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Presidenza Faib, preoccupa la crisi di Governo: ristori e riforma del settore sempre più urgenti. Varato il programma di lavoro 2021. Affrontare emergenza Covid e chiudere Accordi economici

Si è svolta in modalità video conferenza il 26 gennaio us la riunione di Presidenza nazionale Faib per discutere del Tavolo ministeriale e delle  richieste di ristori; dell’ emergenza Covid-19 e dello stato degli Accordi straordinari con le compagnie oltre che delle iniziative a sostegno della categoria; dell’emergenza Coronavirus e del prolungamento dello stato di emergenza e dei riflessi sulla rete; del programma di lavoro 2021 e dell’analisi organizzativa; delle determinazioni statutarie e delle misure conseguenti; della rete autostradale, dello stato del comparto e delle iniziative necessarie; delle relazioni industriali e dei negoziati aperti.

La riunione, aperta dall’introduzione del Presidente Landi, ha evidenziato in primo luogo la forte preoccupazione per la crisi di Governo in atto sia in relazione alla situazione socio sanitaria ed economica del paese che del settore, rischiando di bruciare il lavoro fatto con i rappresentanti del Mise per l’apertura del tavolo di settore.

Di fronte alla drammaticità della crisi pandemica che dura ormai da un anno, l’apertura della crisi politica complica il quadro di riferimento del nostro settore. L’auspicio è che si possa quanto prima uscire da questa situazione di incertezza politica senza troppe ripercussioni per il comparto rappresentato, in tema di agenda di settore (ristrutturazione della rete, illegalità fiscale e contrattuale, nuovi contratti…) e ristori per la categoria. In questo senso, sono stati richiesti al Mise i provvedimenti già emanati nel corso del primo lockdowdn, di cui al Decreto Rilancio, legge 77/2020 (contributo a fondo perduto, art. 25; credito d’imposta per i canoni di locazione degli immobili a uso non abitativo e affitto d’azienda, art 28; misure di sostegno di “contributi figurati” alle imprese di distribuzione di carburanti nelle autostrade per il periodo di emergenza da COVID-19, art. 40, da estendere alla rete ordinaria) con la previsione, ove si mantenesse la logica dei codici Ateco, auspicati di superamento, di prevedervi anche quelli dei carburanti e delle attività collaterali presenti sugli impianti, dai bar alle gomme. Tutto questo appare ineludibile considerato la situazione di grave difficoltà in cui versa la categoria, in crisi già prima del Coronavirus, con margini di guadagno fermi da anni, tranne per IP che ha sottoscritto il nuovo accordo che entrerà in vigore il 1° febbraio, e i costi di gestione in continua crescita, complice i continui cambiamenti della normativa fiscale e i nuovi oneri strumentali, oltre alla normativa di sicurezza e tutela ambientale.

Passando agli accordi straordinari di contrasto al Covid-19, è stato ricordato che mentre Eni e Q8 hanno rinnovato già l’Accordo speciale non così, al momento, hanno fatto Ip ed Eg. Le Associazioni di categoria sono impegnate a sollecitare queste ultime a rinnovare l’intesa speciale. Con il mondo dei privati è stato rinnovato l’Accordo con Assopetroli, con Retitalia e Vinpe, ma rimane senza riscontro l’invito dell’Associazione a tutti gli altri grandi retisti, confermando una situazione che rischia di essere di grande difficoltà relazionale, soprattutto in una fase di prolungamento dell’emergenza causata anche dal rallentamento del piano vaccini. Se ad oggi la situazione delle gestioni è difficile, da qui a qualche settimana diventerà insostenibile, tra limiti alla mobilità e crisi degli erogati, e la risposta dei titolari sarà assolutamente necessaria. La Presidenza auspica una nuova presa di posizione delle associazioni verso le controparti per varare nuove misure di contrasto alle difficoltà sulla rete, da quelle meramente gestionali a quelle di sostegno.

