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Carburanti: dossier Faib Confesercenti, frodi costano al fisco 4 miliardi di euro l’anno.

 Landi: “Necessario debellare questa piaga senza incidere su operatori onesti”

Le frodi sui carburanti costano al Fisco fino a 4 miliardi di euro l’anno, considerando l’insieme di mancato gettito di Iva, accise e imposte sul reddito.

A stimarlo è Faib, l’associazione dei gestori carburanti Confesercenti, che in occasione della fiera di settore Oil&NonOil, in partenza a Roma oggi, ha presentato il dossier dal titolo “La piaga dell’illegalità, la ferita aperta dell’abusivismo contrattuale”.

Alla presentazione hanno partecipato il Presidente di Faib Martino Landi, il Presidente di Assoindipendenti Alessandro Proietti, il Presidente di Federconsumatori Emilio Viafora, Il responsabile dell’Ufficio Tributario Confesercenti Vincenzo Miceli e l’ingegnere Roberto Galdi, responsabile della sezione Controlli accise dell’Agenzia delle Dogane de Monopoli. A concludere gli interventi l’onorevole Massimiliano De Toma, membro della X Commissione della Camera dei deputati.

Il dossier cerca di fare il punto sulla situazione nel settore della distribuzione dei carburanti, in una fase storica caratterizzata da molteplici profili problematici. Tra questi, grande rilevanza hanno appunto le frodi fiscali, che determinano non solo una perdita di gettito, ma anche una concorrenza sleale a danno degli operatori onesti, e l’irregolarità contrattuale, che colpisce circa la metà dei gestori, derivante dall’uso di contratti non previsti dalla legge. Una piaga, dunque, per il fisco e per le imprese della rete, sempre più polverizzata.

Sebbene il 70% dei 22.812 impianti italiani porti ancora i marchi delle compagnie petrolifere, ormai il rimanente 30% ha insegne di società di distribuzione operanti con proprio marchio, talvolta al disotto dei 10 punti vendita.

Il dossier quantifica anche il numero di impianti per le 50 principali società di distribuzione carburanti operative con il proprio marchio. Ne esce una rete arretrata, sottodimensionata per efficienza e qualità, polverizzata nella proprietà e negli erogati (1.367 litri/anno a fronte dei 3.912 della Francia, dei 3.460 della Germania e dei 2.339 della Spagna).  Oltre a quantificare la dimensione del fenomeno dell’illegalità, il dossier – che prende il via dall’analisi dei fatti di cronaca riportati in articoli di giornale e altri media – descrive anche i numerosi e diversificati casi di frode, raccontando i diversi meccanismi per le 3 principali tipologie di illegalità: contrabbando, evasione Iva e truffa ai clienti.

“Le frodi fiscali – ha detto il presidente della Faib Martino Landi – mettono in ginocchio la filiera. Per questo è necessario fare squadra, con istituzioni e organi di controllo, per riuscire a debellare, una volta per tutte, questa piaga. Questo, però, senza creare un sistema che incida troppo sugli operatori onesti, caricandoli di ulteriori adempimenti fiscali e burocratici. Come viene ampiamente spiegato nel dossier non è solo l’evasione erariale a creare un grave danno al comparto, ma anche quella contributiva. Ricordiamo che chi opera nell’illegalità danneggia, soprattutto, chi lavora onestamente e tutto il settore, già penalizzato, come dimostrano i dati, da una rete inefficiente, con circa il 30% degli impianti che erogano meno di 500 mila litri, ampiamente sotto la soglia di sopravvivenza, che insistono su aree senza i necessari requisiti di sicurezza previsti dal codice della strada e da quello ambientale”.

“Le frodi fiscali – ha sottolineato Vincenzo Miceli, responsabile Ufficio Tributario Confesercenti – non creano solo un danno allo Stato e a chi lavora nella legalità, ma causano distorsioni nel mercato che portano alcuni a poter vendere a un prezzo estremamente concorrenziale. Dato che la maggior parte di questi illeciti possono essere ricondotti al tentativo di evadere l’Iva lanciamo, in questa sede, una proposta shock ossia quella di creare, anche per il settore carburanti, un regime Iva monofasica, che prevede che l’Iva sia interamente assolta in capo al produttore, così come avviene nell’editoria. In questo modo si potrebbero disinnescare una gran parte di meccanismi fraudolenti”.

leggi il dossier