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DL Rilancio: Confesercenti, bene risorse ma arrivino rapidamente alle imprese. Manca piano per il turismo ed è caos ripartenza

Gravi incertezze su quando e come riaprire. “Lunedì nessun ritorno alla normalità senza sostegni concreti agli imprenditori”

Manca un piano ad hoc per il turismo, ma complessivamente le risorse annunciate per il DL Rilancio sembrerebbero ingenti, pur se ridotte rispetto a quanto mobilitato da altri paesi europei: adesso sarà fondamentale che arrivino rapidamente e senza incertezze alle imprese. Sciogliendo, una volta per tutte, anche i dubbi sulla ripartenza: a quattro giorni dalla data prevista, manca ancora un provvedimento che chiarisca esattamente quali imprese possono riaprire e a quali condizioni.

Così Confesercenti.

Il Dl Rilancio introduce diversi strumenti per l’economia, alcuni positivi – come gli indennizzi a fondo perduto e lo stop agli aumenti IVA – ed altri da rivedere. A partire dal capitolo turismo, un settore per cui servono misure mirate e visione strategica: difficilmente il bonus di 500 euro salverà la stagione. Bisogna anche assicurarsi dell’efficacia operativa dei provvedimenti: sono moltissime le imprese, soprattutto di minori dimensioni, che attendono ancora di accedere ai benefici previsti dai decreti precedenti. Le inefficienze hanno riguardato non solo l’erogazione effettiva dei bonus, ma anche cassa integrazione e credito: i finanziamenti fino a 25mila euro, garantiti da Mediocredito e riservati alle imprese minori, ad artigiani e professionisti, hanno al momento mobilitato solo 2,8 miliardi di credito. Un risultato sotto le aspettative, soprattutto se si considera che è appena il 15% degli oltre 18,5 miliardi erogati alle imprese più grandi.

I ritardi registrati, riconosciuti dallo stesso governo, hanno aumentato le incertezze degli operatori.  Un clima di sfiducia cui ha contribuito anche la mancanza di chiarezza sulla ripartenza: a parte le linee guida – il cui valore è però tecnico – e le molte dichiarazioni politiche, non c’è ancora nulla di definito sull’avvio della Fase 2. Nemmeno la data del 18 maggio, che è in realtà la scadenza del precedente DPCM. Esaurito il periodo di validità di questo – a mezzanotte del 17 maggio – teoricamente potrebbero riaprire tutti. Occorre dunque un nuovo provvedimento per permettere alle imprese di programmare l’attività.

È intollerabile che ad oggi centinaia di migliaia di bar, ristoranti, stabilimenti balneari, mercati, alberghi, affittacamere, campeggi, guide turistiche e negozi, non sappiano ancora se potranno lavorare. Né per quanto: la ripartenza graduale e le nuove limitazioni aumenteranno i costi di gestione delle imprese, riducendone la produttività. E riaprire potrebbe essere problematico quanto star chiusi, fra linee guida INAIL, protocolli regionali, crediti che rimangono impossibili, fondo perduto col contagocce, consumi in caduta libera e casse integrazioni che tardano ad essere pagate. Occorre avere tutti la consapevolezza che dal 18 non ci sarà il ritorno alla normalità senza un sostegno rapido ed efficace per le imprese. Il rischio è che lunedì moltissimi rimarranno comunque chiusi, rimandando di fatto, ancora una volta, la ripartenza del Paese.