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Presidenza Faib: il 12 maggio fissata la data dell’Assemblea elettiva.

 

La Presidenza nazionale Faib, svoltasi in due sedute in modalità video conferenza il 9 e il 15 marzo 2021, ha fissato la data di convocazione dell’Assemblea elettiva Faib e le relative determinazioni statutarie, discutendo del nuovo quadro politico di Governo e della nuova richiesta ristori; dell’approvazione del programma di lavoro 2021; delle Relazioni industriali, e dei negoziati aperti; della situazione della rete autostradale e delle iniziative da mettere a punto.

Sulla questione organizzativa, la Presidenza Faib ha aperto formalmente la fase che porterà l’organizzazione alle Assemblee locali, che si concluderanno con l’Assemblea elettiva nazionale, programmata per il 12 maggio 2021 in modalità a distanza, come da protocolli di sicurezza Anti Covid. L’organismo dirigente nazionale della Faib ha confermato il Regolamento delle norme per lo svolgimento dell’Assemblea nazionale elettiva, come illustrato dal coordinatore nazionale Gaetano Pergamo che ha proposto una serie di scadenze per gli adempimenti che porteranno all’organizzazione dell’Assemblea elettiva nuovo Presidente, della Presidenza, del Collegio di Garanzia e provvederà laddove necessarie anche alle modifiche statutarie.

Nella giornata del 12 maggio 2021 alle ore 10.30 su piattaforma che sarà indicata con apposita comunicazione è prevista la parte pubblica, compresa una tavola rotonda dalle 10.30 alle 13.00 cui seguirà nel pomeriggio la parte riservata ai delegati con il dibattito e le votazioni sul documento politico, sull’elezione del Presidente, della Presidenza, del comitato di Garanzia. La Presidenza ha eletto la Commissione elettorale e Andrea Stefanelli Presidente della Commissione incaricata di verificare il corretto svolgimento dell’Assemblea e il procedimento sull’elezione del nuovo Presidente nazionale.

La Presidenza ha approvato la presentazione del documento politico che sarà alla base della discussione nelle assemblee locali, con la possibilità di emendarlo restituendolo entro il 30 aprile per sottoporlo all’Assemblea nazionale in sede elettiva.

Sul punto dell’attuale quadro politico è stato sottolineato che la dodicesima Assemblea elettiva cade in un momento di grande emergenza per il mondo e per il paese, caratterizzata dalla crisi sanitaria più severa dell’era contemporanea, determinata dal Covid-19. La Presidenza ha valutato con preoccupazione che la pandemia perdura e l’orizzonte sanitario ed economico rimane chiuso non solo per l’avvento di nuove variabili del virus, ma anche per gli errori e le incertezze mostrate nell’affrontare il Coronavirus e per i ritardi del piano vaccinazioni. L’anno si è aperto con una crisi di Governo e l’arrivo a Palazzo Chigi di uno degli uomini più rappresentativi e prestigiosi del paese, Mario Draghi, a significare la drammaticità del momento. Il nuovo Governo, con forti presenze tecniche nei ruoli chiave, ha varato sotto la spinta di un mutato clima politico, il Ministero della Transizione Ecologica, a sottolineare una nuova centralità per il tema dei cambiamenti climatici e dello sviluppo sostenibile, cui ha assegnato le competenze istituzionali in materia energetica, fino ad oggi di competenza del Ministero dello Sviluppo Economico, che negli ultimi anni- bisogna dirlo- non ne aveva fatto un fiore all’occhiello. A Faib non sembra solo un trasloco, quanto piuttosto una scelta destinata a modificare il panorama energetico nazionale. Certamente ne ridisegna le competenze istituzionali e ridefinisce i luoghi delle decisioni, con il neonato CITE, Comitato interministeriale della transizione ecologica insediato a Palazzo Chigi, in cui si rendono collegiali le scelte in materia ecologica ed energetica. Per la Faib si tratta di un cambiamento che chiama alla riflessione tutti i protagonisti della politica energetica con la consapevolezza che l’importante innovazione ridefinisce a livello istituzionale le finalità e le strategie di settore, le politiche energetiche e la mobilità degli italiani nell’agenda della transizione energetica. Faib guarda alle innovazioni introdotte con grande attenzione, sapendo che in un mondo in rapida trasformazione, con le enormi potenzialità della ricerca, non c’è spazio per scelte ideologiche, incitando ad essere nei processi, a guardare avanti con fiducia nel progresso, con idee e scelte coraggiose in termini di cambiamenti per cogliere le opportunità che si presenteranno.

