Di fronte alla minaccia di sciopero dei gestori, è arrivata la risposta del Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico con delega all’energia, Stefano Saglia che lo definisce “inopportuno”. “In manovra – dice Saglia – abbiamo inserito lo stesso testo che è stato firmato il 14 settembre dalle organizzazioni sindacali. Se ora definiscono la riforma una serie di piccoli interventi di basso profilo, perché all’epoca hanno firmato?”.
E’ il commento del Sottosegretario alle proteste di Faib e Fegica contro la riforma del settore carburanti inserita nella manovra. “Il 14 settembre 2010 – spiega il sottosegretario – per scongiurare l’allora imminente sciopero dei gestori, il Governo ha concordato con le sigle sindacali, alcune modifiche al testo sulla riforma per venire incontro alle ulteriori richieste della categoria.
Si arrivò a un testo condiviso e sottoscritto da Faib, Fegica e Figisc. Questo stesso testo è quello che è stato inserito nella manovra e contiene due aggiunte che non intaccano in alcun modo l’accordo originario”. “Inoltre – aggiunge il Sottosegretario – la riforma è nel decreto per motivi logistici. Il ministro Romani ed io siamo disponibili ad un ulteriore confronto in Parlamento”.
Ma la Faib rimanda al mittente le dichiarazioni del Sottosegretario Saglia. Esse sono lontane dalla verità. Il testo approvato a settembre prevedeva espliciti riferimenti alla negoziazione e tipizzazione obbligatoria tra le parti sociali, nel merito delle forme alternative delle forniture. Il testo inserito nella manovra finanziaria introduce pericolosi concetti di negoziazione dove peserà come un macigno la forza contrattuale delle compagnie e dei retisti. Si legalizza il patto leonino. Sulla presenza dei self, non si contesta lo sforzo innovativo ma il fatto che vengono previste norme non condivise tese alla marginalizzazione del gestore, già cancellate a settembre 2010. In più erano previsti il rispetto degli impegni sottoscritti in sede ministeriale finalizzati allo sviluppo dell’imprenditorialità del settore, impegni che sono disattesi.
In più manca il bonus fiscale strutturale e le altre promesse del protocollo Scajola. A completare il quadro delle omissioni si segnala che tra le liberalizzazioni del non oil spicca l’assenza dei tabacchi, sostituiti con le caramelle, già in vendita da anni.