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Carburanti, verso lo sciopero per il raddoppio dei costi dei Pos

Con l’annunciata introduzione dell’obbligo dei pagamenti elettronici per ottenere la detrazione sui carburanti al distributore sono raddoppiati i costi per le operazioni con il Pos e i benzinai minacciano il blocco della pompa

 

benzina8Primo effetto della fatturazione elettronica per i distributori di benzina: sono raddoppiati i costi per le operazioni con il Pos e i benzinai corrono ai ripari minacciando il blocco della pompa. Con l’introduzione dell’obbligo, nella legge di bilancio 2018, dei pagamenti elettronici per ottenere la detrazione sui carburanti con la fatturazione elettronica, il governo ha introdotto per i distributori il riconoscimento del credito d’imposta al 50% sulle commissioni dei pagamenti tramite moneta elettronica da utilizzare nell’F24.

«Una necessità riconosciuta dalle somme elevate gestite dagli esercenti, ma che solo per il 2,5% è reddito dei distributori», riferisce Martino Landi, presidente di Faib Confesercenti (Federazione Autonoma Italiana Benzinai). Si ricorda infatti, che il prezzo finale dei carburanti è composto per circa il 97% dalle accise, dall’Iva e dal ricavo industriale lordo delle compagnie petrolifere. Tuttavia, in seguito alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della detrazione per esercenti, gli operatori di gestione delle carte di credito e debito hanno modificato unilateralmente i rapporti contrattuali con i benzinai ed aumentando, come riportano le associazioni di categoria interessate, fino a più della metà dei costi precedentemente addebitati. Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio, hanno rivolto con una lettera la loro preoccupazione, in particolare, alle società Nexi Spa e Bancomat Spa che rappresentano, riporta la lettera, «monopolisti del settore dell’intermediazione». La nota indirizzata agli istituti, è stata inviata a seguito dell’incontro con il viceministro dell’economia Luigi Casero.

Il rialzo del costo, per le carte di credito, che si sposta dal 0,5-1% all’1-1,5% del valore delle operazioni, fino a un 2,75% per le carte business, percentuale che considerando il quadro generale rappresenta fino al 40% del reddito attribuito ai gestori delle pompe di benzina. Inferiore, invece, l’aumento delle carte di debito, dove le commissioni da un 0,2-0,4% si spostano tra un 0,4-0,8%.

La rivoluzione dei pagamenti elettronici è, però, fortemente voluta dagli operatori del settore dei benzinai, spiega Landi. Tuttavia questo deve essere accompagnato, per gli esercenti, da un coordinamento degli interessi e non da un mero addebito di costi.

In primo luogo, per i gestori degli impianti, la riduzione del contante corrisponde ad una sottrazione dei rischi dovuti a furti e rapine. Tale rischio è preso in carico per supportare le entrate dello Stato, dato che, come già sottolineato, più del 97% dell’ammontare incassato viene versato direttamente nelle casse dell’erario. In secondo luogo, l’uso della moneta elettronica garantisce una tracciabilità nell’ottica della sicurezza sull’origine del denaro. Sicurezza che, «interessa a tutti gli operatori del settore nell’ottica della legalità», riporta Landi. L’aumento del numero delle operazioni tramite moneta elettronica, obbligatorio per legge, invece che rappresentare un opportunità per il settore, si sta, quindi, trasformando in un onere economico, non solo per gli operatori, ma anche per lo Stato, che ha garantito il credito di imposta per gli esercenti.

L’auspicio è quello di trovare a breve una soluzione al problema e far si che le società di gestione dei pagamenti elettronici si prendano carico della situazione, o che lo stato intervenga attraverso un obbligo normativo con un limite ai costi per le transazioni.

articolo di Italia Oggi del 7/04/2018