Faib Autostrade, Fegica e Anisa, con una nota congiunta, hanno espresso a Eni, Esso, Api, Totalerg, Shell, Q8 e Tamoil “la più viva preoccupazione in relazione allo stato di pesantissima crisi delle gestioni delle Aree di servizio e di gravissimo degrado in cui versa la rete autostradale, (…), la gravità di questo fenomeno ha assunto nella rete distributiva autostradale una consistenza che si stima superiore di almeno tre volte a quella registrata nella rete ordinaria”.
La nota congiunta continua addebitando lo stato di crisi anche alle “…scelte commerciali e di pricing tendenti ad accreditare presso l’utenza il concetto che i prezzi della rete autostradale sono sempre più alti di quella della rete ordinaria, ed aggravato peraltro dalle scelte integralmente discriminatorie attuate in occasione delle campagne di sconti del periodo estivo -, con un progressivo coinvolgimento negativo anche sulle altre attività di servizio svolte su questa rete”.
Faib Autostrade, Fegica e Anisa denunciano che “Il carattere di autentica emergenza della crisi del comparto autostradale è, del resto, riassumibile in pochi drammatici dati: il sessanta per cento delle Aree di servizio è attestato sotto la soglia della sostenibilità economica per garantire il livello di servizio che viene richiesto dagli obblighi della concessione, mentre ormai ben un impianto su cinque ha assunto un carattere di assoluta marginalità con un volume di erogato che risulta spesso inferiore a quello di un impianto di rete ordinaria (…)”.
A questo quadro già di per sé drammatico le Compagnie hanno ulteriormente aggiunto criticità sottraendosi dall’obbligo del confronto per il rinnovo degli accordi economici, ricorrendo alla dilazione degli impegni per il riconoscimento delle spettanze pattuite sia con l adozione di politiche di pricing “che, con clamorose disparità di trattamento commerciale nell’ambito dello stesso marchio, tratta e bacino d’utenza, operano con differenze di prezzo fino a valori massimi anche di 30 centesimi/litro,” condotta che ha “determinato strutturalmente e continuativamente situazioni di pesantissima turbativa della concorrenza (…)”.
Le tre Federazioni addebitano alle Compagnie petrolifere il fallimento del tentativo ministeriale “per la precisa responsabilità di Unione Petrolifera che non ha inteso sottoscrivere i contenuti del documento che era stato elaborato dopo una intensa fase di confronto tra Ministero, Concessionari, industria petrolifera e Gestori”.
Alla luce delle premesse i tre Presidenti delle Associazioni, Lucchesi, Di Vincenzo e Cantarelli, hanno quindi chiesto “un urgentissimo incontro per verificare se esistano spazi residui per un dialogo costruttivo su tutto il complesso del contenzioso aperto, preavvertendo che, in difetto di un tanto, si troveranno, loro malgrado, nella necessità di dover rilanciare, sia con le modalità già utilizzate in precedenza nel corso della vertenza autostrade, sia con ulteriori modalità che verranno concordate e formalizzate nel prossimo mese di novembre – a partire già dall’Assemblea Unitaria indetta a Roma per il prossimo 6 novembre -, una campagna di mobilitazione ed agitazione che utilizzerà sia la disapplicazione degli accordi sul prezzo massimo che la diminuzione dei servizi fino al loro azzeramento, sia la rinuncia alla moneta elettronica (bancaria e non), che la dismissione di tutte le campagne promozionali e dei programmi di fidelizzazione al marchio, fino alla chiusura delle Aree di Servizio da attuarsi sia con la sospensione del servizio notturno che con la chiusura totale”.