Faib Fegica e Figisc, con una nota congiunta, indirizzata alla Esso Italiana, alla Exxon Mobil Petroleum e alla Direzione generale dell’Energia del Mise, hanno respinto le tesi di Esso Italiana, inviate alle Federazioni di categoria il 29 aprile us sul tema dello stato della rete a marchio Esso in Italia “in quanto contiene numerose inesattezze strumentali che mirano palesemente a marginalizzarne il ruolo ed a coprire precise responsabilità.”
Le Associazioni dei gestori contestano alla Esso italiana di essere all’origine e tuttora parte in causa della dilagante illegalità contrattuale sulla rete a marchio.
Nella nota, i Presidenti dopo aver ribadito che l’Accordo sottoscritto il 16 luglio 2014, benché scaduto da oltre 3 anni, “è tutt’ora in vigore, per espressa previsione di Legge e di quanto previsto nel contratto stesso, fino a quando non sia stipulato un nuovo Accordo formale con i proprietari degli impianti, che hanno acquistato -come anche voi sostenete- la rete Esso nello stato di fatto e di diritto esistente al momento della cessione” contestano che “Continuare ad esporre il Marchio Esso e, poi, praticare condizioni diverse da quelle pattuite e da quelle oggetto della cessione, non sembra configurare il mantenimento dello stato di fatto e di diritto preesistente alla cessione. In questo senso non possiamo non rilevare come codesta Azienda abbia continuato ad applicare l’Accordo scaduto fino al trasferimento degli impianti ai nuovi soggetti subentrati nella proprietà” evidenziando che “il caso di Eurogarages è emblematico in quanto è stato l’unico subentrante ad aver sottoscritto il nuovo Accordo avendo rispettato quanto contenuto nell’Accordo Esso più volte richiamato.”
I Presidenti Landi Di Vincenzo e Bearzi segnalano poi che “Codesta Azienda conosce benissimo le speciose argomentazioni addotte dai soggetti che hanno acquisito gli impianti per non applicare le vigenti Intese: dalla diversità della struttura, alla mancanza di integrazione nella filiera; dalla eccessiva onerosità del vigente Accordo con Esso, al diverso modello organizzativo che impedirebbe loro di competere in questo mercato, alle condizioni normative definite ex lege. Tutto, come se non sapessero, al momento del subentro, quali impegni gravassero la Esso nei confronti dei Gestori” facendo risaltare che “Nella loro ricerca di impossibili giustificazioni tali soggetti ammettono implicitamente una triplice violazione: quella del quadro legislativo vigente; quella dell’Accordo sottoscritto con codesta Azienda il 16 luglio 2014, e tuttora in vigore; quella contrattuale con Esso italiana- quale fornitore in esclusiva- al momento del trasferimento della proprietà degli impianti.”
Quanto al ruolo della Esso, le Federazioni tengono il punto e sottolineano che “D’altra parte, la continuità del rapporto -diretto ed indiretto- è confermata dal mantenimento del regime di fornitura in esclusiva imposto dalla Esso e dai suoi “partner commerciali” che, pur rifiutandosi di addivenire ad un Accordo nazionale che dia la possibilità di cogliere anche le nuove realtà e rinnovi quello sottoscritto nel 2014 con Faib Fegica e Figisc, continuano ad imporre ai Gestori l’obbligo ad indossare le divise Esso, ad applicare le politiche commerciali Esso, a fidelizzare i Gestori alla Esso, a transare le carte Esso per le vendite alla clientela del segmento fidelity.” Alla luce delle considerazioni svolte, per le Associazioni dei gestori “il modello grossista appare come un comodo paravento dietro il quale nascondere la propria volontà di muoversi determinando un vero dumping economico e contrattuale. Tutto ciò nel silenzio di codesta Azienda che, difendendo l’indifendibile, finisce per rendersi complice -più o meno consapevolmente- di tali comportamenti (peraltro stigmatizzati anche dal Tribunale di Roma, con provvedimento inappellato)” e la Esso “non è affatto estranea al rapporto tra gestore e titolare subentrante dell’impianto Esso, come vorrebbe far credere, ma è parte in causa, ed attiva, di un rapporto triangolare dove riveste tuttora il ruolo di dominus, utilizzando semmai la controparte contrattuale del gestore, ossia il soggetto subentrato nella proprietà, quale schermo di protezione per le sue politiche aggressive.”
Il modello grossista in questo senso sembrerebbe l’evoluzione architettonica più evoluta dell’ampio panorama di fantasie contrattuali costruito da parte dell’industria petrolifera- e felicemente attuato dai retisti- per aggirare il quadro normativo definito dal legislatore per la distribuzione carburanti: ieri i contratti in partecipazione, poi quelli di appalto di servizi, di guardiania/custodia; oggi il modello grossista per consentire al grande marchio di non sporcarsi con violazioni normative tanto evidenti quanto macroscopiche, lasciando ad operatori più spregiudicati il compito di arrangiarsi sulla rete. Ed infatti l’unico rinnovo dell’Accordo del 16 luglio 2014 è stato sottoscritto con la EG Italia, con la quale, peraltro, subito dopo il rinnovo, sono intervenute contestazioni varie.
Le sigle sindacali, nella nota inviata, passano poi a ribadire “l’esistenza di confusione tra i consumatori, da noi denunciata, per l’esistenza di fronte all’offerta di stessi prodotti a prezzi radicalmente diversi,” come facilmente riscontrabile nella documentazione in possesso del Mise all’interno dell’osservatorio dei prezzi.
