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Ancora una volta…

Quanto dobbiamo aspettare ancora perchè qualcuno s’accorga dell’esistenza silenziosa di una categoria di lavoratori sottoposta quotidianamente alle intemperie e al freddo, ma sopratutto esposta alla violenza di una criminalita’ sempre piu’ spregiudicata e senza remore?
Quanto dobbiamo aspettare per vedere ridurre le alte royalty che le banche chiedono su ogni transazione effettuata con carta di credito o bancomat a fronte di un rifornimento di carburante?
Si rimane sordi di fronte alla necessità di ampliare altre forme di pagamento alternative per non continuare ad essere il bersaglio di balordi senza scrupoli che uccidono per poche migliaia di euro, incentivati dall’assenza della certezza della pena. Il dramma è che la vittima che cade sotto il tiro di una pistola è considerata carta straccia, meno del nulla, e viene immediatamente dimenticata. Un poveraccio, la cui vita e dignità valgono i pochi soldi di un incasso giornaliero.
Basta Morti! E’questo il grido che ancora una volta si leva dalla categoria dei gestori dopo aver ricordato ripetutamente al Governo, al ministro Scajola, gli impegni sottoscritti con il protocollo di intesa siglato il 20 giugno 2008, rimasti solo sulla carta. Si e’ ancora in attesa di risposte concrete alle richieste di intervento avanzate dalle organizzazioni dei gestori, tra cui il riconoscimento del lavoro usurante, la conferma strutturale del bonus fiscale (essendo esattori dello stato a costo zero), la riduzione del costo della moneta elettronica, l’ammodernamento e la messa in sicurezza delle aree di servizio con l’obbligo dell’istallazione di sistemi di videosorveglianza. Ma prima ancora, si aspetta il dovuto riconoscimento del ruolo del gestore, il servizio di pubblica utilità che quotidianamente svolge senza alcuna difesa nei confronti della criminalita’, organizzata e non, difendendo la propria incolumità ed un incasso che per oltre il 65% va allo Stato e per circa il 32% alle compagnie petrolifere. Ci chiediamo perché queste ultime, pur chiudendo sempre i propri bilanci miliardari, non offrano risorse per il potenziamento dei sistemi di video sorveglianza, si rifiutino di mettere a disposizione risorse, per garantire un servizio prelievi tramite trasporto di denaro scortato verso gli istituti di credito, per riconoscere i costi per accedere a polizze assicurative contro i furti e rapine evitando ai gestori di dover difendere a tutti i costi quell’incasso che per il 97% non gli appartiene, ma che deve garantire per intero in caso di rapina. Come è noto il misero margine di guadagno che le compagnie petrolifere riconoscono ai gestori dalla vendita di carburante non permette a questa categoria di farsi carico di tutti questi costi. Ma c’è di più: sia le compagnie petrolifere, sia lo Stato cercano di scaricare altri costi in modo improprio (vedi verifiche metriche, cali carburanti, sicurezza ambientale, smaltimento rifiuti, tarsu, tasse camerali) sulle gestioni, costringendo i gestori ad essere emarginati e ad operare al limite della soglia della sopravvivenza. La Faib si adopererà perché tutte queste richieste vengono ascoltate e si batterà fino all’ultimo perché vengono realizzati e concretizzati questi obiettivi, per garantire ancora, se possibile, un futuro a questa categoria. Lo spirito con il quale affrontiamo oggi la discussione della riforma del settore, cui siamo chiamati a partecipare insieme a tutti gli attori della filiera petrolifera, va in questa direzione, della salvaguardia e tutela della figura del gestore. I circa 24000 operatori assieme alle loro famiglie ed i loro dipendenti sono stanchi di essere "carne da macello". Vogliamo lavorare dignitosamente, ma soprattutto in sicurezza, parola questa che tutti i giorni si sente nominare ma che mai viene messa in pratica. In sostanza, chiediamo un doveroso impegno da parte di Governo, Banche e Compagnie Petrolifere, la messa in sicurezza dei punti vendita, la certezza della pena, strumenti di pagamento alternativi volti alla modernizzazione della nostra attività.
Ogni giorno andiamo al lavoro con la preoccupazione di non tornare la sera a casa. Ogni giorno gestiamo per conto dello Stato e delle compagnie un giro di denaro che fa gola a tutti coloro che della parola lavoro non conoscono nemmeno il significato.

                                                                             Martino Landi