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Crisi raffinazione, se ne è parlato al tavolo dell'Up e di Staffetta Quotidiana

L’attuale crisi della raffinazione mette a rischio il futuro di un settore strategico per il Paese con gravi effetti sull’occupazione già messa a dura prova dalle turbolenze economiche. Il sensibile calo dei consumi petroliferi, destinato a peggiorare nei prossimi anni, e la forte concorrenza delle nuove raffinerie dei paesi extra-Ue, sostanzialmente prive di obblighi e vincoli ambientali e spesso sussidiate direttamente dallo Stato, avranno effetti dirompenti sulla struttura industriale italiana ed europea senza interventi volti a tutelare tale settore di attività. Il tema è stato al centro di una tavola rotonda tenutasi ieri a Roma, nel corso della quale l’industria della raffinazione italiana, rappresentata da Unione Petrolifera, ha richiamato l’attenzione delle istituzioni sulla gravità della crisi in atto, avanzando alcune proposte per una soluzione razionale del problema. In particolare: 1 – È stata riaffermata la disponibilità delle aziende ad investire per rispondere alle nuove esigenze di mercato tenendo sempre presente la salvaguardia della competitività del settore rispetto agli altri competitor europei; 2 – Sulle questioni ambientali, si è chiesta un’accelerazione del completamento delle istruttorie AIA nonché una omogeneità di comportamento nelle procedure autorizzative a livello territoriale; proposta altresì l’istituzione di un organismo super partes (nell’ambito di quelli già esistenti sul modello dell’EPA americana) che possa razionalizzare i rapporti tra norme regionali e nazionali, riconducendo al centro le competenze legislative sulle attività industriali petrolifere; 3 – È stata riaffermata l’esigenza di evitare barriere alle eventuali chiusure e/o riconversioni degli impianti, prevedendo iter semplificati nell’applicazione delle norme sulle bonifiche e danno ambientale ed individuando strumenti sociali ed economici per gestire al meglio la collocazione e/o riqualificazione del personale coinvolto; 4 – In materia fiscale, si è chiesto un intervento normativo di revisione della Robin Tax, ritenuta ingiustificata e penalizzante, e una semplificazione delle procedure di controllo del divieto di traslazione; 5 – Nell’ambito dell’emission trading per il periodo 2013-2020 è stato chiesto un forte intervento del Governo verso l’Unione europea per evitare le penalizzazioni previste dalle proposte in discussione che, senza vantaggi in termini ambientali, determinerebbero per le raffinerie italiane oneri aggiuntivi stimati in 500-600 milioni di euro (3 miliardi per l’intera Europa); 6 – Si è chiesto di individuare meccanismi in grado di riequilibrare i vantaggi di cui beneficiano i paesi extra-Ue, facendo leva tra gli altri sul concetto di green label per i prodotti petroliferi italiani ed europei; 7 – Si è proposto di puntare ad un riequilibrio del sistema di tassazione dei carburanti tale da invertire la tendenza negli attuali trend di consumo.
Sulla crisi della raffinazione, preoccupazione è stata espressa dal Presidente della Faib Martino Landi, che ha evidenziato come “la crisi della raffinazione, determinata dal “surplus” di offerta, oltre ad avere effetti devastanti sul tessuto industriale del paese e ripercussioni negative sull’occupazione industriale, finisce con l’alimentare un canale extra rete, sempre più aggressivo e consapevole della propria forza di mercato, che favorisce la moltiplicazione di pompe bianche e della GDO, mettendo in difficoltà gli operatori della rete e i gestori. Una difficoltà che nel lungo periodo si riverbererà anche sulle compagnie e sulla distribuzione carburanti nel suo insieme.”