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La GDF arresta trafficanti di gasolio libico. Faib: intensificare le azioni di controllo verso operatori con prezzi anomali

guardia_finanzaLa notizia battuta dall’Ansa sull’iniziativa della Guardia di Finanza che ha scoperto l’attività di un’associazione a delinquere internazionale intenta a riciclare gasolio libico trafugato dalla raffineria libica di Zawyia, a 40 km a ovest di Tripoli, rilancia la questione della legalità sulla rete carburanti italiana e riapre ancora una volta uno spaccato sulla reale capacità della filiera di fare squadra e contrastare i fenomeni illegali che inquinano il mercato e finanziano le bande criminali che si fronteggiano in nord Africa.
Il prodotto di contrabbando veniva trasportato via mare in Sicilia e successivamente immesso nel mercato italiano dove evidentemente trovava facile sbocco ufficiale e veniva “regolarmente” venduto. Dopo il furto il gasolio veniva scortato da milizie libiche e portato in Sicilia e poi immesso nel mercato italiano mediante una società maltese. Il dato sorprendente è che tale traffico emerge in una delle Regioni a più alta intensità di operatori privati e talvolta improvvisati.
Faib Sicilia ha in più occasioni denunciato la concorrenza sleale di distributori che operavano con prezzi anomali e al di fuori delle normali dinamiche del mercato conosciute.
“Proprio la dinamica dei prezzi è una delle spie da tenere sotto osservazione – ha detto il Presidente Faib Landi – e l’Osservatorio Prezzi deve essere costantemente monitorato dagli Organi di Vigilanza, soprattutto in riferimento a prezzi anomali rispetto al mercato. Ringraziamo per l’opera svolta i militari della GDF del Comando Provinciale di Catania che con la collaborazione dello Scico, hanno scoperchiato questa operazione a conclusione di una complessa indagine. Ora la Magistratura e gli Organi Amministrativi di Controllo e Repressione agiscano con velocità e con provvedimenti che suonino come fortemente disincentivanti rispetto alle pratiche illegali.
I militari della GDF hanno eseguito sei arresti (3 in carcere e 3 ai domiciliari): due sono maltesi, due libici e quattro italiani. Altri tre libici sono ricercati. Uno è detenuto nel suo Paese.

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