L’ennesimo fatto di cronaca avvenuto a Viterbo riporta sotto gli occhi di tutti il drammatico deterioramento in cui sta scivolando la distribuzione carburanti nel nostro paese. Quanto accaduto è la fotografia di quello che succede sulla maggior parte degli impianti carburanti no logo e non solo.
Se è vero, come è incontestabilmente vero che il 60% della rete è in mano a padroncini, è altrettanto vero, e senza tema di smentita, che ben oltre la metà dei 22 mila impianti sono condotti da addetti irregolari, in evasione contributiva, con danni erariali per centinaia di milioni, sottratti all’ente previdenziale a scapito di poveri cristi in alcuni casi appena sbarcati sulle coste italiane, e in danno all’intero settore spinto sempre di più nella palude dell’illegalità contrattuale.
“Ancora una volta emerge la necessità di un intervento di riordino del sistema di distribuzione carburanti con norme severe che obblighino al rispetto della contrattazione, con pesanti sanzioni. Occorre ridare legalità al 60% della rete, dice Giuseppe Sperduto, Presidente nazionale Faib. Per stanare i furbetti occorre stabilire in forza di legge, con contrattazione nazionale tra la rappresentanza dei gestori e la rappresentanza dei titolari di autorizzazioni (compagnie e retisti) un costo di distribuzione valido erga omnes quale remunerazione minima del lavoro, inteso come costo di distribuzione. In alternativa c’è un margine medio di settore che può essere elaborato dal Mise/Mite, in base agli accordi depositati, al quale ancorare la retribuzione dei gestori, in caso di mancata contrattazione. Solo così si erode lo spazio di evasione contrattuale e di aggiramento della normativa sul lavoro. Per Faib, sulla base di questo poi le associazioni possono contrattare, come avviene già oggi, il margine dei gestori per singole compagnie/retisti, andando a disciplinare Accordi con singoli operatori/marchi. Nel frattempo, ricordiamo che Faib Fegica e Figisc hanno già segnalato ai Ministeri competenti e alle autorità preposte la pratica denunciata di illegalità contrattuale. L’auspicio è che gli organismi competenti, gli ispettorati del lavoro e la magistratura accelerino le attività di controllo e repressione di un fenomeno che giustamente abbiamo definito di caporalato petrolifero, sull’intera rete di distribuzione carburanti.”