Mentre si rincorrono notizie e indiscrezioni sulle nuove iniziative commerciali messe in atto da Eni e, a quanto sembra, seguite a ruota da alcune altre Compagnie, la distribuzione carburanti sembra avviata ad un percorso senza ritorno di grave e generale sofferenza.
I nodi intorno a cui ruota la crisi sono rappresentati dai contratti, dal rinnovo degli accordi, dalle politiche di pricing e marketing.
E’ su quest’ultimo aspetto che vogliamo concentrarci e dire che siamo arrivati al limite della sopportazione.
Ma prima vogliamo fare una considerazione di carattere generale.
La ripresa del confronto con le Compagnie petrolifere per il rinnovo degli accordi, tutti scaduti, avviene – laddove avviene – in un momento di grande difficoltà per l’economia del Paese, e in particolare modo per il settore della distribuzione che al mancato adeguamento dei margini di gestione, fermi mediamente da 4/5 anni, somma la contrazione degli erogati sulla rete nell’ordine del 15/20%. Già solo gli effetti di questi due fattori mettono a rischio la sopravvivenza di molti gestori, costretti a lavorare con prezzi non competitivi rispetto ad altri competitor meglio strutturati e più liberi nel mercato.
Con grande senso di responsabilità abbiamo in questi anni cercato di trovare soluzioni condivise. Vanno in questa direzione gli accordi e le intese raggiunte. Ma è mancata la forza di ammodernamento e di innovazione sulla rete che le Compagnie hanno omesso di fare, diminuendo sino a dismettere persino la normale manutenzione. La stessa spinta alla selfizzazione, tra ritardi e forzature, può essere una delle risposte ad un contenimento dei prezzi, auspicato da tutti, ma non al prezzo che a sostenerlo debba essere sempre e solo il gestore. Così come per la chiusura degli impianti, terreno minato per le Compagnie e i retisti che predicano bene e razzolano male chiedendone di giorno la chiusura e rifornendone di notte le cisterne.
Vogliamo dirlo con chiarezza inequivocabile: la categoria dei gestori ha già pagato un prezzo altissimo alla cattiva conduzione della politica petrolifera in Italia e alla crisi attuale; è stremata dai continui aumenti dei costi di gestione che vengono scaricati puntualmente sui gestori (moneta elettronica, acque reflue, oneri metrici, imposte camerali, ecc…); impossibilitata a partecipare agli sconti della guerra concorrenziale che le Aziende muovono; a competere per una politica scellerata delle Compagnie petrolifere. La categoria non intende continuare a partecipare a questo gioco al massacro, a tirare la cinghia e non è più disponibile a contrattare margini al ribasso per poi essere estromessa definitivamente dal sistema distributivo in nome della selfizzazione e a scapito del servizio offerto alla collettività.
Ciò detto, le iniziative di pricing varate in solitudine dal leader di mercato produrranno – come la storia dimostra – un immediato riallineamento delle offerte, annullandone il vantaggio competitivo ricercato ma contribuendo ad affossare ancor di più le gestioni e gli standard di servizi che avevano segnalato la rete italiana tra le più strutturate d’Europa.
L’iniziativa ENI “H24” abbiamo già detto che tende alla marginalizzazione del gestore sul suo impianto e sposta litri di erogato che vanno ad intaccare e compromettere l’equilibrio economico finanziario del p.v. Adesso i nuovi rumors parlano di promozioni nel fine settimana ancora più roboanti, con effetti indiretti sulla rete che potrebbero essere pesantissimi.
Sono considerazioni dalle quali non si può prescindere, aggiungendo subito dopo che occorre pensare ai temi dell’anticipazione finanziaria di questa nuova iniziativa, che graverà sui gestori che di fatto anticiperanno liquidità all’Azienda per migliaia e migliaia di euro, finanziandola, di questi tempi; a questi occorre sommare i temi della rideterminazione di fatto di un nuovo margine, al ribasso e non contrattato, su una porzione rilevante di erogato che comprometterà i budget fissati dalle gestioni, decurtandoli di risorse per oltre un terzo delle previsioni per effetto dell’atteso travaso delle vendite da una modalità all’altra. Di questo passo il tema centrale sarà come garantire la redditività alle gestioni, atteso che siamo in presenza di due soggetti economicamente e giuridicamente autonomi, che nell’ambito della propria libertà imprenditoriale decidono le politiche commerciali da scegliere. Ma se il tema a cui vuole accedere l’Eni è la forzatura continua dell’autonomia d’impresa del gestore si porrà la questione della trasformazione della relazione tra gestore e azienda in rapporto di lavoro dipendente.
