Il Governo, dunque, dopo mesi di balletti ha varato il Disegno di Legge denominato ‘Concorrenza’.
Un provvedimento che affronta diverse tematiche nell’obiettivo dichiarato, ma poco praticato, di favorire la concorrenza in vari settori in modo tale da consentire ai consumatori di ottenere dei vantaggi economici.
Il DDL appare subito come un accanimento terapeutico nei confronti di settori riformati, negli ultimi anni, a getto continuo.
Uno di questi, manco a dirlo è quello della distribuzione dei carburanti. Siccome il settore è notoriamente il più polverizzato d’Europa, con quasi 25mila impianti, il Governo inopinatamente si preoccupa a che non vi siano ostacoli a nuove aperture. In questo sforzo di generoso spirito concorrenziale ha dimenticato che nel settore non vi sono più vincoli di distanza né parametri numerici, che invece abbondano, per esempio, nel settore delle farmacie, dei monopoli e di molte professioni. Ma tant’è. Per cui le agenzie filo governative riferiscono che per quel che riguarda il settore dei carburanti, la Legge prevedrà l’eliminazione degli impedimenti regionali all’apertura di nuovi distributori. Ovvero, con lo scopo di favorire la concorrenza, sarà vietato alle Regioni l’introduzione di norme discriminatorie a carico dei nuovi entranti nel settore della distribuzione dei carburanti per autotrazione. Non si potrà, pertanto, più imporre alla costruzione delle nuove stazioni di servizio l’obbligo di presenza delle colonnine per l’erogazione del terzo prodotto, in genere Gpl o metano, perché impedirebbero la concorrenza. Detto ciò occorrerebbe chiedere al Premier, e alla sua “Ministra” Guidi – oltre che al Vice Ministro De Vincenti e alla Sottosegretario Vicari – 1) che senso hanno le dichiarate volontà di giungere alla ristrutturazione della rete, di razionalizzare i punti vendita, di chiudere gli impianti improduttivi, di obbligare i Comuni a chiudere le stazioni e i chioschi incompatibili con le norme di sicurezza e del codice della strada?; 2) che senso hanno i tavoli ministeriali impegnati da anni a tracciare le linee guida per ridisegnare in senso moderno ed innovativo la distribuzione dei carburanti in Italia?; 3) in che direzione si vuole portare questo Paese, verso un modello da terzo mondo fatto di impiantini residuali trasformati in ghost o come accade negli altri Paesi europei con impianti di distribuzione dei carburanti strutturati, capaci di offrire confort all’auto e agli automobilisti?; 4) ma è a conoscenza del Governo la Direttiva 2014/94 UE del Parlamento Europeo del 22 ottobre 2014 sulla realizzazione di un infrastruttura per i combustibili alternativi, testo rilevante ai fini SEE’ 5) lo sa il Governo che sulla base della consultazione delle parti interessate e degli esperti nazionali e delle competenze acquisite, confluite nella comunicazione della Commissione del 24 gennaio 2013, intitolata «Energia pulita per il trasporto, una strategia europea in materia di combustibili alternativi», l’elettricità, l’idrogeno, i biocarburanti, il gas naturale e il gas di petrolio liquefatto (GPL) sono stati identificati, attualmente, come i principali combustibili alternativi con potenzialità di lungo termine in termini di alternativa al petrolio, anche alla luce del loro possibile utilizzo simultaneo e combinato mediante, ad esempio, sistemi che impiegano la tecnologia a doppia alimentazione.
Al Governo non sanno che secondo la direttiva citata “È opportuno che i combustibili ripresi nei piani strategici nazionali siano ammessi a beneficiare delle misure di sostegno unionali e nazionali destinate all’infrastruttura per i combustibili alternativi allo scopo di far confluire il sostegno pubblico verso uno sviluppo coordinato del mercato interno che consenta di realizzare in tutta l’Unione una mobilità basata su veicoli e imbarcazioni che utilizzano combustibili alternativi. Né l’esecutivo sembra conoscere che “La presente direttiva stabilisce un quadro comune di misure per la realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi nell’Unione per ridurre al minimo la dipendenza dal petrolio e attenuare l’impatto ambientale nel settore dei trasporti. La presente direttiva stabilisce requisiti minimi per la costruzione dell’infrastruttura per i combustibili alternativi, inclusi i punti di ricarica per veicoli elettrici e i punti di rifornimento di gas naturale (GNL e GNC) e idrogeno, da attuarsi mediante i quadri strategici nazionali degli Stati membri, nonché le specifiche tecniche comuni per tali punti di ricarica e di rifornimento, e requisiti concernenti le informazioni agli utenti.”
Da questo punto di vista, l’“innovazione” inserita dal Governo nel DDL concorrenza a proposito del terzo prodotto è palesemente in contraddizione con la sua azione politica e con gli obiettivi di politica energetica ed ambientale dell’Unione Europea e come tale destinata a rientrare.
Sembrerebbe che l’unica cosa che il Governo sappia concerne il potere delle lobby della GDO che fregandosene dell’ambiente pulito spinge per aprire e/o trasformare in ghost piccoli impianti, per attirare allodole. Si vorrebbe chiamare liberalizzazione ma si tratta di favori ai poteri forti.
Una “filosofia portante” che pervade l’intero testo.
Basti pensare all’eliminazione dei farmaci di fascia c dalle parafarmacie, un giro d’affari stimato intorno ai 3 miliardi di euro, circa 4mila farmaci tra quelli maggiormente acquistati, che con minor prezzi potrebbero dare più opportunità e concorrenza. Ebbene il Governo, in linea con i desiderata delle farmacie, ha sottratto al libero mercato questo importante settore, ovviamente in nome della concorrenza e della salute pubblica.
Non meglio è andata per la telefonia dove sono state reintrodotte le penali per il cambio di gestori telefonici, o per le assicurazioni, dove, a fronte delle polizze più care d’Europa, e non certo per colpa delle accise, si introduce il regime dei carrozzieri autorizzati, creando un nuovo monopolio, a scapito della libera concorrenza e della qualità. Da segnalare, sempre in tema di assicurazioni, l’importante novità che dimezza i risarcimenti assicurativi, in caso di sinistri, per danni alla salute, superando così equi risarcimenti consolidati dal diritto. Ancora peggio si delinea lo scenario in materia di gas ed elettricità dove a breve sarà superato il regime di maggior tutela a favore dell’oligopolio delle società dei servizi utility, in pratica tutti quelli obbligati, quelli di cui la gente non può fare a meno: la luce e il gas.
Se a questo aggiungiamo due chicche realizzate di recente, il quadro è quasi al completo: 1) i continui favori al mondo delle banche, cui è stato regalato da qualche mese, – senza contropartite – un “aggio perpetuo e variabile” a insindacabile giudizio unilaterale, su tutte le transazioni economiche che avvengono in Italia, così per Legge, come per grazia ricevuta; 2) il rinnovo delle concessioni autostradali, senza impegni concreti sugli investimenti, a fronte di aumenti certi in materia di pedaggi e di ricche e incontrollate royalties aggiuntive su carburanti, pizzette, panini e bibite.
Il tutto sobriamente, in un vero festival di contro-lenzuolate. Viva le liberalizzazioni!!!!