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Eni diffida i gestori a marchio dall'aderire allo sciopero degli accettatori minacciando come sanzione la risoluzione del contratto. Faib: siamo in presenza di condotta antisindacale

Con un messaggio apparso sul portale aziendale l’Eni è intervenuta in modo perentorio sul legittimo diritto di sciopero dei gestori, diritto di valore costituzionale garantito dalle Leggi dello Stato in aperta violazione dell’Art. 28 dello Statuto dei lavoratori.
L’Azienda, rivolgendosi agli aderenti allo sciopero indetto dalle Organizzazioni dei gestori, Faib, Fegica e Figisc, sostanziato dalle forme di protesta, a livello nazionale e su tutta la rete di distribuzione carburanti, di chiusura alle vendite dei self service pre-pay negli orari di apertura degli impianti, con relativo oscuramento dei prezzi ad essi collegati e dell’insegna della Compagnia dalle ore 7.00 del 14 giugno alle 19.30 del 17 giugno, è intervenuta pesantemente scrivendo una nota ai gestori in cui afferma: "Vi ricordiamo che, in base al contratto di comodato in essere con la scrivente, tale ultima condotta costituisce un grave inadempimento sanzionabile con la risoluzione di diritto del contratto medesimo. Vi diffidiamo pertanto dal dare seguito alla condotta annunciata anticipandovi che, diversamente, saremo costretti a porre in essere le iniziative più opportune a tutela dei diritti e dei legittimi interessi della società.”
“Se questo è l’esordio della nuova gestione De Scalzi-Marcegaglia, siamo in presenza di un ulteriore involuzione delle relazioni sindacali – si afferma in una nota Faib -. Invece delle aperture auspicate dal Governo nella persona del Vice Ministro De Vincenti, siamo in presenza di pesanti minacce. Quello che colpisce è ancora una volta che a farlo sia un’Azienda pubblica che nelle stesse ore si reca al Quirinale per la cerimonia degli Eni awards. Questi signori hanno non solo l’arroganza di minacciare i gestori ma calpestano apertamente il dettato costituzionale e il sacrosanto diritto di sciopero sancito dalle Leggi dello Stato. Su questo occorre che il Governo faccia sentire la sua voce. Cosa ha da dire nei confronti di un’Azienda pubblica che palesemente e pubblicamente vuole impedire il libero esercizio di un diritto costituzionale garantito dalle Leggi dello Stato, in aperta violazione dell’Art. 28 dello Statuto dei lavoratori, minacciando ritorsioni come la risoluzione del contratto, che corrisponde alla perdita del lavoro, per migliaia di operatori? Per quanto riguarda Faib stiamo valutando i modi e le sedi per denunciare la gravità dell’accaduto nelle sedi più opportune per questa grave condotta antisindacale.”