Sul tema della ristrutturazione e razionalizzazione della rete la Presidenza ha iniziato una riflessione che sarà rimessa al dibattitto congressuale interno. Va cioè valutato se 7/ 8 mila impianti siano effettivamente quelli che andrebbero chiusi o c’è una sovrastima dei numeri o una lettura non adeguata alle esigenze del mercato italiano in una visione proiettata alla transizione. Una lettura che la politica- al di là delle dichiarazioni- evidentemente non sostiene appieno, essendo altrimenti inspiegabile l’assoluta apatia dimostrata. Per Faib bisogna allora riflettere e riconsiderare la differenza tra impianti incompatibili con il codice della strada e la normativa di sicurezza ambientale e quelli cosiddetti inefficienti che non vengono avviati allo smantellamento o per i costi di bilancio di chiusura e di bonifica o semplicemente perché i titolari ritengono soddisfacente il proprio ritorno economico. Il ragionamento che porta ad invocare la chiusura di questi ultimi per il basso erogato è che questo non sarebbe sufficiente a consentire un adeguata remunerazione all’operatore, che in questo modo, si suppone, ricorra ad altre forme di sostentamento che però sarebbe una questione di altra natura che conduce sul terreno della lotta all’illegalità, che è tutt’altra cosa. Su questo bisogna avviare una riflessione. La lettura che è stata finora data rispondeva alla logica della vendita in esclusiva dei due carburanti tradizionali. Ma in un mondo che va verso la diversificazione energetica, con nuovi prodotti per la mobilità, e verso utilizzi multifunzionali degli assets di rete, la ristrutturazione è ancora una scelta strategica, soprattutto se vista in chiave ambientale ed eco compatibile.

Sul tema delle relazioni industriale, il 2020 si è chiuso con il rinnovo dell’Accordo sindacale con Italiana Petroli e la previsione di un margine unico per le vendite di carburanti sia in self che in servito, che riconosce un apprezzamento della remunerazione del gestore. Una scommessa importante, in risposta alla pratica- a tratti scandalosa e non condivisa- della divaricazione del delta self e servito. Il 2021 si apre con il negoziato Eni, il cui Accordo attende da 4 anni di essere rinnovato, quello con Eg per la rete Esso, che parte zoppicando, e con Q8. A fronte di questo, l’altra parte, ormai oltre la metà della rete, in mano all’imprenditoria indipendente, è ferma su posizioni di negazionismo contrattuale. Per la Presidenza, questo dato deve accelerare la riflessione in termini di urgenza in quanto con l’avvento di tanti piccoli operatori è diventato difficile fare accordi/contratti con tanti imprenditori diversi, quasi un migliaio. Impensabile per Faib e Fegica e Figisc fare centinaia accordi, considerato che oggi registriamo 1.083 società titolari di autorizzazioni e 240 marchi operanti sul territorio nazionale. Per evitare diversità di diritti tra gestori e di doveri tra operatori e garantire pari concorrenza, dignità e condizioni di lavoro, l’Antitrust in primis, e Unem e la rappresentanza dei retisti, dovrebbero concordare con le Associazioni dei gestori sulla necessità di procedere alla contrattazione orizzontale-come avviene in tutti i settori-superando l’obbligatorietà della contrattazione verticale, allo stato impossibile su larga scala. L’obiettivo primario è ristabilire, in forza delle leggi esistenti, la contrattazione nazionale tra la rappresentanza dei gestori e la rappresentanza dei titolari di autorizzazioni (compagnie e retisti) per giungere ad un Accordo economico normativo nazionale di settore, fissando regole e valori economici validi erga omnes. Sulla base di questi contratti nazionali, per la Presidenza le Associazioni dei gestori possono contrattare, come avviene già oggi nell’ambito degli spazi concorrenziali riconosciuti, con il negoziato di secondo livello, il margine dei gestori per singole compagnie/retisti, andando a disciplinare, valorizzandole, le diverse politiche incentivanti, le modalità di vendita per singoli operatori/marchi, le modalità gestionali. La concorrenza nel settore sarebbe più forte e si avrebbe per i gestori la dignità di un margine minimo unico, equo e non discriminatorio. L’obiettivo non può che essere quello di prevedere un costo di distribuzione o margine medio di settore. Questo eliminerebbe il fenomeno odioso delle pratiche da caporalato petrolifero, il proliferare di impianti affidati a disperati e spingerebbe la concorrenza su livelli di efficienza della rete senza che a pagarla siano poveri malcapitati senza contratti e senza diritti. Concludendo sul tema, Faib in questi anni ha sempre ribadito che occorre una pluralità di strumenti contrattuali per governare la rete e ha dato la disponibilità per condividere nuove tipologie come il franchising, l’affitto di ramo d’azienda, e altre forme. È una disponibilità al confronto ad ampio raggio per sconfiggere le illegalità.

