La proposta di totale deregolamentazione del mercato del metano per autotrazione avanzata dalla Regione Piemonte viene accolta con parere assolutamente negativo per quanto riguarda la associazione di categoria da me presieduta. Parere che trova motivazioni nel metodo quanto nella richiesta della proposta avanzata. Ancora una volta infatti, la modifica della normativa non è stata preceduta da nessun tavolo informale o formale, in cui funzionari o rappresentati della categoria hanno avuto possibilità di poter partecipare a ragionamenti preliminari o a valutazioni del caso. Ciò nonostante la convocazione odierna arriva già corredata da una proposta di modifica normativa, a cui evidentemente, si richiede solo più una parvenza di partecipazione e di condivisione, che ha più l’aria di essere una presa di posizione già stabilita dalla Regione. Un metodo per nulla condiviso, sintomo ancora una volta più evidente, della distanza esistente tra le esigenze della nostra categoria e le volontà della Regione Piemonte.
Come già anticipato, non condividiamo nemmeno nella sostanza quanto ricercato dalle intenzioni del legislatore. Per primi, insieme alla stessa regione che ci interpella ora, abbiamo appoggiato e condotto la battaglia della tutela ambientale anche e soprattutto per quanto concerne la distribuzione carburante. Siamo stati e lo siamo tuttora, assolutamente favorevoli alla indicazione vincolante della presenza dei nuovi carburanti ecocompatibili, metano e gpl, nei punti vendita di nuova generazione. Un impegno e uno sforzo verso gli automobilisti e l’ambiente che abbiamo ritenuto necessario, assecondando le nuove tecnologie e le sfide legate al controllo delle emissioni nocive.
Non possiamo però assolutamente condividere quanto proposto ora: consci di come il mercato automobilistico si stia sviluppando, siamo altrettanto consapevoli di come la regione Piemonte abbia scelto, a differenza di altre realtà regionali italiane, di indicare il massimale dell’orario d’apertura consentito in 78 ore, ovvero il massimo previsto in ambito commerciale. Rimandando ad altre sedi ragionamenti circa l’appartenenza della distribuzione carburante a dinamiche commerciali, data la presenza di contratti vincolanti pattuiti con le compagnie petrolifere, non riusciamo in alcun modo a poter immaginare difficoltà degli automobilisti a trovare modo e maniera di poter rifornire le proprie vetture, comprese quelle a metano.
Se poi è vero che l’automobilista aldilà delle tredici ore giornaliere, può rifornirsi presso le stazioni di servizio che riterranno di tenere aperto il massimale delle ore consentite, fino al 30 Giugno 2010 fissato in settanta ore settimanali, tramite le apparecchiature self service pre pay, ci pare altrettanto vero che chi è in possesso di una macchina a metano, non corra alcun rischio di rimanere a piedi, potendo tranquillamente rifornirsi di benzina senza piombo ovunque e senza alcun problema, se in difficoltà a poter gestire il proprio pieno di metano. Dunque riteniamo che il deregolamentare ulteriormente rispetto a quanto già fatto, la norma vincolante degli orari lavorativi, già per altro contestata e non condivisa al momento dell’entrata in vigore così come attualmente prevista, non sia necessario ma soprattutto penalizzi ulteriormente la categoria. Nemmeno più tredici ore lavorative basteranno a porre fine alla giornata del gestore che avrà la sfortuna di vendere metano: l’opportunità di poter vendere a qualsiasi orario questo prodotto si tramuterà in una rincorsa alla perenne apertura per rimanere a galla in un mercato di nicchia dove si inasprirà ulteriormente la battaglia commerciale. Battaglia commerciale che ovviamente, senza dubbio alcuno, trascinerà nella mischia anche quanto già regolamentato dall’attuale normativa: il gestore infatti per ripagarsi del tempo e dei costi di gestione rimarrà aperto anche con gli altri prodotti. Eventualità che costringerà anche il vicino a prolungare l’apertura, con buona pace di una vita familiare privata, ma soprattutto con buona pace di quanto previsto dalla legge, inasprendo le difficoltà di controllo delle polizie municipali che già oggi, in particolar modo nelle piccole realtà comunali faticano alla puntuale verifica della normativa. E a pagare sarà l’intera categoria, dato che anche i gestori che saranno intenzionati a far rimanere gli impianti aperti anche solo cinquanta due ore, ovvero il minimo consentito, saranno “invitati” a vivere nei loro chioschi per assecondare il mercato. Scenari in cui, gli unici a trovare giovamento, oltre alle compagnie petrolifere, saranno i grandi punti vendita, gestiti o dalle stesse aziende petrolifere o dalla grande distribuzione organizzata. Soggetti a cui, ritengo sia già stato dato troppo spazio all’interno della distribuzione carburante, giustificandolo come beneficio per il consumatore, quando invece la motivazione è in accordi commerciali che penalizzano la categoria favorendo con prezzi d’acquisto la GDO a discapito di chi compra le medesime merci a prezzi superiori.
Per questi motivi la proposta relativa alla deregolamentazione degli orari per la vendita di metano autotrazione trova il nostro parere negativo.
Siamo infatti convinti che il problema legato all’incremento della diffusione del metano non sia certo dovuto ad un problema di orari dei punti vendita, bensì al numero degli impianti che erogano questo prodotto. Fino a quando la rete non avrà un’offerta adeguata continueranno ad esistere lamentele da parte dei consumatori. Esiste però un ulteriore problema da non sottovalutare assolutamente: attualmente infatti la gestione di un punto vendita di metano è antieconomica per il gestore stesso. L’obbligatorietà di erogazione assistita e dunque la necessità di assumere personale oltre agli elevatissimi costi elettrici derivanti dalle particolari attrezzature necessarie per convogliare il prodotto nei serbatoi, annullano, nelle migliori delle ipotesi, quando non ci sono sostegni da parte delle compagnie petrolifere, qualsiasi utile d’esercizio. Anzi, spesso costringono il gestore a ricorrere ai guadagni derivanti da altre attività effettuate sull’impianto per ripianare i costi. Ci pare dunque doveroso cogliere l’occasione di avanzare sul tavolo della Regione un’altra ipotesi di lavoro e di riflessione, ovvero il ragionamento circa l’abbattimento dei costi di gestioni, legati al singolo prodotto, come ad esempio un abbattimento del prezzo dell’elettricità o importanti e reali sgravi fiscali, che permetterebbero agli operatori sugli impianti di poter proporre con continuità il metano senza timore di fallire, e al consumatore di poter trovare un servizio migliore. Sempre in attesa che cresca il numero di punti vendita sul territorio e che le stesse grandi compagnie investano sul nuovo prodotto.
Il presidente
Gianni Nettis