Si è svolta il 12 novembre u.s. presso il Ministero dello Sviluppo Economico l’Audizione della filiera petrolifera in merito alla Strategia Energetica Nazionale.
Al centro dell’incontro, oltre ai temi generali della SEN, c’è stata la questione riguardante il modello di ristrutturazione della distribuzione carburanti migliore per la realtà italiana.
Tra gli intervenuti Assocostieri, Assogasliquidi, Assopetroli, Faib, Federchimica Fegica, Grandi Reti, Figisc, Unione Petrolifera, Federdistribuzione.
Faib e Fegica hanno presentato al Ministero un documento unitario nel quale ribadiscono che se il “petrolio sarà ancora per molto tempo la principale fonte di approvvigionamento energetico del nostro Paese, (…) a maggior ragione il ruolo della distribuzione carburanti assume la sua reale e centrale dimensione; soprattutto ove consideriamo che, per struttura oro geografica e livello di dotazione infrastrutturale, il nostro Paese affida la sua mobilità civile e commerciale al trasporto su gomma”.
In questo contesto “La distribuzione carburanti, la sua filiera e la sua organizzazione, nell’accezione più ampia (approvvigionamento, raffinazione, stoccaggio, scorte, logistica di terra e di mare, distribuzione (…) assorge al ruolo di snodo della politica energetica nazionale. (…) L’importanza di questo settore è testimoniato dai ripetuti interventi legislativi e amministrativi finalizzati a perseguire efficienza e sostenibilità”.
Il documento evidenzia che dopo tutti i tentativi di riforma il settore non è riuscito “a raggiungere gli obiettivi dichiarati e ripetutamente annunciati: il numero di impianti è aumentato e non diminuito; la qualità infrastrutturale della rete continua ad essere particolarmente bassa, senza investimenti, male mantenuta e persino con gravi carenze rispetto all’ottemperanza delle norme – in primo piano ambientali – nel frattempo intervenute; gli standard di servizio e la diversificazione dei servizi offerti al consumatore non sono affatto cresciuti rispetto al modello europeo; il prezzo medio Italia al pubblico continua ad essere più alto della media europea; i consumatori continuano ad avere significative difficoltà a confrontare le differenti “offerte” in ragione dei meccanismi complicati di pubblicizzazione dei prezzi e di comportamenti fuorvianti e ingannevoli”.
Faib e Fegica nell’illustrare il documento hanno fatto riferimento alla necessità di procedere all’organizzazione dell’Organismo Centrale di Stoccaggio, alla strutturazione del mercato all’ingrosso dei carburanti, quale “luogo” dove possano concretamente incrociarsi domanda e offerta, alla possibilità di estendere le opportunità di riscatto degli impianti facilitando e ampliando i meccanismi di concorrenza attraverso una “proprietà diffusa” degli impianti della rete, ampliando la sfera imprenditoriale della distribuzione carburanti, adottando “un intervento legislativo che attribuisca differenti competenze e la conduzione della rete distributiva da quelle dei soggetti integrati verticalmente”.
Pesa – secondo Faib e Fegica – nell’attuale conformazione di mercato il ruolo preponderante giocato dal regime di approvvigionamento in esclusiva sui carburanti cui sono obbligati contrattualmente i gestori dalle Compagnie petrolifere che rappresenta l’ostacolo insormontabile che impedisce al 90% della rete italiana di approvvigionarsi alle migliori condizioni che il mercato sia nelle condizioni di offrire e di poterle riversare al consumatori in termini di prezzi al pubblico.
Sulla questione dei contratti Faib e Fegica avendo preliminarmente affermato la piena disponibilità al confronto sulle tematiche delle nuove tipologie, come continuamente dimostrato ai vari Tavoli, istituzionali ed industriali, hanno chiarito che i contratti di affidamento in uso gratuito non possono essere ritenuti di per sé un impedimento alla competitività, essendo quelli impiegati anche nelle migliori pratiche commerciali attualmente in uso, anche in quelle della GDO e delle pompe bianche.
Faib e Fegica hanno sottolineato negli interventi di due Presidenti che occorre spingere nella direzione della modernizzazione attraverso la dotazione di aree shopping, proseguendo nell’arricchimento del non oil, che ancora oggi è privo di alcuni fondamentali prodotti, e procedere con la selfizzazione e l’automazione, ma lungo un modello che sappia valorizzare le peculiarità del sistema italiano particolarmente vocato al servizio, calzante per una realtà geografica e amministrativa fortemente diffusa, contrariamente a quello che avviene nel resto d’Europa.