Un tema che sarebbe d’interesse dell’Antitrust che dovrebbe essere molto sensibile alla questione prezzi e, dunque, andare alla radice del perché questi (i prezzi) siano sensibilmente aumentati al consumatore finale in seguito alla cessione a pacchetto ai campioni del mercato. L’effetto finale non è stato un abbassamento dei prezzi in conseguenza di maggiore concorrenza ma stranamente un aumento degli stessi al pubblico. Tale tema meriterebbe certamente l’attenzione dell’Autorità garante per la Concorrenza: capire cosa è successo in tema di pricing: prima e dopo la cessione degli impianti in applicazione del “modello grossista”.
Non a caso le Federazione unitariamente fanno notare nella nota alla Esso che “Un conto, infatti, è una variazione dei prezzi al ribasso (come avvenuto prima della cessione) ed un conto è tacere sulla politica di pricing praticata dai medesimi cessionari che hanno fatto segnare un notevole innalzamento del prezzo al pubblico, accompagnandolo con il mancato rispetto dell’Accordo a tutt’oggi vigente ed aumentando considerevolmente (anche a danno della clientela a marchio Esso) il prezzo al consumatore finale (come facilmente si può rilevare all’interno dell’Osservatorio Prezzi). Conseguentemente, proprio la mancata applicazione dell’accordo di colore del 2014, da parte dei grossisti a marchio cessionari degli impianti, che costituisce già in sé una violazione dell’art. 9 della legge sulla subfornitura, unitamente ai prezzi più elevati rispetto al passato, imposti da taluni grossisti a marchio ai propri Gestori, dovrebbe far scattare un’azione da parte delle competenti Autorità” sia per il negativo effetto in termini di prezzo al pubblico che per il manifesto ed inconfutabile abuso di dipendenza economica.
Per Faib Fegica e Figisc, come già ribadito in altre occasioni, per “l’evidenza del rapporto triangolare architettato, alla stessa Esso, può essere contestato il concorso nell’abuso di dipendenza economica, perpetrato dai grossisti a marchio nei confronti dei Gestori, avendo vincolato gli acquirenti degli impianti a perpetuare nel tempo l’accordo di fornitura esclusiva di carburanti Esso” in quanto “Proprio l’assenza di libertà dei grossisti a marchio e, conseguentemente, dei rispettivi gestori di poter reperire sul mercato carburanti di altri marchi, ovvero privi di marchio, costituisce l’ostacolo ad una effettiva libertà di concorrenza ed induce gli stessi grossisti a marchio acquirenti dei Vostri impianti a trasferire e perpetrare l’abuso di dipendenza economica nei confronti dei propri Gestori.”
Questo conferma ancora una volta che “la natura trilaterale, da Voi apoditticamente negata, del rapporto oggi esistente tra Esso Italiana, i grossisti acquirenti ed i Gestori è evidentemente confermata dagli obblighi già richiamati, che si concretizzano con l’acquisto in esclusiva di prodotti Esso; con il sistema delle Essocard transatte dai Gestori che finiscono sul conto di codesta Azienda (e valorizzate per i Gestori in tempi biblici); con la politica di marketing e di comunicazione che, fatta dalla Esso, deve essere applicata dai Gestori; con la definizione di un prezzo di rivendita al pubblico che non consente ai Gestori di stare, competitivamente, sul mercato; con l’avallo di codesta Azienda sulle condizione contrattuali e sul “taglio” degli sconti pro-litro che accelerano la disaffezione e l’arretramento delle vendite e l’apprezzamento del Marchio fra i consumatori.”
Tutto questo fa ritenere a Faib Fegica e Figisc “la Vostra società sicuramente corresponsabile sia della mancata applicazione dell’Accordo di colore del 2014 da parte dei grossisti a marchio, sul cui rispetto non ha volutamente esercitare il proprio ruolo di fornitore in esclusiva e di terza parte contrattuale, effettivamente con un ruolo in causa, che degli incrementi dei prezzi al dettaglio del carburante, con cui i grossisti a marchio stanno tentando di massimizzare i propri margini in danno dei gestori, e che porta con sé una significativa contrazione degli erogati che finisce per riflettersi sulla redditività delle gestioni che, notoriamente, è commisurata ad una remunerazione commisurata con il pro litro.” Conseguentemente, per Faib Fegica e Figisc “la Esso nella propria qualità di fornitore esclusivo di carburante degli impianti ceduti, …-in applicazione del contratto di cessione che trasferiva a terzi tutti gli impegni ed oneri, come da codesta Azienda ripetutamente sottolineato-… rimane pienamente responsabile delle violazioni del soggetto all’uopo prescelto e imposto ai propri gestori.”
I Presidenti concludono la nota “Auspicando l’avvio di un serio confronto tra le nostre Federazioni, da una parte, e la Esso e i grossisti a marchio acquirenti degli impianti, dall’altra -magari nella opportuna sede ministeriale deputata, ai sensi del D.Lgs. 32/98 ad intervenire per comporre le vertenze collettive-, che porti a riequilibrare e a rendere remunerativi i margini dei Gestori,” ribadendo che “non possiamo che ribadire la nostra ferma intenzione, in assenza dell’avvio di tale confronto, di evidenziare le responsabilità della Esso sul punto in tutte le sedi amministrative, giudiziarie e ministeriali più opportune”, mettendo in atto tutte le azioni politiche e sindacali per contrastare tale negativa deriva.