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Convocato il Comitato di Colore Faib dei gestori Eni-Agip. Allo studio iniziative di lotta e di contrasto

Il Comitato di colore dei gestori Eni-Agip aderenti a Faib è stato convocato per mercoledì 21 Marzo p.v. alle ore 10.30 presso la sede nazionale di Confesercenti in Via Nazionale 60, a Roma, per discutere delle nuove iniziative Eni: sia quella riferita all’Iperself h 24 che quella riferita alla carta Si.
La riunione verterà sul report dell’incontro con la compagnia, avvenuto il 16 marzo u.s.; incontro che ha registrato la netta contrarietà di Faib e Fegica alle proposte commerciali a titolo oneroso, illustrate da Eni. Il Coordinamento unitario dei gestori ha abbandonato il tavolo di fronte al netto rifiuto dell’azienda di discutere elementi fondamentali delle relazioni industriali e di elementi correttivi concreti e dopo che la stessa azienda aveva, in modo arrogante, posto la condizione del prendere o lasciare.
L’azienda si è presentata con un pacchetto chiuso di iniziative commerciali, già pronte, confezionate e alla vigilia del lancio di una campagna pubblicitaria già pianificata, con la pretesa di esigere una notifica consensuale – istantanea – ad atti unilaterali, in presenza di un vuoto contrattuale e di una sostanziale latitanza dal confronto sindacale che dura da mesi e, ancora, in aperta violazione degli accordi sindacali in essere.
La gravità dell’azione aziendale – oltre ad aver operato fuori dal confronto sindacale – risiede nel fatto che essa mette le mani direttamente nelle tasche dei gestori, sottraendogli metà del loro margine, senza neanche interpellarli.
Con l’aggravante ancora non chiara nei dettagli – soprattutto per quelli che sventatamente hanno già aderito – che tale azione sposterà erogati consistenti nelle fasce meno redditizie per le gestioni, lasciando in capo ad esse solo i maggiori costi e gli oneri di gestione.
Un vero e proprio esproprio del margine, un’azione di pirateria manageriale compiuta in nome delle esigenze di marketing, quelle esigenze a cui si vorrebbe piegare il confronto delle parti sociali.
Senza scrupoli e senza vergogna si mettono le mani nella vita e nel futuro di oltre quattromila gestori e di qualche decina di migliaia di loro dipendenti. Si continua a giocare con la vita degli altri. E, senza un preventivo confronto sindacale, sull’analisi della situazione che giustificherebbe un’erosione così netta del reddito degli operatori sulla rete, si pretendeva un consenso ad horas, senza contraddittorio e senza margini di contrattazione, perché la campagna pubblicitaria sarebbe partita di lì a poco, a conferma della considerazione che si aveva della condivisione dei rappresentanti dei gestori, chiamati ad applicare e a pagare la nuova campagna.
E’ come organizzare la festa, apparecchiare il banchetto e chiamare i camerieri a pagare il conto.
Un atteggiamento grave, lesivo della dignità del confronto – sancito dalle leggi dello Stato di diritto – e delle persone che lavorano per l’azienda, in molti casi da decenni; che denota mancanza di cultura al confronto e al negoziato e, ancora peggio, incapacità di programmare le iniziative economiche dell’azienda di fronte alla crisi. Altrimenti come spiegare il ridursi all’ultimo minuto per la presentazione di una iniziativa che, per la sua evidente invasività, richiedeva necessariamente tempi e discussioni per la sua condivisione?
Faib non condivide l’iniziativa presentata, né nel merito né nel metodo e conferma l’indicazione a non firmare le adesioni a questa proposta capestro: ne va del futuro dei gestori e dell’ azienda ENI, che chissà quanti milioni di euro spenderà per la nuova campagna pubblicitaria dedicata all’h 24.
Un’azienda che sembra perseguire logiche schizofreniche, perché da un lato investe e incentiva il non oil, e perciò la frequentazione e la fidelizzazione di clienti verso gli shop, il food, il beverage e dall’altro lo lusinga con il mordi e fuggi dell’ iperself, adesso anche in versione h 24. Come dire: caro automobilista, prima ti dicevamo di venire quando è tutto chiuso e fare Iperself, adesso ti diciamo vieni anche quando è tutto aperto, basta che fai benzina e scappi via. Alla faccia degli investimenti, delle politiche di qualità, dei servizi e dell’immagine delle grandi stazioni Eni, tanto a pagare è Pantalone. Siamo passati dalle stazioni "immagine" della grande multinazionale all’hard discount della benzina, roba da marchi taroccati.
A pagare le scelte di un marketing creativo non possono essere i gestori, né le esigenze delle relazioni industriali e della condivisione delle iniziative.
Siamo ad una prassi inusitata, in nessuna parte del mondo occidentale si è mai visto un’azienda, per di più pubblica, che interviene sulla metà della busta paga dei lavoratori (atipici) senza neanche un preventivo confronto con la controparte.
E’ ignoranza, supponenza, arroganza? Non sappiamo.
Su questi aspetti il comitato di colore dovrà discutere e assumere valutazioni, posizioni, iniziative di contrasto e di lotta.
Altri hanno fatto la scelta di rimanere a quel tavolo: non commentiamo e non giudichiamo, lasciamo ai gestori ogni valutazione.