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Moneta elettronica, lo Stato riconosca i maggiori oneri derivanti dalle transazioni elettroniche o regolarizzi implementazione dei costi in rete

Si è svolto lunedì 16 maggio al Teatro Guglielmi di Massa il Convegno su “I pagamenti con moneta elettronica” promosso da Confesercenti Toscana Nord Area Massa Carrara e Lunigiana con il Patrocinio del Comune di Massa.
Ha concluso i lavori il Presidente Faib Martino Landi che ha sottolineato che la questione della moneta elettronica è strettamente legata alla questione dei costi di gestione del punto vendita e alla questione dei prezzi del carburante. Tutta la polemica che riguarda la distribuzione carburanti in Italia ruota intorno a questi tre fattori.


 

Estratto dell’intervento del Presidente

Purtroppo – ha detto Landi – dobbiamo registrare che nonostante gli sforzi comunicazionali della filiera, al di fuori degli addetti ai lavori del settore, esiste ancora la convinzione che al ribasso del barile debba necessariamente corrispondere una significativa, quando non addirittura pari, riduzione del prezzo alla pompa. E’ evidente che in questa convinzione gioca un ruolo fondamentale la sottovalutazione del peso delle accise e dell’IVA che in Europa non ha pari, sulla formazione del prezzo finale, oltre che dei costi fissi, tra cui quello della moneta elettronica, al cui ritocco all’insù corrisponde una perdita secca e proporzionale del margine dei gestori.
L’idea che non registrandosi le contrazioni di prezzo al ribasso con la stessa velocità e con la stessa proporzionalità di quella registrata al barile significhi che ci sia ancora chi si approfitta di far pagare ai cittadini italiani un prezzo troppo caro sui carburanti, segnala un evidente gap comunicazionale, a cui non sopperiscono i media tradizionali, troppo impegnati a rincorrere l’audience. Non si valuta che il vero interesse degli operatori petroliferi in questa fase è quello di rilanciare gli erogati, magari sfruttando quella congiuntura favorevole per avere benzina e gasolio a costi più contenuti e invogliando gli automobilisti a riprendere a consumare. E’ evidente che un aumento delle accise come quello che si paventa in questi giorni non aiuta a rilanciare i consumi ed anzi contribuisce ad aggravare i costi di gestione dei gestori.
La pura verità, e cioè, come abbiamo già detto e scritto, che anche qualora il barile raggiungesse la quotazione € 0,00, gli italiani sarebbero costretti a pagare – a costi di produzione/lavoro costanti e senza ulteriori aggravi – per ricoprire i costi della filiera (estrazione, raffinazione, trasporto, stoccaggio, logistica, distribuzione primaria e secondaria, le accise e l’iva) la benzina a € 1,060 /lt e il gasolio a € 0.928 lt. Se a questi dati aggiungiamo gli ultimi ipotetici al momento aumenti il prezzo sarebbe ancora più alto di oltre 10 centesimi al litro.
C’è poi il capitolo dei costi di gestione incomprimibili. Occorre infatti prima di tutto tenere in evidenza il dato dell’incomprimibilità di alcune voci della componente dei costi della benzina e del gasolio. Innanzitutto le accise e l’IVA che da sole coprono, in questo momento, il 69 e il 68% medio dei prodotti petroliferi e sono fissi, insensibili alle variazioni del prezzo del barile. Questa percentuale sembra destinata a crescere. Stesso discorso per il costo industriale, per il quale alcune componenti sono fisse e concernono i costi della logistica e del funzionamento e il costo del lavoro e degli occupati lungo tutta la filiera petrolifera. Anche questi sono costi insensibili alle variazioni dell’andamento del greggio in quanto operano in applicazione di contratti collettivi di lavoro. La parte variabile è esclusivamente quella legata da un lato al prezzo d’acquisto della materia prima che copre appena il 20% e in quota parte al margine lordo che in ogni caso è rimesso alle capacità concorrenziali degli attori della filiera. Infine ma non per ultimo i costi della moneta elettronica.
