Questa estate riflettevo sul messaggio del nostro Presidente delle Repubblica, Mattarella, pronunciato in occasione della festa del 2 giugno: “L’illegalità – ha detto – è un peso per la nostra libertà, per la nostra economia e per il futuro dei nostri figli“.
Verissimo.
Nel nostro settore, la distribuzione carburanti, le dimensioni dell’illegalità hanno raggiunto una soglia inimmaginabile soltanto un decennio fa, nell’ordine di diversi miliardi di euro: difficile stimarne l’effettiva portata, ma si tratta di una massa enorme di denaro sottratto allo Stato, di immissione nel mercato di prodotti non certificati e fraudolenti, di una grave concorrenza sleale. Un’ illegalità che ha pervaso anche le forme contrattuali di affidamento dei punti vendita e di pratiche di lavoro nero e precariato.
L’industria petrolifera e gli operatori del settore si trovano schiacciati in un mercato falsato, per non parlare dei gestori che subiscono politiche economiche spesso vessatorie, con una decisa e grave contrazione dei propri diritti. L’impianto normativo messo in atto dallo Stato, al quale anche la nostra categoria ha contribuito, sta cercando di arginare il fenomeno, ma la strada è ancora tutta in salita.
Sull’altro versante, ed ecco un secondo elemento di riflessione che vi propongo, abbiamo di fronte la transizione energetica e digitale, nonché l’innovazione fatta da servizi offerti sulla rete: questa è di fatto arrivata e siamo in presenza di una rete distributiva impreparata, obsoleta, polverizzata, attardata.
L’esplosione della crisi economica, la contrazione dei consumi, l’inquinamento, le conseguenze della pandemia hanno, semmai, accelerato i processi in atto.
Mentre avanza il Piano di ripresa del Paese è nostro dovere assumere tutte le iniziative necessarie per agganciare la transizione, ammodernando e innovando la distribuzione energetica.
I mali di questo settore sono stati discussi e approfonditi in un lavoro durato più di un semestre nella X commissione attività produttive della Camera dei deputati, poi sintetizzati dalla Risoluzione De Toma, approvata all’unanimità, che impegna il Governo a fare le riforme necessarie. Un risultato politico importante ed utile che non può e non deve essere disperso.
L’iniziativa assunta dalle Organizzazione di categoria di una proposta di legge, promossa in questi ultimi mesi, va in questa direzione.
Arrivando a questo punto della nostra storia, come nuovo Presidente della FAIB Confesercenti sento come primo dovere quello di rappresentare la sofferenza di migliaia di piccole attività di gestione incapaci, senza le necessarie riforme, di far fronte a queste sfide epocali.
Mi sembra di poter dire, con tutti i distinguo del caso, che vi sono, almeno su gran parte dei contenuti, le condizioni per un confronto aperto e franco con i nostri interlocutori, rappresentanti della filiera petrolifera; confronto avviato con la nostra ultima Assemblea elettiva, dove registrammo la comune denuncia sui mali del settore, poi confermati in quella di Unem.
Mi è tornato in mente il 1997 e l’intesa tra le rappresentanze del settore che poi portò lo Stato ad approvare la legge 32/98, proprio quella che di fatto aprì la strada al passaggio da concessione ad autorizzazione nella distribuzione carburanti. Secondo il nostro parere, questa grande riforma, che ha in parte fallito alcuni suoi scopi, in particolare sulla ristrutturazione, resta senz’altro una azione legislativa e contrattuale molto positiva, che si è potuta realizzare grazie alle intese interprofessionali realizzate sul finire degli anni 90.
Anche il reiterato impegno volto a ristrutturare la rete con la chiusura degli impianti incompatibili, raggiunto grazie ad una intesa tra le parti e la successiva emanazione di norme statali, purtroppo non ha raggiunto i risultati auspicati.
Oggi, memori di queste esperienze e delle difficoltà che vi sono sul territorio, dobbiamo forse approcciare il ragionamento ristrutturazione da un altro punto di vista: ovvero come imprimere la necessaria qualità allo sviluppo della rete distributiva di energie per la mobilità e i servizi, nella logica della transizione ecologica e digitale.
Non penso che ora nessuno di noi, organizzazioni di categoria e rappresentanze dell’industria petrolifera ed energetica, debba di fatto rinunciare alle proprie idee e proposte. Differenze tra noi ci sono e sono evidenti, ma penso anche che vi siano importanti punti di convergenza e sono fiducioso che sapremo farne tesoro nell’interesse del settore.
La Faib è pronta, come peraltro affermato nell’Assemblea nazionale, e ritiene maturo il tempo per sostenere un confronto serrato con la filiera nell’interesse dell’intero settore.
La prossima Presidenza Faib tornerà a discutere nel merito dei temi che qui ho accennato, cercando di trovare un percorso riformatore condiviso.