I gestori sono vittime di un sistema di caporalato petrolifero
In riferimento all’attività degli organi di controllo relativamente alla gestione dei prezzi sulle aree di servizio carburanti, e ai conseguenti comunicati stampa, Faib nel sottolineare che è bene sanzionare gli operatori che non rispettano le norme, richiama l’attenzione sul fatto che tante infrazioni di cui si parla riguardano un presunto obbligo di comunicazione prezzi al Mise, contestato dalle Associazioni dei gestori, in assenza di variazione dei prezzi. Ancor di più le Associazioni hanno sempre contestato la retroattività delle sanzioni, che si risolvono in una inutile e dannosa persecuzione a danno dei gestori.
Le note stampe peraltro non chiariscono le tipologie di impianti in cui sono state rilevate le sanzioni: se sono impianti a gestione diretta, se sono impianti con regolare contratto di affidamento gratuito e contratto di esclusiva, se sono impianti condotti irregolarmente da prestatori d’opera non professionali; né è dato sapere se l’allineamento dei prezzi sull’impianto è nell’esclusiva disponibilità del gestore o della compagnia o dei proprietari dei punti vendita che cambiano i prezzi da remoto…
In questi ultimi giorni stiamo registrando, prosegue la nota Faib, nuovamente numerosi interventi sanzionatori delle Autorità nei confronti della categoria dei gestori dei distributori carburanti in ordine ai prezzi dei carburanti praticati, esposti e comunicati.
Premesso che i prezzi sono di diretta indicazione delle compagnie petrolifere e dei proprietari degli impianti, che tutte le attrezzature, ivi comprese le pompe di erogazione e le colonnine sono piombate/sigillate senza possibilità di alterazione da parte dei gestori, che tutte le strumentazioni dell’area di servizio compresa la cartellonistica è fornita in via esclusiva dai proprietari delle aree, i responsabili di eventuali incongruenze in materia di erogazione dei prodotti non hanno nulla a che fare con i gestori, ai quali viene contestata la violazione.
Sul tema della comunicazione dei prezzi, la Faib Confesercenti informa che con una nota unitaria delle Associazioni di settore, già il 22 ottobre scorso è stata rappresentata ai Ministri dello Sviluppo Economico e dell’Economia, oltre che ai responsabili degli uffici tecnici di entrambi i dicasteri, al Comando Generale della Guardia di Finanza e al Presidente dell’ Anci, l’estrema “complessità e la farraginosità della normativa che disciplina da alcuni anni la materia della pubblicizzazione dei prezzi dei carburanti: tanto che ciò avvenga presso gli impianti stradali, tanto che sia connessa agli obblighi di comunicazione degli stessi all’Osservatorio Prezzi. A gravare ulteriormente le micro-imprese di gestione, recentemente si sono aggiunte iniziative assunte dagli organi di controllo sul territorio, volte a sanzionare presunti comportamenti illegittimi consistenti in ritardi pregressi nelle comunicazioni obbligatorie sulla piattaforma informatica del Mise.” Faib su quest’ultimo punto ribadisce che la norma stabilisce che il gestore ha l’obbligo di comunicare il prezzo del carburante al MISE, secondo quanto prevede l’art. 1 del Dm 15 ottobre 2010 solo in caso di variazione di prezzo in diminuzione, entro l’ottavo giorno dall’ultima comunicazione inviata o in caso di variazione di prezzo in aumento, contestualmente all’applicazione del nuovo prezzo. Di conseguenza il gestore non ha alcun obbligo di comunicazione del prezzo nel caso in cui questo rimanga invariato rispetto all’ultima comunicazione (infatti la norma prevede l’obbligo di comunicazione “in ogni caso di variazione di prezzo, anche in assenza di variazioni di prezzo in aumento”, così affermando implicitamente che la comunicazione non è dovuta se il prezzo non varia, ma solo se varia in diminuzione o in aumento). Va da sé che Faib come già annunciato assisterà tutti coloro che, sanzionati, intendano promuovere ricorsi.
Alla luce di quanto premesso, è inaccettabile la criminalizzazione di una categoria, unica nel mondo del commercio a dover comunicare i prezzi, alla quale è imposto di adempiere alle normative più volte richiamate, pur non disponendo di adeguati strumenti, cartelli, insegne od altra attrezzatura comunque conforme a quanto indicato dalle disposizioni vigenti, ma saldamente nella esclusiva disponibilità dei titolari degli impianti.
Per Faib la meritoria azione di sorveglianza e controllo della legalità sulla rete carburanti dovrebbe mirare a sconfiggere la piaga dell’illegalità fiscale che costa allo Stato quasi un terzo di tutto il gettito erariale derivante dalla vendita di carburanti, per miliardi di euro, e la grande evasione contrattuale che imperversa sulla metà della rete carburanti italiana, ossia su oltre 10 mila impianti di distribuzione, dove opera sotto gli occhi di tutti il collaudato sistema del caporalato, con manodopera illegale, non professionale, e spesso senza permessi di soggiorno, che frutta ai furbetti del quartierino petrolifero centinaia di milioni di euro e costa agli enti previdenziali altrettanti centinaia di milioni di euro di contributi evasi.