Faib, Fegica e Figisc hanno inviato una nota di contestazione al Presidente del Consiglio Gentiloni sulla questione della moneta elettronica.
Nella missiva le tre Federazioni ricordano che “lo sforzo del Parlamento e del Governo per sollecitare il sempre maggiore utilizzo della moneta elettronica par pagare gli acquisti di carburante, finisce per cozzare contro l’assoluta posizione di retroguardia e di chiusura a qualsivoglia intesa delle banche che, anche su tale argomento, antepongono i loro interessi di struttura a quelli del sistema Paese”.
Dopo aver ricordato che “Il prezzo al pubblico del carburante è costituito, sostanzialmente, di tre componenti economiche: accise ed IVA (che vale circa il 60%); ricavo industriale lordo (che vale circa il 37%); margine di gestione (che vale circa il 2,5%)”, Faib, Fegica e Figisc annotano che “nonostante ciò il costo della transazione per l’utilizzo della moneta elettronica, grava sull’ultimo segmento della filiera, finendo per erodere circa il 50% del margine pro-litro” dei gestori.
Le sigle di rappresentanza dei gestori sottolineano nella nota al Presidente Gentiloni che “Fin troppo responsabilmente la nostra Categoria è rimasta fino ad ora a guardare in attesa che si concretizzassero quelle modifiche normative – auspicate da più parti politiche ma mai realizzate. Per questi motivi – prosegue la lettera dei Presidenti – si intendono preannunciare che se non interverrà una presa di coscienza della drammaticità del fenomeno, saranno costrette a scegliere la via della contrapposizione” sino al “ricorso alla Commissione Europea alla quale denunciare costi assurdi per servizi gratuiti in tutti gli altri Paesi”.
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