Sul tema ristori, la Presidenza ha approvato la linea Faib, condivisa con Fegica e Figisc, di richiedere la replica degli interventi previsti nel corso del 2020, declinati sulla logica del superamento dei codici Ateco, come suggerito da Confesercenti. Tenuto conto del carattere di pubblico servizio essenziale dell’attività di distribuzione carburanti obbligata a garantire la regolarità e la continuità del servizio la Presidenza ha ribadito la necessità per la categoria di una riconosciuta priorità vaccinale insieme a quella di essere ricompresa tra le  beneficiare dei provvedimenti di sostegno chiedendo che vengano replicati  i provvedimenti del  cosiddetto Decreto Rilancio (DL 19 maggio 2020, n. 34), convertito nella legge 17 luglio 2020, n. 77, ossia  il contributo a fondo perduto, il credito d’imposta per i canoni di locazione degli immobili a uso non abitativo e affitto d’azienda, le misure di sostegno alle imprese titolari del servizio di distribuzione di carburanti nelle autostrade, in materia di “contributi figurati”.

Per la Presidenza la situazione in Autostrada sconta la mancata chiusura degli impianti originariamente prevista e una contrazione significativa dei propri erogati con punte del 60% nell’ultimo triennio, oltre che per le distorsioni concorrenziali sul fronte oil e su quello non oil, gravate dalle royalties riconosciute ai concessionari autostradali. Anche il settore autostrade si caratterizza per le gravi e diffuse violazioni della normativa di settore, perpetrate peraltro in presenza di un regime concessorio e, dunque, vigilato dallo Stato, con un Decreto Interministeriale, quello del 7 agosto 2015 (Piano di ristrutturazione della rete delle aree di servizio autostradali) scaduto. Il corto circuito concorrenziale ha determinato l’emarginazione delle imprese di distribuzione carburanti, con la violazione delle norme a presidio del settore (L.1034/70, DPR 1269/71, L.498/92, D. Lgs 112/98, D. Lgs.32/98, L. 57/2001, L.27/2012), l’occupazione degli spazio di mercato da parte delle imprese food e il conseguente inglobamento dei servizi carburanti.

Il fallimento del Decreto interministeriale del 7 agosto 2015 in materia di mancata razionalizzazione e ammodernamento della rete distributiva, fallito contenimento del peso delle royalty sia sulle vendite oil che food, mancato recupero della sostenibilità economica delle aree di servizio, impossibilità della riduzione dei prezzi al pubblico alle migliori condizioni di mercato. Ad oggi, il livello dei prezzi dei carburanti, allo stesso modo che per il caffè o il panino- resta ingiustificatamente più alto di quello praticato fuori dal circuito autostradale per il peso esercitato dalle royalties pretese dai concessionari, in aggiunta al pedaggio, già tra i più cari d’Europa. Per la Presidenza, la nuova fase politica deve prevedere in Autostrada l’intero settore delle concessioni, con la separazione netta della concessione della gestione del nastro stradale, già gravata da un pedaggio dedicato, da quella delle aree di servizio e ristoro, che dovrebbero essere escluse dal peso di royalty improprie. In altre parole, chi gestisce il nastro autostradale non può gestire le aree di servizio. Solo in questo modo si libera dal cappio delle royalties il settore.

Sul Programma di lavoro la Presidenza ha deliberato di dare priorità alla vera sfida che ci attende costituita dalla transizione energetica, dalla riqualificazione digitale della rete nel senso della stazione di servizi connessi in rete per la mobilità, la sua ristrutturazione, e il contrasto all’illegalità (fiscale, tributaria, previdenziale, contrattuale…). Allo stesso tempo di sostenere gli istituti costruiti nel tempo presidio della categoria, quale la tutela normativa politica ed economica, il Cipreg, il Fondo indennizzo, la politica fiscale mirata e strutturale, l’ estensione della contrattazione delle condizioni economiche e normative,  la disciplina degli aspetti tecnico operativi delle gestioni come il credito d’imposta per le transazioni elettroniche. Queste conquiste oggi sono in difficoltà operativa perché aggrediti dalle pratiche illegali e dal progressivo impoverimento delle relazioni industriali, mentre l’assenza della politica governativa e del disinteresse verso il settore acuiscono le crisi. Tali difficoltà vanno affrontate con servizi speciali a sostegno degli strumenti di welfare a favore dei gestori tramite il rafforzamento di Faib Service, favorendo l’evoluzione della rete di distribuzione energetica multiprodotto e  multiservizi, verso la digitalizzazione, al servizio della mobilità e delle esigenze degli utenti, come riferimento e presidio multifunzionale, poiché da questa evoluzione passa la nuova centralità del gestore.

Accanto agli strumenti di welfare, Cipreg e Fondo indennizzo, Faib è impegnata a sostenere gli sforzi di Hygeia per le politiche di integrazione sanitarie a favore dei gestori e di Aster a favore dei loro dipendenti. Accanto a questi, appare maturo il tema della bilateralità. Si tratterebbe di un nuovo strumento a sostegno del settore in una fase di transizione. Sul fronte organizzativo, la Presidenza Faib riconferma la centralità dei comitati di colore nazionali quali strumenti associativi di supporto alle decisioni degli organismi statutari preposti, il rinnovamento del gruppo dirigente come priorità associativa, la formazione, gli interventi di riorganizzazione e rafforzamento territoriale