Il Senato ha ratificato la modifica all’Articolo 23 del Disegno di Legge su “Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea”, stabilendo così che, “Nel rispetto delle norme di circolazione stradale, presso gli impianti stradali di distribuzione carburanti ovunque siano ubicati, quali definiti ai sensi del codice della strada o degli strumenti urbanistici comunali, non possono essere posti vincoli o limitazioni all’utilizzo continuativo, anche senza assistenza, delle apparecchiature per la modalità di rifornimento senza servizio con pagamento anticipato”.
Il provvedimento passa ora nuovamente alla Camera in terza lettura per l’approvazione.
Abbiamo contrastato la nuova formulazione della norma, unitamente alle altre Organizzazioni, in tutte le sedi (ministeriali, industriali, e parlamentari) denunciandone il carattere iniquo, discriminatorio e controproducente per il settore, oltre ad aver evidenziato nelle sedi istituzionali le questioni essenziali della sicurezza sugli impianti, legata sia ai rischi derivanti dalla normativa antincendi che quella civile e ambientale.
Quello che emerge dalla lettura del nuovo disposto appare come una norma di difficile interpretazione, contorta, contraddittoria e dannosa per la rete e la sua ristrutturazione. Si profila, dal nostro punto di vista, un quadro di riferimento complesso sul quale gli uffici legali della Confederazione stanno tuttora svolgendo una valutazione.
Ciò detto, l’adeguamento legislativo discende dalla paventata minaccia di apertura di infrazione avanzata dall’Unione Europea.
Emerge, in questo contesto, ancora una volta l’estrema debolezza della capacità di interlocuzione istituzionale del nostro Paese in ambito europeo, che appare sempre più supino rispetto alle pretese degli euro-burocrati, incapace di difendere un patrimonio urbanistico e storico architettonico unico al mondo; di comprendere che il valore aggiunto italiano è dato dalla diffusione capillare sul territorio di PMI, di servizi ai cittadini, di qualità delle produzioni. Se non si è in grado di difendere questo complesso unitario di valori, non si capisce che è su questa strada che è maturata la crisi italiana e si sta minando la ragione stessa del Paese.
Mentre, dunque, procede la forte sofferenza della rete carburanti con impressionanti contrazioni di erogati e chiusure forzate degli impianti per insostenibilità economica delle gestioni, nell’impotenza del Governo di rilanciare politiche dei consumi, si trova la volontà politica di sferrare un nuovo colpo alla distribuzione carburanti e ai gestori. Mentre ai Tavoli istituzionali ci si confronta per procedere alla ristrutturazione della rete, c’è chi immagina di riciclare punti vendita dentro le Città, nella maggior parte dei casi posti lungo marciapiedi, all’imbocco o in corrispondenza di incroci, senza aree dedicate per i rifornimenti e lo scarico merci, con seri pericoli per la sicurezza stradale e per i cittadini.
E’ questo il futuro che i lungimiranti legislatori italiani ed europei stanno preparando?
È questo il passaggio necessario per giungere alla ristrutturazione?
I grandi ed ingegnosi manager petroliferi così come gli illuminati politici, che siedono in Parlamento o al Governo, si interroghino e si diano una risposta, possibilmente prima della prossima puntata dedicata alla ristrutturazione della rete.
I signori delle Compagnie petrolifere, gli stessi che riforniscono – con differenziali prezzi sino a 20-22 euro/cent a litro – i virtuosi della concorrenza no logo, raccontino senza pudore a quale ristrutturazione pensano quando scaricano le loro autobotti in punti vendita incompatibili e in condizioni di assoluta insicurezza stradale? E quale continuità logica trovano tra questa circostanza evidente anche ai sassi con la narrazione sulla sicurezza che tanto appassiona i vertici dell’industria petrolifera?