La Faib, con Fegica e Figisc, ha denunciato svariate volte in questi anni i costi delle transazioni della moneta elettronica. Con comunicati stampa, conferenze, agitazioni, scioperi. Lo abbiamo fatto di nuovo all’indomani dell’entrata in vigore del Regolamento europeo che abbatte i costi delle transazioni interbancarie che secondo l’auspicio di Bankitalia dovrebbe avere positivi effetti sulla concorrenza fra le banche e ridurre i costi. Abbiamo rivolto un invito ad intervenire e vigilare al Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, al Presidente dell’Abi, Patuelli, e al Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, oltre che al Ministro dello Sviluppo Economico. Abbiamo sempre sostenuto che il contenimento dell’uso del contante unitamente ad una più incisiva diffusione della moneta elettronica costituiscono obiettivo prioritario capace di produrre oggettivi benefici per le imprese che operano nella rete distributiva dei carburanti, sia in via principale in tema di sicurezza per le aziende e per i loro dipendenti che per la sostenibilità dei costi a fronte della progressiva diminuzione dei margini operativi e dei volumi di erogato. Abbiamo anche segnalato che le rilevanti commissioni bancarie pagate dalle imprese per le transazioni in moneta elettronica, sono diventate di fatto un costo passivo non più proporzionato al margine, soprattutto per le imprese di minori dimensioni, prive di qualsivoglia potere negoziale nei confronti del sistema bancario.
La questione ha avuto un travagliato iter di provvedimenti che, in merito, hanno interessato nel tempo il settore della distribuzione dei carburanti ed hanno determinato notevoli situazioni di disagio e di contenzioso: originariamente, infatti, era stato previsto l’azzeramento delle commissioni per pagamenti tramite carta fino ad importi inferiori ad euro 100 (Articolo 34, comma 7, Legge 183/2011), dispositivo poi confermato «a termine» (Articolo 12, comma 10, Legge 214/2011 ed articolo 27, comma 1 lettera d), Legge 27/2012) ed infine semplicemente cancellato con il Decreto MEF n. 51 del 14.02.2014.
Le nuove regole europee, conseguenti all’entrata in vigore del Regolamento (UE) 2015/751 del Parlamento Europeo e del Consiglio, relativo alle commissioni interbancarie sulle operazioni di pagamento basate su carta, oggi pienamente operative anche in Italia, debbono e possono declinarsi favorevolmente nel settore rappresentato, con una significativa diminuzione delle commissioni pagate dai gestori degli impianti di distribuzione carburanti. La nostra preoccupazione, in ragione delle recenti esperienze, è che il tutto non si traduca in un meccanismo di compensazione o di aggiramento degli orientamenti europei.
In questo senso abbiamo chiesto, non più tardi di due mesi fa, la convocazione di un Tavolo di lavoro che, sotto l’egida del Governo per le competenze esercitate dai competenti Ministeri, riunisca le rappresentanze dei gestori e degli operatori del settore della distribuzione carburanti, unitamente al sistema bancario e dei gestori delle carte di pagamento con l’obiettivo di definire un protocollo d’intesa ed operativo atto a garantire l’applicazione delle norme comunitarie ed il perseguimento delle finalità, secondo criteri di equità, sostenibilità e proporzionalità, della sicurezza pubblica, della sostenibilità economica e della riduzione dell’uso del denaro contante.
A fronte di ciò, sappiamo che la Legge 28 dicembre 2015, n. 208 (Legge di Stabilità per il 2016), prevede, all’Articolo 1, comma 900, lettera b), la promozione delle operazioni di pagamento, basate su carta di debito o di credito, in particolare per i pagamenti di importo inferiore a 5 euro, tranne nei casi di oggettiva impossibilità. Sappiamo anche che tale norma entrerà in vigore solo dopo l’emanazione di un Decreto attuativo del Ministro dell’Economia e delle Finanze di concerto con il Ministro dello Sviluppo Economico, che dovrà, anche stabilire le regole di armonizzazione con il Regolamento (UE) n. 751/2015 in vigore in Italia dal 9 dicembre 2015, il quale stabilisce un tetto massimo alle commissioni interbancarie, pari allo 0,3 per cento del valore dell’operazione per le carte di credito e allo 0,2 per cento per i pagamenti con carta di debito. Abbiamo detto e ripetuto che è condivisibile favorire l’utilizzo della moneta elettronica, però occorre evitare che si creino nuovi e costosi obblighi che gravino sul commercio tradizionale in generale e sui distributori carburanti in particolare.
