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Il Presidente dell'Antitrust a Staffetta: "Bene l'Art. 28, recepisce proposte dell'Antitrust. Il mercato frenato dalle Regioni." Ma Catrical' dimentica che le liberalizzazioni vengono solo enunciate

L’intervista del Presidente Catricalà a “Staffetta Quotidiana” appare improntata ad una lettura del settore che, oggi più che mai, definiremmo superata o quanto meno ferma al 2007, anno nel quale l’Antitrust concluse l’istruttoria con una serie di impegni sottoscritti dalle compagnie.
Se l’obiettivo di allora era da una parte di superare l’allineamento dei prezzi al leader market e dall’altra di avviare un riallineamento ai prezzi europei “dei prezzi storicamente più elevati” che si riscontravano in Italia, occorre dire che nessuno dei due obiettivi è stato raggiunto, nonostante gli impegni delle compagnie. Ciò si è verificato per una oggettiva e persistente conformazione di mercato che, lungi dall’esser messa in discussione, continua ad ingessare la concorrenza sulla rete carburanti.
Lo testimoniano le polemiche di queste ore sul caro carburanti e il persistere dello stacco Italia, che anzi tende a crescere, il permanere dell’arretratezza della rete italiana – di proprietà delle compagnie per il 60% -,dal crollo degli erogati e dalle difficoltà degli operatori della vendita stressati da continue richieste di partecipazione pecuniaria alle politiche di sconto praticate sugli impianti – contrariamente a quanto si erano impegnate a fare le compagnie.
Il Presidente dell’Antitrust dice che vuole arrivare a capire se, estendendosi il fenomeno delle “pompe bianche” (per cui è emerso che si ha una maggior concentrazione al centro e al nord dello Stivale) cresce la concorrenza ma è preoccupato che le compagnie petrolifere potrebbero cercare di reagire alla pressione competitiva alzando i prezzi all’ingrosso. In altre parole il capo dell’Authority sembrerebbe dire chiaramente di temere l’effetto di resistenza combinato delle compagnie, che tutte insieme potrebbero mettere in atto azioni che – come laddove possono, come al sud dove operano al riparo della competitività- potrebbero frenare la libera concorrenza, praticando prezzi più alti. Il Presidente dell’organismo preposto alla tutela della concorrenza correla le migliori performance della rete no logo alla possibilità di rifornirsi liberamente sul mercato, mettendo in concorrenza i fornitori del prodotto. Idea sulla quale fa leva anche l’iniziativa di Faib e Fegica di “Libera la benzina”.
Sul Platts, il Presidente Catricalà ha dichiarato che si tratta di capire se questo strumento provochi o meno effetti anticoncorrenziali, proprio pochi giorni dopo la riunione della Commissione tecnica ministeriale sulla dinamica dei prezzi nel corso della quale diversi intervenuti hanno sostenuto la medesima tesi, sottolineando che il Platts funge difatti da riferimento di valori attesi.
Sugli sconti e le promozioni il Garante dice che “un eccesso di trasparenza in un mercato oligopolistico può portare ad una collusione tacita sui prezzi” come se questa fosse invece scongiurata al momento, riconoscendovi oltre tutto una certa opacità. E così mentre la Guardia di Finanza trova contraria al Codice del Consumo alcune iniziative scontistiche – e le sanziona – l’Autorità le avalla.
Sulla cosiddetta riforma dell’articolo 28, il Presidente Catricalà, ha affermato che, soprattutto sulla liberalizzazione nella vendita del non-oil e sulla possibilità di individuare nuove forme contrattuali tra compagnie e gestori, il testo appare in linea con le proposte dell’Autorità. Peccato che al Presidente sfugga che intere attività – quelle più lucrative, siano state stralciate dal provvedimento e che la tanto declamata liberalizzazione si limiti ai pastigliaggi. Ben poca cosa. Suona tuttavia come ammonimento il passaggio laddove sottolinea che bisogna aspettare e vedere “gli effetti che avranno le norme varate di recente. Se i risultati fossero deludenti si potranno utilizzare altri interventi” Sembrerebbe quasi un’ ultima chiamata al settore.
L’Antitrust poi punta il dito ancora una volta – come del resto fa la Grande Distribuzione da mesi – contro le Regioni, che frenerebbero il dinamismo di mercato, pensando probabilmente al fatto che le stesse cercano di indirizzare le nuove aperture di impianti –  che sono libere e senza vincoli né numerici nè di distanza – anche verso i prodotti da autotrazione eco compatibile. E cosa altro debbono fare degli enti territoriali preposti al governo del territorio con l’obbligo di guardare al futuro? Debbono forse limitarsi all’ordinarietà, rinunciando a progettare equilibri nuovi?
Sul futuro dei gestori, il Presidente ha sottolineato che “adottare il modello europeo non significa fare scomparire i gestori: la liberalizzazione del non-oil ma anche la possibilità di nuovi modelli contrattuali servono esattamente a questo, a creare nuovi margini di guadagno per i gestori”.
L’amara constatazione è che ad oggi di liberalizzazioni nel non oil non se ne vedono e quel poco che si muove è di esclusivo appannaggio delle compagnie, che tendono ad estendere il business in esclusiva anche alle caramelle. Il vero rischio è che il regime di esclusiva travalichi il recinto dei carburanti e possa esondare nell’ampia e inesplorata area del non oil, con forti danni alla concorrenza
Per quanto riguarda l’iniziativa di Faib e Fegica che hanno proposto un proprio testo legislativo di riforma, “Libera la benzina” puntando all’eliminazione del vincolo di esclusiva; all’istituzione di un organismo centrale di stoccaggi; alla separazione tra produttori/fornitori e distributore finale , Catricalà è stato chiaro nel ribadire che “tutti gli interventi devono però lasciare il mercato libero di organizzarsi nel modo più efficiente”.
Ma “Libera la benzina” vuole liberare il mercato, stando ben lontano da ipotesi dirigiste e dando la medesima possibilità – ora riconosciuta solo alle pompe bianche – di rifornirsi liberamente sul mercato, introducendo meccanismi liberisti di calmierazione e trasparenza dei prezzi.
Dall’intervista si ha l’impressione che emerga chiaramente che il Presidente Catricalà giudichi il mercato della distribuzione carburanti “oligopolistico” e “verticalmente integrato” e, in molte aree del paese, “al riparo dalle pressioni competitive”. Ma è un giudizio lasciato appeso e senza conclusioni appropriate.