Vai al contenuto
Home » Carburanti, Faib: dinamica dei prezzi rende la transizione difficile, rete carburanti inadeguata ad affrontare i cambiamenti in atto

Carburanti, Faib: dinamica dei prezzi rende la transizione difficile, rete carburanti inadeguata ad affrontare i cambiamenti in atto

 COMUNICATO STAMPA  DI FAIB – CONFESERCENTI


Faib, l’associazione dei gestori carburanti, e Confesercenti Energia e Ambiente hanno presentato, nell’ambito della Fiera Oil&NonOil, in corso a  Verona uno studio che indaga le ragioni dell’aumento dei prezzi dei carburanti, per delineare poi le prospettive dei veicoli elettrici, prima di concludere con l’illustrazione del sistema energetico italiano, e delle misure per la transizione ecologica previste dal Governo Italiano.

La crisi economica dovuta alla pandemia da Covid-19, e l’aumento dei prezzi dell’energia, da una parte, nonché le incertezze derivanti dalla crisi sanitaria e dalle modalità della transizione ecologica, dall’altra, stanno mettendo in grave difficoltà gli operatori dell’energia e dei trasporti, ed un segnale in tal senso è l’uscita dal mercato di circa 2.000 impianti di distribuzione di carburanti nel 2021, che rappresenta un calo di circa il 10%, in una rete che rimane comunque sovrastruttura, con un costo annuo in termini di inefficienza, stimato in 200 mln di euro all’anno.

Secondo lo studio, l’aumento dei prezzi dell’energia potrebbe proseguire nel lungo termine, per effetto dell’aumento della popolazione dai 7 miliardi attuali a 9,5 nel 2045. Si stima infatti che la domanda di petrolio passerà dagli attuali 82,5 mboe/d (milioni di barili di petrolio equivalenti al giorno) a 99 nel 2045, così come crescerà quella del gas, dagli attuali 64,2 mboe/d a 85,7, mentre il carbone registrerà una flessione passando da 72,9 mboe/d a 61,3. Parallelamente,    secondo fonti Opec si attende che nel corso dei prossimi 25 anni ci sarà una forte crescita del ricorso alle fonti rinnovabili (da 6,8 mboe/d a 36,6), alle biomasse (da 27,2 a 37), all’idroelettrico (da 7,5 a 10,5), e perfino al nucleare (da 14,3 a 22).

Nel breve termine, la crescita dei prezzi si spiega per l’aumentata domanda dovuta alla ripresa economica mondiale (+5,6% del Pil a livello mondiale nel 2021 e +4,2% nel 2022), e per la difficoltà dei produttori di petrolio e di gas di riprendere i ritmi di produzione, dopo il calo registrato nel 2020 del 15%, a cui si aggiunge la difficoltà della logistica a recuperare l’operatività precedente.

Sulla transizione alla mobilità elettrica, lo studio evidenzia come l’IEA (International Energy Agency) ritiene che dai 10 milioni di auto elettriche presenti oggi nel mondo (di cui 4,5 mln in Cina, 3,2 in Europa, 1,7 negli Usa, e 800.000 nel resto del mondo), pari al 1% del parco auto, si dovrebbe arrivare a 145 milioni nel 2030 (il 7% delle auto circolanti). Questo dato potrebbe  arrivare anche a 230 milioni (12% di tutte le auto), in caso di una accelerazione dei Governi verso la transizione ecologica. Per consentire questa diffusione dei veicoli elettrici occorre un sensibile aumento dei punti di ricarica pubblici delle vetture elettriche, oggi pari a 1,3 milioni nel mondo, che dovrebbero arrivare a 16,3 milioni nel 2030 (di cui 2,3 a ricarica veloce), mentre i punti di ricarica privati dovrebbero passare dagli attuali 9,5 milioni a 105 nel 2030.

Lo studio di Faib-Confesercenti indica pertanto gli scenari probabili in cui si muoveranno gli operatori dei settori energia e trasporti, e al riguardo Giuseppe Sperduto, presidente di Faib, dichiara: “Il nostro settore sta vivendo una fase di transizione difficile, che durerà ancora molti anni, in cui da una parte dobbiamo garantire agli utenti delle auto tradizionali la possibilità di rifornimento, e dall’altra dotarci della strumentazione per la distribuzione delle nuove energie e di punti di ricarica superveloce per consentire la mobilità dei veicoli elettrici nel lungo raggio. Pertanto, l’impianto dovrà fare un ulteriore salto di qualità, e dall’attuale dimensione multiservizi, dovrà passare ad una impostazione multienergetica, e per fare questo occorrono interventi di riforma del settore e processi formativi per i gestori oltre che  investimenti e pertanto l’impegno di Stato e compagnie petrolifere ed energetiche”.