Vogliamo sottolineare che tali costi, a cui si aggiungono quelli di noleggio dei pos, sproporzionati nel caso della distribuzione carburanti, sono tra i fattori che hanno rallentato la diffusione dei pagamenti elettronici.
Vogliamo auspicare che per alcune categorie di imprese, quali ad esempio i benzinai, che svolgono, di fatto, il ruolo di esattori di accise per conto dello Stato, per giunta senza alcun compenso per le mansioni di incasso custodia e conferimento al sistema bancario, assumendo in proprio i rischi delle operazioni suddette, con un basso margine di guadagno quantificabile intorno al 2% del prezzo finale incassato, possa esserci un abbattimento delle commissioni con l’entrata in vigore del Decreto interministeriale.
I costi per la gestione della moneta elettronica, addirittura resa obbligatoria sotto i 30 euro iniziali, per la nostra categoria incidono fino al 60 per cento sul margine percepito, erodendo di fatto qualsiasi guadagno.
Ora, se i circuiti interbancari insorsero quando fu introdotta la gratuità delle transazioni sotto i 100 euro, perché nessuna impresa può essere costretta ad effettuare un servizio senza una giusta remunerazione, perché i gestori carburanti, ma anche altre categorie, debbono per forza sottostarvi?
Non c’è un’ asimmetria giuridica insopportabile e incostituzionale?
Inutile ricordare che sull’argomento si sono spese decine di interrogazioni e anche ordini del giorno approvati dal Parlamento in cui si chiede da una parte – e si vincola dall’altra – quali misure il Governo intenda assumere affinché l’obbligo non si traduca in rilevanti costi aggiuntivi per le piccole e medie imprese.
Le proposte avanzate da Confesercenti, ed esposte in Parlamento sul tema dell’obbligo dei pagamenti elettronici, richiamano l’attenzione sul Decreto attuativo, affinché consideri attentamente l’impatto effettivo della norma, nonché le difficoltà che dovranno affrontare le Aziende, in particolare quelle di piccola e media dimensione, che compongono il commercio in forma diffusa e capillare nel territorio, assicurando, trasparenza, chiarezza ed efficienza della struttura delle commissioni e la loro stretta correlazione e proporzionalità ai costi effettivamente sostenuti dai prestatori di servizi di pagamento e dai gestori di circuiti e di schemi di pagamento, oltre che dagli utilizzatori professionali.
Non c’è infatti dubbio che i gestori carburanti, che percepiscono poco più del 2% di margine per ogni litro venduto, non possono mettersi sulle spalle l’intero costo del sistema dei pagamenti elettronici, che si mangia il 50% del proprio reddito da lavoro.
Occorre un sistema di riconoscimento di tale aggravio in termini di ristorno annuale delle spese sostenute, in ragione dei litri di carburanti venduti, da parte dello stato e delle compagnie o, in alternativa, un sistema di implementazione sistemica dei maggiori oneri sostenuti .
Confesercenti ha anche chiesto di:

– Implementare adeguati sistemi di vigilanza e prevedere misure anche di tipo sanzionatorio nei riguardi degli Istituti bancari e delle Società d’Intermediazione creditizia, nell’applicazione dei limiti delle commissioni interbancarie utilizzate per le transazioni elettroniche per i pagamenti delle carte di credito o debito utilizzate tramite POS

– Prevedere agevolazioni fiscali nei confronti delle imprese commerciali (in particolare per i gestori di carburante), nonché dei consumatori che utilizzano dispositivi elettronici POS, a partire dal 1° gennaio 2016, per i pagamenti effettuati con carta di credito o di debito