviso, che anche allora avevamo manifestato la nostra contrarietà, scontrandoci con un autentico muro, tra diffide e prese di distanza. Il punto è che il conto- degli errori e delle omissioni- viene sempre presentato ai gestori. L’avevamo preannunciato: nulla è più semplice della replica delle politiche di pricing, soprattutto di quelle fondate su confusi sconti. Il mercato ha risposto nella maniera più elementare: con la replicazione in scala. Oggi appare chiara la stanchezza della formula, la ripetitività, l’assenza di ogni originalità, la mancanza di riferimenti comparativi che certamente non sfugge al consumatore, rallegrando esclusivamente i geni (?) del marketing e l’Autorità garante della concorrenza (!) E’ tanto stanca da apparire al rapido tramonto. Questa considerazione finale racconta- a proposito della lettera del Presidente Landi- oltre alla confusione- e all’arroganza- che regna nei piani alti della compagnia di Stato, della inutile- e stupida- prova di forza messa in campo da Eni.
Oggi il mercato è già oltre e richiede iniziative più strutturali.
Superare il distacco- crescente!- rete-extrarete. Lavorare alle innovazioni contrattuali finalizzate al superamento del vincolo d’esclusiva. Implementare le nuove tecnologie energetiche e la mobilità dolce. Guardare alle fonti rinnovabili. Pensare, nel XXI secolo, ad un nuovo assetto della rete che sappia colloquiare con le nuove esigenze dei cittadini e dell’ambiente, superando le rigidità dell’integrazione verticale ruotanti intorno al cultura del monoprodotto petrolifero.
La crisi della raffinazione, le rigidità della logistica, il gigantismo strutturale delle compagnie, con il portato della corte dei miracoli, il riassetto dell’industria petrolifera sul mercato domestico con l’espandersi della rete di privati e di GDO sono sfide che riguardano il settore e tutto il paese mentre il Governo latita, dilaniato da dimissioni e scandali, nell’assenza di un Ministro autorevole e qualificato.
In questo scenario la dichiarazione di sciopero dei gestori assume ancor più pregnanza e urgenza.
Le scelte compiute dall’Eni, che, contrariamente ad altre compagnie, ha nel nostro paese la sua cittadinanza e il suo core business, appaiono avviate su un binario morto.