La manovra Monti, varata dal governo e presentata al Parlamento contiene sacrifici durissimi per gli italiani e avrà ripercussioni pesantissime sul settore della distribuzione carburanti e sui gestori che vivono di erogato.
L’aumento avrà effetti negativi sulle vendite e metterà in crisi gli operatori della rete, già in serissime difficoltà nella situazione attuale.
Nel dettaglio la manovra prevede, come si sa, oltre ad una serie di misure generali che certamente peseranno sui cittadini in modo considerevole, un forte inasprimento del prelievo delle aliquote di accise su benzine e gasoli nella misura di 112,10 euro per mille litri che fanno 13,60 centesimi al litro sul gasolio, tra accise ed iva, gasolio che passa a 593,20 euro per mille litri e di 82,10 euro per mille litri che fanno 9,93 centesimi sulle benzine, tra accise ed iva, benzina che arriva a 704,20 per mille litri.
Un aumento delle accise del 23,3 % sul gasolio e del 13,2 % sulle benzine. Un incremento boom del prelievo , così forte da non trovare riscontro, ad una prima valutazione, negli annali petroliferi italiani
Situazione che si annuncia incandescente per gli incrementi già varati da alcune regioni e per quelli previsti dal 1° gennaio 2012.
Aumento che certamente dice della difficoltà del paese, della gravità della crisi ma anche dell’irresistibile tentazione di fare facile cassa con i carburanti.
L’aumento record delle accise avrà effetti sulla capacità gestionale degli operatori esponendoli ad una forte esposizione e gestione finanziaria e riducendo ancor di più il margine operativo dei gestori, avvicinandolo pericolosamente al 2% lordo, soglia al disotto della quale le imprese sono in perdita. E’ evidente che tutto ciò, alla vigilia dell’apertura dei tavoli negoziali per il rinnovo degli accordi economici, non potrà non pesare sulle trattative.
Una situazione pesantissima rimarcata dalle reazioni delle forze politiche e sociali che hanno evidenziato la sperequazione della manovra sul fronte delle entrate e richiamato la necessità di ulteriori interventi sul fronte delle liberalizzazioni, in modo da liberare risorse da destinare ai consumi. Vanno in questa direzione le prese di posizioni di partiti ed esponenti politici e delle associazioni dei consumatori.