Lo stato di crisi proclamato la scorsa settimana dai gestori della rete autostradale si estenderà la prossima settimana ai distributori dell’intera rete nazionale.
E’ questo il grido d’allarme lanciato questa mattina dal Coordinamento unitario dei benzinai di Faib-Confesercenti e Fegica-Cisl nel corso di una affollata manifestazione alla quale hanno partecipato esponenti di tutti gli schieramenti politici, oltre ai due relatori del provvedimento Cresci Italia, Simona Vicari (PDL) e Filippo Bubbico(PD).
Con il prezzo della benzina aumentato del 18% e quello del gasolio del 25% nei primi due mesi dell’anno, con le accise impennate rispettivamente del 20,7 e del 34,16 per cento dal 2011 ad oggi, i gestori non sono più in grado di affrontare la drammatica situazione che si è venuta a creare con il prezzo ad un passo dai 2 euro al litro, un calo dei consumi del 20% e migliaia di punti vendita prossimi alla chiusura.
“A questo punto – ha detto il presidente della Faib, Martino Landi, a margine dell’iniziativa – in attesa che il decreto venga definitivamente varato in legge ed esplichi i suoi effetti, che non arriveranno prima dell’estate, è necessario che il Governo intervenga immediatamente, sterilizzando l’iva sugli aumenti dei carburanti e introducendo il sistema delle accise mobili. In secondo luogo, non appena il decreto sarà definitivamente convertito, attuando il mercato all’ ingrosso”.
“Sul fronte industriale la filiera deve fare la sua parte – ha aggiunto Landi – i gestori sono pronti a sedersi al tavolo negoziale e a dar seguito alle previsioni legislative. Le compagnie sono pronte a dare disponibilità al confronto sereno e costruttivo, nell’interesse del settore dei cittadini?”
Il presidente della Faib ha comunque ribadito l’apprezzamento per i risultati introdotti dal decreto e le possibili positive ricadute per la lotta al caro carburanti che potranno derivare dall’attuazione del mercato all’ingrosso dei carburanti e dalla possibilità di introdurre nuove forme contrattuali, ivi compreso quelle di acquisto senza esclusiva, allargando l’area concorrenziale, oltre che dalla possibilità delle nuove vendite del non oil.”
Carburanti: Faib, migliaia di punti vendita vicini alla chiusura. Gestori in crisi per rincari e contrazione degli erogati
Roma, 13 mar. (Adnkronos) – ”Lo stato di crisi proclamato la scorsa settimana dai gestori della rete autostradale si estendera’ la prossima settimana ai distributori dell’intera rete nazionale”. E’ questo il grido d’allarme lanciato questa mattina dal Coordinamento unitario dei benzinai di Faib-Confesercenti e Fegica-Cisl nel corso di una affollata manifestazione alla quale hanno partecipato esponenti di tutti gli schieramenti politici, oltre ai due relatori del provvedimento Cresci Italia, Simona Vicari (Pdl) e Filippo Bubbico(Pd).
”Con il prezzo della benzina aumentato del 18% e quello del gasolio del 25% nei primi due mesi dell’anno, con le accise impennate rispettivamente del 20,7 e del 34,16 per cento dal 2011 ad oggi, i gestori non sono piu’ in grado di affrontare la drammatica situazione che si e’ venuta a creare con il prezzo ad un passo dai 2 euro al litro, un calo dei consumi del 20% e migliaia di punti vendita prossimi alla chiusura”, continua la Faib.
”A questo punto -ha detto il presidente della Faib, Martino Landi, a margine dell’iniziativa- in attesa che il decreto venga definitivamente varato in legge ed esplichi i suoi effetti, che non arriveranno prima dell’estate, e’ necessario che il Governo intervenga immediatamente, sterilizzando l’iva sugli aumenti dei carburanti e introducendo il sistema delle accise mobili. In secondo luogo, non appena il decreto sara’ definitivamente convertito, attuando il mercato all’ ingrosso”.
Benzina: Faib, migliaia vicini a chiusura, estenderemo protesta (v. ‘Inflazione effetto benzina…’ delle 19:25)
(ANSA) – ROMA, 13 MAR – Lo stato di crisi proclamato la scorsa settimana dai gestori della rete autostradale si estendera’ la prossima settimana ai distributori dell’intera rete nazionale. Lo afferma il Coordinamento unitario dei benzinai di Faib-Confesercenti e Fegica-Cisl secondo cui migliaia di punti vendita sono vicini alla chiusura. ”Con il prezzo della benzina aumentato del 18% e quello del gasolio del 25% nei primi due mesi dell’anno, con le accise impennate rispettivamente del 20,7 e del 34,16% dal 2011 ad oggi, i gestori non sono piu’ in grado di affrontare la drammatica situazione che si e’ venuta a creare con il prezzo ad un passo dai 2 euro al litro, un calo dei consumi del 20% e migliaia di punti vendita prossimi alla chiusura”.
”A questo punto – osserva il presidente della Faib, Martino Landi – in attesa che il decreto venga definitivamente varato in legge ed esplichi i suoi effetti, che non arriveranno prima dell’estate, e’ necessario che il Governo intervenga immediatamente, sterilizzando l’iva sugli aumenti dei carburanti e introducendo il sistema delle accise mobili. In secondo luogo, non appena il decreto sara’ definitivamente convertito, attuando il mercato all’ ingrosso”.
