AI GESTORI AGIP
(Estratto della lettera aperta ai gestori Agip del Presidente Faib Martino Landi)
Caro amico e collega,
la vertenza con Eni per il rinnovo dell’Accordo economico per i gestori a marchio Agip si sta prolungando oltre ogni ragionevole previsione. In ragione di questo prolungarsi abbiamo voluto ricapitolare i principali passaggi di questa difficile trattativa, per consentirti di valutare con cognizione la vertenza nella sua complessità.
Come saprai, la trattativa ha vissuto sostanzialmente tre fasi.
La prima fase
La trattativa parte con il piede giusto. Il negoziato era partito molto bene, con l’azienda disponibile al confronto e attenta alle istanze rappresentate dalle Associazioni, sia sotto il profilo economico che normativo. Questa fase ci portò ad un passo dalla firma dell’accordo già a luglio e poi il 22 settembre 2008, quando l’azienda, con un inaspettato cambiamento di posizione, rimise in discussione l’impianto contrattuale, già scritto e condiviso, con la pretesa dell’inserimento di clausole di flessibilità all’interno del contratto.
La seconda fase
Dopo il 15 ottobre si apre una nuova fase nella trattativa. Una fase caratterizzata da continui cambi di scenari da parte di Eni. Alla disponibilità al confronto manifestato dalle Associazioni, l’Azienda rispose con continui rilanci, al ribasso sugli aspetti economici e al rialzo sugli aspetti normativi, inasprendo ad ogni incontro le clausole di recesso legate a parametri qualitativi e finanche quantitativi.
La terza fase
La trattativa si sposta dalla sede Eni al tavolo ministeriale. In questa prospettiva, Faib, sulla scorta delle deliberazioni di Presidenza e Giunta nazionale, elabora nei primi giorni di febbraio 2009 un proprio Memorandum in cui fissa la posizione della Federazione nell’ambito della vertenza.
Innanzitutto viene ribadita la priorità a chiudere in modo soddisfacente la parte economica del negoziato. Nel Memorandum viene indicata successivamente la disponibilità al confronto sui temi della flessibilità e delle relative clausole di recesso nell’ambito di una completa condivisione di principi, modalità e metodi di applicazione nel rispetto della reciprocità e dei diritti garantiti dalla legge ai gestori, in una prospettiva incentivante delle performance.
La richiesta del Ministero di un documento unitario delle tre Associazioni ci ha portato alla elaborazione di un documento sui principi condiviso dalle tre sigle sindacali elaborato ed inviato il 13 marzo us.. Il documento, concordato, viene inviato al Ministero che ha convocato le parti per il prossimo 29 aprile.
Considerazioni conclusive
In conclusione, ci sembra di poter affermare che il confronto, come hai avuto modo di seguire, è stato altalenante e difficoltoso. Dopo i continui, e denunciati, cambi di posizione e voltafaccia da parte dell’azienda, le stesse Associazioni hanno assunto posizioni variamente articolate e in dialettica tra loro.
Quel che ci sembra di dover riaffermare è che è inaccettabile la pretesa di Eni di liquidare la parte economica in modo insoddisfacente e allo stesso tempo pretendere di imporre clausole di recesso da applicare con principi e metodi in assoluta autonomia, emarginando il ruolo delle Associazioni di rappresentanza e tutela dei gestori, mettendo in atto tentativi di divisione.
In sostanza Eni vorrebbe condizionare la durata del contratto di comodato al raggiungimento di obbiettivi qualitativi e quantitativi, fissati annualmente, in ragione di parametri progressivi che, se non raggiunti per due anni consecutivi, farebbero scattare la risoluzione del contratto, anche se con un indennizzo.
Senza sottrarsi al confronto con l’Azienda, Faib ritiene che prima di tutto occorra sanare la parte economica e, solo successivamente, sarebbe possibile affrontare le ipotesi di modernizzazione e flessibilità; ipotesi che, sia chiaro, non possono trovare spazio nella contrattazione senza che il gestore continui ad essere tutelato da un sistema di regole condivise, negoziate e cogestite.
Condivisibile l’idea di premiare i meritevoli, a patto che questo non sia sostitutivo di parte del margine; inaccettabile la volontà dell’azienda di espellere dalla rete gli operatori non in linea con le performance quantitative stabilite a tavolino unilateralmente in un mercato in continua evoluzione/involuzione.
Né è sufficiente, come contropartita, l’impegno aziendale alla rinuncia alle associazioni in partecipazione. E’ come chiedere di scegliere tra la padella e la brace.
Accordo economico si, svendita dei diritti no!
Il rinnovo economico dei contratti di lavoro è un diritto riconosciuto a tutti i lavoratori, sancito dalle leggi dello Stato e dalla prassi delle relazioni sindacali in tutti i paesi sviluppati: nessuna azienda può disconoscere questo sacrosanto diritto dei lavoratori, tanto meno per una categoria di operatori che svolge una funzione essenziale per la mobilità di persone e merci, garantendo il diritto alla libertà di movimento dei cittadini, basando i propri bilanci sull’auto sfruttamento; tanto meno può sottrarsi all’obbligo di rinnovo un azienda di Stato, su cui grava l’onere dell’interesse pubblico e su cui si esercita il controllo dello Stato, con profili di responsabilità politica a cui nemmeno il Governo può sottrarsi.
E’ evidente che se dovesse fallire il tentativo di mediazione ministeriale, chiameremmo la categoria a far sentire la sua voce verso l’Azienda e verso il Governo, che non può pensare di essere estraneo ad una vicenda in cui è pienamente coinvolto tramite una società controllata pubblica qual è ENI.