L’aumento delle accise su benzina e gasolio sta provocando un duplice effetto negativo: aumenti dei prezzi sulla rete di distribuzione carburanti e forte appesantimento della gestione delle carte di credito, dei bancomat e delle carte prepagate, a totale carico dei gestori.
L’aumento delle accise su benzina e gasolio di 8,90 euro per mille litri, dal 1 novembre al 31 dicembre, che dovrebbe portare nelle casse dello Stato circa 65 milioni di euro, portano le accise sulla benzina a 622,10 euro per mille litri e sul gasolio a 481,10 per mille litri, al netto delle aliquote regionali in vigore.
“Nel ribadire la massima solidarietà per le popolazioni delle aree colpite dalle alluvioni, non possiamo non denunciare l’incapacità del Governo a far fronte alle difficoltà del Paese senza ricorrere a nuovi prelievi, sintomo di una assenza sconcertante di programmazione e di prudenza che si richiede a qualsiasi buon padre di famiglia.
Per l’ennesima volta il Governo è colto impreparato di fronte alle emergenze e non trova altro modo per reperire risorse straordinarie che aumentando le accise sui carburanti, causando aumenti del prezzo dei prodotti petroliferi, pesando sugli automobilisti e sulle famiglie, frenando ulteriormente i consumi di carburanti e aggravando il conto economico dei gestori, chiamati a sopportare il costo crescente delle transazioni elettroniche, a beneficio delle banche.
E’ una situazione insostenibile, il peso della moneta elettronica ormai assorbe un terzo del margine del gestore e lo Stato pensa solo ad incassare negando alla categoria anche la parziale compensazione costituita dal bonus fiscale.
I gestori carburanti – stretti nella morsa delle compagnie petrolifere da una e delle banche da una parte e dall’indifferenza dello Stato dall’altra, non possono che incrociare le braccia e chiudere gli impianti, come già annunciato l’8, il 9 e il 10 novembre.