Sul fronte industriale, ha aggiunto, ”la filiera deve fare la sua parte, i gestori sono pronti a sedersi al tavolo negoziale e a dar seguito alle previsioni legislative. Le compagnie sono pronte a dare disponibilita’ al confronto sereno e costruttivo, nell’interesse del settore dei cittadini?”. Il presidente della Faib ha comunque ribadito ”l’apprezzamento per i risultati introdotti dal decreto e le possibili positive ricadute per la lotta al caro carburanti che potranno derivare dall’attuazione del mercato all’ingrosso dei carburanti e dalla possibilita’ di introdurre nuove forme contrattuali, compreso quelle di acquisto senza esclusiva, allargando l’area concorrenziale, oltre che dalla possibilita’ delle nuove vendite del non oil”.(ANSA).
Ansa/Inflazione: effetto benzina, spesa mai così cara da 2008. Gelo pesa su prezzi alimentari; Verde infrange ennesimo record
(ANSA) – ROMA, 13 MAR – Una spesa cosi’ cara gli italiani non la dovevano affrontare dal 2008. Ma allora la crisi finanziaria non si era ancora trasformata in crisi economica e la corsa dei prezzi era legata all’andamento ancora sostenuto dell’economia.
Oggi, di fronte all’aumento del 4,5% del costo della vita quotidiana, l’allarme dei consumatori, che calcolano stangate da oltre 600 euro a famiglia, e dei sindacati, che invocano una riforma fiscale, appare dunque ben piu’ giustificato. Anche perche’ le prospettive per i prossimi mesi, con il quasi ormai certo aumento dell’Iva, non sono affatto rosee. Il mese scorso, ha certificato l’Istat, l’inflazione e’ salita al 3,3% dal 3,2% di gennaio. Ma il balzo e’ stato decisamente piu’ visibile per il cosiddetto ‘carrello della spesa’, cioe’ per i prodotti acquistati con maggiore frequenza. Dal +4,2% di gennaio si e’ infatti passati a un tasso di crescita del 4,5%, con un incremento dei prezzi su base mensile dello 0,7%. A pesare, anche questa volta, sono state due delle voci piu’ spesso incriminate, che hanno registrato rincari da capogiro: carburanti e alimentari, soprattutto freschi. Tra gennaio e febbraio il prezzo di verdura e ortaggi ha subito un’impennata di quasi il 9%, determinata dalle tensioni sui mercati all’origine e all’ingrosso dovute alla paralisi del traffico per lo sciopero degli autotrasportatori di fine gennaio e agli eventi climatici sfavorevoli, ovvero alla gelata di inizio febbraio. I numeri dei carburanti non fanno meno impressione. Il prezzo della benzina e’ salito a febbraio del 18,6% e quello del diesel del 25,5%. E marzo non sara’ sicuramente da meno, vista la serie di record inanellata nelle ultime settimane: l’ultimo toccato oggi dalla verde e’ di ben 1,874 euro al litro. Di ritocco in ritocco, quella italiana e’ cosi’ diventata la benzina piu’ cara d’Europa, ammette l’Unione petrolifera, anche se la colpa va ricercata nel livello ormai elevatissimo della tassazione che nell’ultimo anno ha fatto aumentare i prezzi della verde di circa 20 centesimi al litro. Possibilita’ di risparmio pero’, secondo i petrolieri, ce ne sono e ce ne saranno, puntando su ”un’automazione spinta” degli impianti. Impostazione contro cui insorgono i gestori, pronti a far sentire la loro voce. Secondo Fegica e Faib, infatti, la strategia messa in atto dalle compagnie, a partire dall’Eni, e’ quella di alzare i prezzi alle stelle e poi offrire sul mercato allettanti sconti al self service, in modo da attrarre piu’ automobilisti possibile con lo specchietto delle allodole delle maxi-offerte, mettendo allo stesso tempo ai margini i gestori degli impianti. Un modo per ”dare un segnale” e arginare i rincari nell’immediato pero’ esisterebbe, ricorda Antonio Lirosi del Pd, e sarebbe quello di rispolverare l’accisa mobile del governo Prodi, utilizzando le maggiori entrate incassate dall’Erario negli ultimi mesi. Del resto, secondo la Cgia di Mestre, dal 2008 ad oggi l’aumento dei carburanti ha portato nelle casse dello Stato 2,33 miliardi di euro di maggiore Iva e 1,7 miliardi di maggiore accisa. (ANSA).
Sicilia: Confesercenti, benzina cara ma non prendiamocela con benzinai
Palermo, 15 mar. – (Adnkronos) – "Gli automobilisti hanno ragione. Gli aumenti della benzina sono ormai costanti, ma non prendiamocela con i benzinai". A dichiararlo e’ Vittorio Messina, presidente vicario di Confesercenti Sicilia che aggiunge: "E’ opportuno chiarire che il guadagno del gestore dell’impianto non varia in base al prezzo finale del carburante, ma si basa su una percentuale fissa".
I conti sono presto fatti. Messina li snocciola sulla base di una recente indagine dalla Faib, la Federazione autonoma italiana benzinai che a Confesercenti aderisce. Il cliente si presenta alla pompa con cinquanta euro. Ecco come sono suddivisi: 24 euro e 13 centesimi di accise (pari al 48,26%), 8,33 di Iva (16,67%), 11, 58 di costo del prodotto (23,16%), 4,55 per il ricavo lordo dei petrolieri (9,11%) e infine 1 euro e 45 centesimi per il gestore (pari al 2,90%).
”Il margine fisso di guadagno dei benzinai e’ di circa 40 millesimi al litro – conclude Messina – a cui vanno ulteriormente decurtati i soldi degli sconti imposti dalle compagnie petrolifere durante le campagne promozionali per battere la concorrenza”.