Come si vede argomenti concreti, a cui l’Azienda leader non risponde.
Per non dire della questione della spoliazione dell’attività sulle aree che concentrando la maggior convenienza nei fine settimana di fatto ridurrà le operazioni di vendita oil e non oil sulle stazioni nei rimanenti giorni, con grave indebolimento dell’offerta della rete e depauperamento degli investimenti sostenuti per lo sviluppo degli shop.
A valle di ciò si produce una disparità di trattamento all’interno della stessa rete tra operatori in H24 e operatori esclusi perché strutturalmente non attrezzati – ma per responsabilità aziendale – producendo quegli effetti discriminatori messi in atto in forza di una evidente dipendenza economica. Di più, si profila una evidente e immotivata disparità di trattamento all’interno della stessa Compagnia tra operatori che non hanno inteso aderire alla modalità “standard” H24 e adesso si vedono esclusi da questa nuova promozione – diversa e concretamente altra – che sarebbe riservata solo a quelli che hanno aderito all’H24; operatori doppiamente penalizzati dalla loro stessa Compagnia: prima perché esclusi dall’iniziativa e poi perché chiamati a pagare il conto dello spostamento di erogati e di clientela. Ancora la nuova iniziativa produrrà un’ulteriore sofferenza in Autostrada, un’area già fortemente segnata dalla crisi, se non accompagnata da identiche campagne sconti.
Alla luce di queste ed altre considerazioni, che Faib ha svolto al tavolo, vengono confermate dunque le critiche e la contrarietà all’iniziativa appena descritta.
Ciò detto la Faib ribadisce quanto già affermato e cioè che “il gestore è pienamente nella possibilità di fornire la propria adesione alle iniziative commerciali dell’Azienda, laddove le trovi convincenti e allo stesso tempo, a maggior ragione, è legittimato a respingerle, quando non ne riscontri la convenienza, in quanto soggetto economico autonomo ed indipendente che risponde, nell’ambito contrattuale, solo ed esclusivamente al proprio bilancio aziendale”.
E’ soprattutto in questo contesto dell’autonomia economico-gestionale che Faib sottolinea che, allo stato attuale, l’“Iperself h24” mette a repentaglio l’equilibrio finanziario dei punti vendita.
Per questi motivi – e non solo di una modesta manutenzione dell’H24 – nei confronti dei gestori che non hanno aderito – e sono tantissimi – e nei confronti di quanti hanno inteso, per motivi diversi, fornire la loro adesione, l’iniziativa sindacale deve segnare un passo avanti, ponendo condizioni, incalzando l’Azienda, e nel caso fosse necessario intraprendendo tutte le iniziative del caso per la tutela di una parte rilevante di colleghi.
Ferme dunque la contrarietà e le critiche motivate, l’Azienda leader, partecipata dallo Stato, ha l’obbligo di fornire risposte e di non arroccarsi in un mutismo imbarazz
ante.
L’annuncio dell’apertura dei tavoli di confronto, anche in vista del rinnovo dell’accordo economico-normativo scaduto, deve servire – lo auspichiamo – a ripianare le forti ed evidenti divergenze, che non sono e non debbono diventare contrapposizioni.
Faib, lo ribadiamo, pone la questione di una verifica a breve dell’andamento dell’iniziativa, del riconoscimento dell’equo compenso per il lavoro dei gestori, del riconoscimento delle pari opportunità tra gli operatpri, della certezza dei tempi di rimborso delle anticipazioni, dell’azzeramento delle commissioni Multicard, e della ridefinizione oraria per fasce.
Per questi motivi la Faib discuterà, già nella prossima settimana e poi in occasione della Presidenza Nazionale di metà mese, per poi proporre al Coordinamento e alla Figisc delle iniziative di contrasto, nel caso dall’Azienda non vi fossero risposte adeguate, prevedendo la chiusura degli impianti, lo sciopero dei Self pre pay , il blocco delle campagne promozionali sulla rete e azioni mirate anche verso quelle compagnie che si sottraggono al confronto e non rispettano gli accordi sottoscritti.