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Decreto liberalizzazioni, carburanti: come prima, peggio di prima. Il Governo, imbrigliato dai veti alla liberalizzazione, apre il processo d'espulsione dei gestori. Confermato lo stato di agitazione sulla rete e le iniziative annunciate

Il decreto liberalizzazioni varato dal Governo Monti nella giornata di ieri conferma le ultime indiscrezioni trapelate sulla stampa: tutto come prima, peggio di prima.
Dunque, rispetto alle prime bozze registriamo un netto passo indietro dell’esecutivo riferito alla possibilità di una riforma vera e concreta del settore, della serie “vorrei ma non posso”, “forti con i deboli e deboli con i forti”.
A rimetterci in primo luogo saranno i consumatori e a seguire i gestori.
Nessuna possibilità di superamento del vincolo d’esclusiva a favore dei gestori; tale possibilità rimane solo per i proprietari di impianti a favore dei quali peraltro viene prevista la facoltà di allargare gli spazi di mercato.
Rimane dubbia l’opzione a favore dei gestori, o di aggregazioni di gestori, che delinea la possibilità di riscattare gli impianti, enunciando una chiara scelta legislativa che prefigurerebbe un diritto di prelazione.
Il decreto ribadisce la nozione di dipendenza economica sancendone il divieto di pratiche che possano ostacolare le facoltà stabilite dal decreto e attribuite ai gestori. Resta da specificare meglio quali esse siano, perché al momento non se ne vedono.
Sul non oil si confermano le previsioni circolate nei giorni scorsi: nulla di nuovo ad eccezione dei tabacchi che però potranno essere venduti solo dall’elite della rete; solo nel caso di superfici almeno di 1500 mq., circoscivendo dunque la previsione e operando una selezione solo a favore dei grandi impianti.
Vengono nuovamente attaccate le potestà legislative rimesse alle regioni con la modificazione dell’articolo 83 bis della 133/08 laddove vieta vincoli all’apertura di impianti senza carburanti ecologici, se questo comporta eccessivi oneri. Un regalo alla GDO, tanto per non scontentare nessuno.
Ma la questione più spinosa al momento è rappresentata dalla previsione dell’art. 19 che prevede la possibilità di installare impianti ghost fuori dai centri urbani.
Eravamo partiti con la denuncia fatta dalla X commissione del Senato meno di un anno fa, sulla rete dominata dall’oligopolio verticalmente integrato, e siamo arrivati al gestore capro espiatorio, sul quale ricade la responsabilità del caro benzina- con il suo scarso 2% del prezzo finale. Dopo la clamorosa marcia indietro sul superamento del vincolo d’esclusiva auspicato da tanta parte della società civile, della politica e dell’associazionismo, il Governo ha pensato bene di spruzzare un po’ di self in più, ben sapendo che questo comporterà l’espulsione e la perdita di lavoro per migliaia e miglia di gestori e per decine di migliaia di addetti e collaboratori. E senza alcuna compensazione, come pure è previsto per altre categorie di lavoratori autonomi: una decisione inaccettabile e che rigettiamo, verso la quale confermiamo la dichiarazione di stato di agitazione e la messa in atto di tutti gli strumenti di contrasto.
Una previsione contraddittoria con i processi d’innovazione e ammodernamento della rete: la possibilità di riconvertire i vecchi impianti in ghost frenerà gli investimenti e metterà in difficoltà le stazioni più strutturate, togliendo servizi agli automobilisti. Altro che sviluppo del non oil. Chi investirà su impianti nuovi e costosi quando ci saranno piccoli impianti low costà Questa decisione frenerà anche il processo di chiusura degli impianti marginali- che saranno trasformati in ghost- annullando venti anni di politiche di settore tese alla razionalizzazione della rete e ci consegnerà una distribuzione carburanti vecchia e arretrata, da terzo mondo.
Ancora, è particolarmente fastidiosa la previsione dell’indicazione del differenziale prezzo in crescita tra servito e self, come se il consumatore, che già oggi può verificare la differenza dei prezzi tra le due modalità, fosse un incapace, persino di leggere. L’obiettivo evidente è che si vuole far pesare in termini economici la presenza degli operatori sugli impianti e favorire la loro espulsione.
In conclusione un testo deludente, con la montagna che partorisce un topolino, e addirittura peggiorativo per la categoria che viene aggredita con la previsione di impianti ghost e messa nelle condizioni di pesare sul consumatore con l’indicazione del differenziale del prezzo in salita.
E si vorrebbe pure il consenso della categoria. Nessuno può chiederci di essere d’accordo con queste norme del decreto. E se altri ritengono che non vi sono motivi di lotta, contestazione e contrasto: ebbene lo vadano a spiegare ai gestori.
Stando così le cose non possiamo che confermare lo stato di agitazione, riservandoci di leggere il testo ufficiale in GU e insieme agli organismi statutari, e al coordinamento, confermare le azioni di lotta e mobilitazione.