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Autostrade, Lucchesi: dopo la sospensione dello sciopero, a seguito dell'intesa al MiSE, tutto tace. Mentre altre aree chiudono, paghiamo i pedaggi più alti d'Europa

Dopo l’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico della riunione per proseguire l’esame sulle problematiche legate alla ristrutturazione della rete delle aree di servizio presenti sulle reti autostradali e sulle prossime gare, è calato il silenzio. E nulla si è saputo ad oggi se non che i piani di ristrutturazione che MIT e MiSE dovevano depositare non sono stati consegnati al Tar del Lazio.
Come si ricorderà, sulla base della condivisione delle proposte derivate dal dialogo con le Associazioni sindacali e le altre Associazioni del settore il MiSE e il MIT ritennero di poter concludere entro il mese di giugno la predisposizione del piano di ristrutturazione, sul quale sarebbe stato acquisito anche il parere delle Regioni.
A fronte di specifica richiesta da parte del MiSE e del MIT, le Associazioni sindacali annunciarono la sospensione dello sciopero indetto per i giorni 24 e 25 giugno.
“Le Organizzazioni sindacali, nel sospendere lo sciopero hanno dimostrato grande senso di responsabilità. Ora lavoriamo per concludere l’iter per le date annunciate”, dichiarò il Sottosegretario Vicari al termine di quell’incontro in cui si promise di condividere le preoccupazioni dei gestori autostradali.
Già la convocazione della riunione giunse, come al solito, a pochi giorni dallo sciopero del 24 e 25 giugno indetto da Faib Autostrade, Fegica e Anisa.
Il Tavolo registrò quindi incomprensibili ritardi, consentendo ai concessionari di pubblicare i bandi per le manifestazioni di interesse delle aree a bando su diverse tratte, blindando il loro lucroso meccanismo di rendita imperniato sul combinato disposto pedaggio più royalties.
Il tutto mentre la Banca d’Italia denunciava che i ricavi da pedaggi per le concessionarie italiane sono i più alti d’Europa, dopo quelli della Francia.
Di più, negli ultimi venti anni "sono più che raddoppiati" passando da 2,5 miliardi di euro nel 1993 a oltre 6,5 miliardi nel 2012. Secondo Bankitalia “…i ricavi totali da pedaggi di autostrada… Francia e Italia …sono i Paesi coi valori più elevati.” Sappiamo che ogni chilometro di autostrada a pedaggio genera annualmente in Italia ricavi medi per oltre 1,1 milioni di euro.
Questi dati raccontano un’altra narrazione rispetto a quello che succede sulla rete carburanti in Autostrada, dove le gestioni hanno perso il 50% di erogato in tre anni, mettendo in gravissima difficoltà le 430 stazioni di servizio con i loro 6mila dipendenti.
Su questo segmento di viabilità ha pesato enormemente il bizantinismo del modello autostradale, sempre più insostenibile, la posizione oligopolistica dei concessionari che hanno avuto buon gioco ad imporre condizioni di affidamento delle aree gravemente onerose, il sistema delle royalties – alla base degli affidamenti delle aree di servizio . Quest’ ultimo meccanismo garantisce alle concessionarie autostradali rendite da diverse centinaia di milioni di euro, derivanti dalla vendita carburanti (mediamente dai 70 ai 90 euro Klt per un complessivo di due-tre miliardi di litri) che si sommano a quelle ancora più corpose derivanti dalle vendite delle aree shop e della ristorazione, con royalties sui fatturati dal 15 al 30%.”
Siamo in presenza di un modello di governance e di una rendita di posizione insostenibile per il sistema della viabilità autostradale.
Faib Confesercenti, Fegica Cisl ed Anisa Confcommercio hanno apertamente denunciato lo stato di disequilibrio delle parti e aperto una vertenza, politica e giudiziaria, per protestare contro bandi di gara costruiti secondo schemi che contrastano con le norme e prodotto un decadimento della qualità del pubblico servizio offerto all’utenza
E mentre dal Ministero nulla trapela se non che ad oggi ancora non sono stati depositati al Tar i piani di ristrutturazione, come da richiesta del tribunale, la crisi continua a far chiudere altre aree.
Proprio in questi giorni hanno chiuso la gestione dell’area di servizio di Ledra Est e l’area Tamoil sulla Roma Fiumicino e chiudono le aree Tamoil della Messina-Catania. Con esse finisce il pubblico servizio, chiudono le imprese e manca anche il lavoro per i dipendenti delle stazioni di servizio.