Ha ragione il Presidente del Consiglio Renzi, il Governo non può fissare per Decreto il prezzo della benzina, ma può certamente intervenire sterilizzando l’IVA (che da sola incide per il 18%) e intervenendo sulle accise.
Tra accise e IVA, infatti, le imposte pesano per il 69% del costo pagato dai consumatori e sono praticamente insensibili alle variazioni delle quotazioni del petrolio. Tanto che, per assurdo, anche se i Paesi produttori ci regalassero la materia prima, un litro di verde costerebbe comunque agli italiani 1,083 euro, un litro di gasolio 0,965 euro.
Ad affermarlo è Faib Confesercenti, che calcola il peso del fisco sul prezzo di vendita dei carburanti prendendo a riferimento i prezzi e le quotazioni di inizio gennaio.
Il prezzo dei carburanti si è abbassato notevolmente con il calo del petrolio, ma se non si agisce sulla componente fiscale non ci sarà mai grande spazio per ‘scendere ancora’, come suggerisce il Premier, e nessuno si potrà attendere una riduzione percentuale di pari importo a quella registrata per la cessione del greggio. Ben venga dunque una moral suasion nei confronti delle Compagnie, ma anche il Governo faccia la sua parte rispetto ai costi fissi, dalle commissioni bancarie all’imposizione fiscale che grava sui carburanti.
In particolare, secondo Faib Confesercenti, sarebbe utile legare le accise – attualmente fissate a 0,738 euro per la benzina verde e 0,617 per il gasolio – al costo effettivo della materia prima, introducendo un meccanismo di flessibilità che permetta di riflettere le variazioni delle quotazioni del greggio. In questo modo, anche in Italia si potrà finalmente approfittare pienamente delle possibilità di risparmio che il calo del costo del petrolio può aprire per i consumatori e per tutta l’economia.