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A Torino il punto sulla rete distributiva carburanti 2015, l'analisi di Tonino Lucchesi, Presidente della Faib Autostrade: royalties, prezzi, concessioni i nodi da sciogliere

“Il punto sulla rete distributiva carburanti 2015”. Intorno a questo tema ha ruotato il Convegno tenutosi il 2 dicembre scorso presso la sede della Regione Piemonte organizzato dal Dirigente della Regione Piemonte Giacomo Orlanda.
Al Convegno, incentrato sulla ristrutturazione della rete ordinaria e autostradale, hanno partecipato il Ministero Sviluppo Economico, Anisa, Autostrade per l’Italia, Ancd Conad, Assopetroli, Faib autostrade, Fegica, Retitalia, Unione petrolifera.
Per quanto riguarda la rete autostradale, proponiamo l’intervento del Presidente di Faib Autostrade Tonino Lucchesi.

Il problema delle royalties
Le problematiche rispetto alla razionalizzazione partono dal 2002 anno in cui le società concessionarie hanno pensato di usare le aree di servizio autostradali per incrementare in modo esponenziale gli utili, pensando di usare l’area data in concessione come una mucca da spremere.
È in quel periodo infatti che assistiamo alla crescita vertiginosa delle royalties sia sulla parte carburanti che sulla parte di competenza della ristorazione. Assistiamo ad un passaggio di royalties medio dalle vecchie 30-40 lire al litro (15 millesimi) ai 60-80 in alcuni casi 90-100 millesimi sulla parte relativa ai carburanti e ad un passaggio da 4,5-6,5 punti percentuali sul fatturato della ristorazione a 28-30 ed in alcuni casi 40 punti percentuali di royalties sul fatturato.
A tutto ciò si aggiunge la follia, meglio, siamo gentili, l’eccessivo entusiasmo con cui le Compagnie petrolifere hanno partecipando alla competizione, non curandosi di fare i conti rispettivamente alle royalties presenti ma preoccupandosi solo di rilanciare le offerte per assicurarsi le posizione che ritenevano più interessanti.
Ciò ha determinato uno squilibrio nei conti economici delle Compagnie petrolifere che si sono trovate a dover affrontare costi eccessivi ed a subire perdite ingenti. A questo punto, per riportare i conti in ordine, o meglio per contenere il disavanzo negativo che cresceva di giorno in giorno, le Compagnie si sono ritrovate a dover intervenire su prezzo in maniera considerevole per contenere le perdite.

Come recuperare marginalità: nascono grandi impianti fuori dalle autostrade
A tutto ciò si sono poi aggiunti i problemi relativi a quello che si è venuto a creare all’esterno del mondo autostradale, sempre causato dalla politica delle Compagnie petrolifere. Dopo le gare e la constatazione, che forse rilanciare così pesantemente non era stato un buon affare, alcune Compagnie hanno cominciato a pensare di portare erogato fuori dal sistema per recuperare marginalità. A quel punto abbiamo assistito alla nascita di grandi impianti nei pressi dei grandi svincoli autostradali che offrivano prodotto a dei prezzi decisamente più interessanti e più competitivi della rete autostradale.
Le compagnie con campagne prezzo e con la possibilità di usufruire della carta petrolifera, hanno potuto intervenire sulle grandi flotte veicolando i litri al di fuori dell’autostrada.
Inoltre, non contente dei danni fatti, hanno cominciato a fare campagne dumping sul prezzo che se sono state apprezzabili per l’utenza hanno provocato ulteriore divario sui prezzi tra la rete ordinaria e la rete autostradale inducendo nell’automobilista la convinzione, giustificata, che in autostrada il prezzo sia più caro.

 
Drastico calo delle vendite
La combinazione di queste circostanze ha portato ad un drastico calo delle vendite che dal 2008 ad oggi sono calate del 50% circa in numeri da 4 miliardi di litri a 2 miliardi scarsi. Da qui nasce la necessità di razionalizzare la rete autostradale.
Ma il punto è: il problema è stato creato dalle concessionarie e dalle compagnie petrolifere e la soluzione è recuperare marginalità eliminando il gestore sostituendolo con l’accettatore di banconote dato in gestione alle società di ristorazione. È’ un piano inquo è inaccettabile.

 
Le proposte dei gestori
Dal 2012 le nostre tre Organizzazioni si sono spese con tutte le loro forze per mettere insieme i vari soggetti della rete autostradale per trovare, insieme, una formula che consentisse a tutti gli attori del sistema di mantenere il ruolo portando i conti in attivo.
Abbiamo creato noi come Associazioni dei gestori il Tavolo dove si sono stabilite le riduzioni delle royalties e le proroghe, sempre noi abbiamo sollecitato con iniziative e mobilitazioni i vari Tavoli che si sono tenuti fino ad oggi, pensavamo di aver costruito qualcosa, almeno un ragionamento serio su come risolvere il problema. Noi avevamo addirittura proposto una razionalizzazione spinta, la chiusura di molti impianti, ci siamo impegnati a fondo e siamo stati protagonisti con proposte in tutti i Tavoli.

 
La sorpresa del Decreto
Poi la sorpresa del 7 agosto, quando il Decreto è stato scritto e pubblicato senza che avessimo approfondito tutti gli elementi necessari per predisporre un piano comune che potesse permettere a questo settore di sopravvivere nel nuovo mercato.
Invece il Decreto non solo ha scontentato tutti ma non se ne comprende la ratio. Così come stanno le cose 119 gestori staranno a casa per l’accorpamento alla ristorazione, 26 chiuderanno e le altre rimarranno, per nove anni, nella situazione attuale.
Nelle varie discussioni si era detto che le aree che andavano in accorpamento erano quelle che non potevano reggere al mercato e si erano identificati dei parametri, che erano erogato al di sotto dei 2 milioni di litri e /o fatturato ristorazione inferiore ai 750,000 euro, la maggior parte delle 119 aree in questione non risponde a questi parametri e per il 90% sono aree food driver … Questa situazione porta a discriminazione tra gestori che rimangono e gestori che vanno via senza indennizzo. In questa situazione dobbiamo valutare la posizione delle Regioni.

La posizione delle Regioni
Nella discussione le Regioni sono intervenute sostenendo il principio del diritto di pubblico servizio. Al centro della discussione, dunque, è il ruolo delle aree di servizio: servizio pubblico o meno? Secondo noi la risposta è “sì” ma pare che il Decreto non vada in questa direzione. Le Regioni hanno sostenuto il principio della non chiusura di molte aree come avevamo proposto noi, il principio del servizio notturno, il principio del servizio per agevolare le persone diversamente abili, la metanizzazione, insomma tutto ciò che si poteva identificare come servizio pubblico. Però sembra che l’accorpamento di 119 aree e la chiusura di 26 non vada in questo senso.
Accorpare le aree alla ristorazione significa limitare i servizi, non a caso i primi bandi prevedono, in contrasto con il Decreto, la selfizzazione anche di giorno e paradossalmente l’accettatore di banconote notturno ma con presidio. In tutto questo le Regioni sono silenti, non abbiamo sentito una posizione chiara ne’ una voce forte come auspichiamo.
Quindi la nostra volontà in merito alla razionalizzazione è quella di superare il presente Decreto, risedersi al Tavolo e trovare nuovi accordi che vadano nella giusta direzione. Ovviamente continueremo la nostra battaglia sia in sede politica che giudiziaria, impugnando tutti gli atti e ricorrendo in tutte le istanze.