E’ stato quindi affrontato il tema del rinnovo dell’Accordo economico e normativo con Eni ed Eg, due appuntamento importanti non solo per gli aspetti economici che vanno rinnovati (nel caso di Eni, siamo in presenza di un Accordo scaduto da 4 anni), ma anche per il complesso degli impegni che le controparti intendono assumere per capire la direzione che si intende intraprendere. Le Associazioni hanno già ribadito in sede Eni- e lo faranno anche con EG- che intendono in modo serio e costruttivo condividere le scelte che riguardano il futuro della rete e la centralità del gestore. Pur nella diversità dei ruoli, le Federazioni vogliono legittimamente rimarcare alcune scelte irrinunciabili nell’attuale fase storica definita dalla transizione energetica. Capire quindi come ci si attrezza ad affrontare il presente ed il futuro, con quali iniziative, quali prodotti, quali attività e quali profili professionali è un compito che attiene il confronto negoziale. Se la rete è destinata a cambiare pelle, come appare inevitabile che sia, questo passaggio va preparato e normato, superando lo schema tradizionale che confinava la contrattazione agli aspetti meramente legati all’erogazione carburanti. Ci sono nuovi prodotti per i quali occorre definire le modalità, le prestazioni e la remunerazione; nuove attività che vanno regolate nel quadro del confronto tra le parti. La stazione di servizio multifunzionale, a sostegno e completamento della mobilità, va disciplinata negli aspetti specifici, dalle locazioni alle forniture, ai profili di servizi. In questo senso la cultura della bilateralità, che seppure lentamente sta entrando nel settore, può aiutare a fornire chiavi applicative importanti.

Discorso a parte merita Tamoil, una compagnia presente da decenni sul mercato italiano, associata alla principale Associazione di categoria degli imprenditori energetici per la mobilità, che bellamente, e senza che nessuno muova un dito, continua imperterrita da oltre 10 anni ad aggirare le norme di settore sull’obbligatorietà della contrattazione economica e normativa quale base imprescindibile della determinazione  della base giuridica ed economica delle gestioni a marchio. Un punto sul quale la normativa di settore è chiara ed inequivocabile. Eppure, in materia di Accordi economici, di prezzi praticati, di contratti di gestione, la compagnia si sottrae alle norme di legge. È noto che i comportamenti dei titolari degli impianti e/o fornitori di carburante, che non consentono ai gestore di essere competitivi sul mercato di riferimento, integrano l’abuso di dipendenza economica, comportamenti sanzionabili dall’ Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, qualora tali abusi di dipendenza economica abbiano rilevanza sulla concorrenza del mercato e, quindi, determini aumenti di prezzi al dettaglio. La Legge stabilisce che su ogni singolo punto vendita devono essere assicurate ai gestori condizioni contrattuali eque e non discriminatorie, tali da consentire agli stessi di poter competere nel mercati di riferimento e avere dei margini ragionevoli, idonei a coprire i costi di gestione e dell’impianto, oltre che ad assicurare al gestore il proprio sostentamento. Di fronte a tutto questo appare sempre più evidente che Tamoil continua con una politica di gestione dei punti vendita e dei prezzi di approvvigionamento e al dettaglio che presenta una violazione della normativa. Faib nel rinnovare l’appello a chi deve vigilare e a chi esercita la delicata funzione politica della rappresentanza ad intervenire per porre fine a questo insostenibile scandalo, conferma vicinanza e sostegno a tutti i gestori che intendono far valere i loro legittimi interessi in tutte le sedi.

Sulle autostrade è stata ribadita la situazione di insostenibilità delle gestioni, soprattutto in una prospettiva in cui la pandemia non accenna ad allentare ed anzi vede continuamente prorogare lo stato d’emergenza e le conseguenti limitazioni alla mobilità. In un quadro così problematico appare evidente la necessità dell’ impegno pubblico e della politica a riformare il decreto del 7 agosto 2015, a ridefinire compiti e ruoli degli attori sul segmento, a fermare per due anni i rinnovi delle concessioni e avviare una seria ristrutturazione. Nel frattempo, non sono ammissibili gli attuali tempi della politica: è inconcepibile che per un decreto attuativo si debbano attendere mesi e ancora non si vede la luce dei ristori del primo decreto rilancio. I contributi figurativi ancora non arrivano nelle casse dei gestori che li hanno anticipati, mentre gli erogati sono precipitati. Le stesse regole di funzionamento e apertura degli impianti vanno fortemente riviste in autostrada. In tutto questo la crisi di governo può solo danneggiare ulteriormente il servizio e gli operatori che lo forniscono. È evidente che se da qui a poco non ci sono risposte su questi temi la categoria riprenderà la mobilitazione.

La Presidenza ha quindi approvato il piano di lavoro che avrà al centro le attività di supporto politico-sindacale alla categoria nella fase pandemica e l’assemblea elettiva, già rinviata a causa dell’emergenza coronavirus, da tenersi  a metà aprile in modalità video conferenza.