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Il coraggio di cambiare, la forza di innovare

Il coraggio di cambiare, la forza di innovare: per restare protagonisti della distribuzione carburanti in Italia, come gestori e come Associazioni di categoria. E’ quello che hanno fatto Faib e Figisc, le associazioni maggiormente rappresentative del settore, che già in altri frangenti hanno saputo interpretare i tempi nuovi. Per continuare ad essere in grado di governare ed incanalare le politiche distributive, come negli ultimi trent’anni; per indirizzare le spinte allo sviluppo, in un mondo profondamente cambiato, in presenza di una concorrenza inedita e sempre più aggressiva.
Confrontarsi con i cambiamenti, affrontarli e proporre soluzioni condivisibili ed avanzate fa parte di una cultura sindacale che guarda al progresso come ad opportunità nuove, alla modernizzazione come a possibilità di crescita .
Gridare al lupo, abbaiare alla luna non porta soluzioni. Denunciare rese, lanciare invettive è un esercizio fine a stesso e alla propria visibilità.
Questo settore ha bisogno di cambiamenti, di rinnovamento: nelle politiche e negli uomini. Di nuove energie e nuove prospettive.
La categoria è in grande difficoltà e non è con i paroloni e con la voce grossa che sapremo difenderla, utilizziamo le nostre intelligenze immaginando un futuro ancora da protagonisti.
Cominciamo a leggere la nuova realtà che abbiamo davanti.
La presenza crescente di pompe bianche, l’espandersi della Grande Distribuzione, le politiche dei prezzi, l’aumento dei costi di gestione e l’ attenzione dei media e della politica disegnano uno scenario in perpetuo mutare nel quale le strategie contrattuali e di marketing delle compagnie tentano un riposizionamento e un rilancio. Pensare che questo non coinvolga i gestori, centro nevralgico della distribuzione, è sbagliato; immaginare di opporsi sempre e comunque, a tutto e a tutti è velleitario, per non dire altro.
Un quadro in movimento, che coinvolge tutti, tocca gli interessi e i profili di ciascuno, dalle grandi multinazionali fino al micro mercato che ruota intorno alle singole stazioni di servizio, fino al gestore.
Compito delle Associazioni di categoria -certamente della Faib- è costruire realisticamente delle strategie adeguate alla tutela dei diritti e allo sviluppo della professionalità dei propri iscritti, dare risposte aggiornate alle nuove sfide.
Un mondo che cambia, dunque, e continuamente.
In questo contesto, una posizione di conservazione dell’esistente sarebbe stato rassicurante. Ma perdente.
I segnali di cambiamento del quadro sono noti. Non solo i casi Shell, le spinte Eni, le attese di alcune importanti petrolifere, ma le dichiarazioni del Presidente De Vita che miravano dritte al cuore della distribuzione carburanti e alla legge 32/98, non potevano non essere colte.
Con l’accordo Eni, Faib e Figisc aprono una nuova stagione nelle relazioni industriali, riaffermano la centralità della 32/98 e del contratto di comodato di 6 anni più 6, respingendo i tentativi di revisione normativa e l’accusa di legge superata e ingessante. Con l’accordo, il comodato viene riaffermato nella sua centralità, introducendo ipotesi di flessibilità concordata e cogestita Azienda- Associazioni, con previsioni certe e stringenti, contrariamente a quanto originariamente previsto sia nella bozza Eni sia nella controproposta sindacale del marzo scorso.
Passi avanti e novità rilevanti. Altro che accordo truffa.
Rispondere con il vecchio armamentario del sindacato protestatario, verboso, burocratico, ci avrebbe condotto in un vicolo cieco e isolati dall’opinione pubblica in una dura e controproducente contrapposizione all’industria petrolifera, con la quale invece rilanciamo un patto di partenariato per affrontare insieme le nuove sfide, rilanciando con coerenza e lungimiranza l’accordo fissato anni addietro sui prezzi praticati.
Oggi come allora, la categoria è stata chiamata a confrontarsi, oserei dire scontrarsi su scelte importanti e strategiche, i cui effetti e risultati delineano e ipotecano il futuro di migliaia e migliaia di lavoratori di questo settore. Certo tra qualche anno giudicheremo se la strada che abbiamo intrapreso oggi, rimanendo al fianco dell’industria petrolifera evitando una contrapposizione che ci avrebbe portato ad un conflitto aspro, sia stata vincente.
Ma una cosa è certa, se questa scelta sofferta della clausola di recesso a titolo oneroso voluta dall’azienda, mitigata nella sua applicazione, è condivisa oltre che da chi dirige questa associazione anche dalla maggioranza che essa rappresenta, va rispettata, come deve essere rispettata dopo 7 anni dalla sua applicazione, quella anch’essa sofferta di chi nel 2002 in prima persona condivise sempre insieme alla maggioranza della categoria, di gestire la politica dei prezzi nel rispetto delle leggi vigenti insieme all’industria petrolifera, evitando quei rischi che ci avrebbero espulsi dal mercato o emarginato ad un ruolo di mero precariato.
Oggi ci confrontiamo con un mondo completamente cambiato, scontando anche gli effetti di quella scelta, anche da me condivisa, giusta o sbagliata, ma dettata dalla maggioranza dei nostri iscritti.
Non dimentichiamoci, per la Faib la democrazia è sempre stata e sempre sarà un valore irrinunciabile.
Rilanciamo oggi come ieri, una partnership che vede il gestore al centro delle strategie e del business aziendale, punto insostituibile e qualificante dell’immagine della compagnia a cui appartiene, messo in condizione di affrontare nuove sfide, perseguire obiettivi stimolanti e sfidanti, con la compagnia al suo fianco, gettando le basi per un nuovo decennio di lavoro fecondo.
Il compito a cui siamo chiamati oggi è quello di vigilare sugli accordi e stimolare la realizzazione delle innovazioni introdotte.
Questo è lo spirito dell’Accordo raggiunto con Agip: chiamarlo truffa è solo imbrogliare la categoria.

Un precedente illustre e similare
Vale la pena ricordare che oltre 30 anni fa, il 22 febbraio del 1978, Agip e Ip con la FAIb e la FIGISC realizzarono un accordo con la prima storica definizione del contratto di cessione gratuita dell’uso di apparecchi e attrezzature per la distribuzione di prodotti petroliferi.
Una “tipizzazione” che definì il contratto conquistato nel 1970, le lettere integrative, il contratto di fornitura e le integrazioni con i premi quantità sul ritirato.
Anche allora ci fu chi criticò aspramente la scelta, ma la storia dimostra che l’accordo fu lungimirante, per molti versi ancora attuale e in vigore.
Oggi come allora, Eni (Agip), Faib e Figisc, disegnano il futuro della distribuzione carburanti in Italia fondata sul ruolo del gestore in un rapporto forte e proficuo con l’azienda nell’interesse comune e dei consumatori.
Oggi come allora ne esce rafforzata la forza delle rappresentanze di categoria dentro un quadro di relazioni mature con la compagnia petrolifera.
Oggi come allora si è riaffermato il principio di autonomia imprenditoriale del gestore superando una visione “difensiva”, che allora, nel ’78, auspicava di “ridurre il gestore a semplice dipendente”.
Con l’accordo di “ieri” e di oggi e senza trionfalismi, anche perché questi sarebbero davvero fuori luogo, possiamo guardare insieme al futuro e spetta a tutti noi, Faib e Figisc, ma ci auguriamo anche Fegica, avere senso di responsabilità per dare concretezza a tutti gli aspetti nell’interesse supremo dei gestori.

Il Presidente Nazionale Faib
      Martino Landi