La giunta nazionale Faib riunita a Roma ha discusso i temi all’ordine del giorno con particolare attenzione alle vertenze Eni e Shell e al protocollo d’intesa con il MSE.
La categoria è provata dal prolungarsi oltre ogni limite della mediazione governativa sulla vertenza Eni, che ad oltre due anni dalla scadenza ancora non ha rinnovato l’accordo economico e lo condiziona all’accettazione di clausole non condivisibili ; sulla vertenza Eni, pur apprezzando la mediazione ministeriale, l’atteggiamento del Governo è insoddisfacente perché non può pensare di essere estraneo ad una vicenda in cui è pienamente coinvolto tramite una società controllata pubblica qual è ENI. Ci sono profili di responsabilità politica a cui l’esecutivo non può sottrarsi.
Il Governo è giudicato irresoluto nei confronti della Shell che viola sistematicamente le norme di settore, ricorrendo a contratti che aggirano le leggi e condannano i gestori a condizioni di vassallaggio medievali, soggetti all’auto-sfruttamento legalizzato.
I gestori denunciano l’atteggiamento del Governo e delle compagnie, la contrazione in termini reali dei margini di gestione, l’appesantimento della pressione delle spese insopprimibili, il tentativo di introduzione di nuovi oneri in materia di comunicazione prezzi.
Dopo aver incassato la liberalizzazione del settore, senza colpo ferire, nell’assenso forzato della categoria, il Governo è silente e distratto sugli impegni sottoscritti con le Associazioni ed anzi aggrava ancor di più le difficoltà.
Sul cosiddetto bonus fiscale, una misura essenziale per la sopravvivenza delle oltre 20 mila imprese impegnate quotidianamente a distribuire carburanti e a garantire la mobilità degli italiani. Una misura confermata negli ultimi lustri da tutti i Governi di centro sinistra e di centro destra, ma che oggi appare problematica, nonostante gli impegni presi.
Sulla questione dei diritti camerali, dove una norma improvvida e una interpretazione burocratica vorrebbero che la categoria pagasse le tasse sulle tasse delle tasse. Una roba barocca e furbesca a favore delle Camere di commercio.
La crisi dei consumi, il calo degli erogati, l’arroganza delle compagnie, il voltafaccia del Governo e i nuovi oneri in materia di comunicazione dei prezzi praticati: sono gli elementi scatenanti della protesta della giunta Faib che ha convocato a breve la Presidenza nazionale per decidere le iniziative di protesta da mettere in campo.
In questo senso Faib lancia ai colleghi di Fegica e Figisc la proposta articolata di una mobilitazione generale della categoria con modalità da definire e con la proclamazione di un calendario di scioperi.