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Un Paese fragile con una memoria corta: il rischio idrogeologico costantemente sottovalutato

CREATOR: gd-jpeg v1.0 (using IJG JPEG v62), quality = 75I fatti di Livorno con la disastrosa alluvione costata la vita a 8 persone ripropone la questione della gestione del territorio, della sua manutenzione e della relativa programmazione.
Troppo spesso il rischio idrogeologico è sottovalutato, sia nelle politiche di governo delle Amministrazioni locali che regionali che nazionali. Del resto operare la manutenzione dei corsi fluviali, ripulire i letti da detriti e rifiuti di ogni genere, mettere in sicurezza le comunità a rischio non sono azioni politiche appariscenti e mediatiche e generalmente non richiedono grandi appalti.
Meglio allora concentrarsi su grandi opere, su nuove urbanizzazioni, anche se richiedono coperture di fiumi, costruzioni su aree a rischio idrogeologico, stravolgimenti degli equilibri ambientali. E magari celebrare il tutto con una bella Conferenza Stampa, con un po’ di numeri sugli investimenti e sulla nuova occupazione….
Gli investimenti, e dunque, la nuova occupazione, sono necessari nell’opera di conservazione, tutela e valorizzazione del territorio. Investire sulla salvaguardia ambientale, favorire la green economy è oggi una priorità.
Le ricorrenti catastrofi naturali, che interessano tutto il territorio nazionale, dalla Liguria alla Sicilia, dalla Lombardia alla Calabria, sono lì ogni volta a denunciare l’insipienza e la superficialità di una classe politica e amministrativa votata al consenso. Così, quando gli interessi di parte prevalgano a scapito di quelli della collettività, è tutto il Paese a pagarne le conseguenze e a piangerne ipocritamente le tragedie.
Questa è la fotografia emersa anche dalle dichiarazioni a caldo rilasciate dai vari politici e amministratori locali all’indomani della tragica alluvione di Livorno. Una presa d’atto dettata dall’emotività del momento con la consueta tecnica dello scaricare le responsabilità sui precedenti amministratori/governanti, senza che nessuno chieda nel frattempo quali erano state le azioni intraprese per la tutela del territorio.
Se negli anni scorsi si è consentito di stravolgere le regole della natura a danno della popolazione per favorire e alimentare la speculazione edilizia, a favore di pochi soggetti, è altrettanto vero che negli ultimi anni nulla è stato fatto per la corretta manutenzione del territorio. In cambio si è favorita la carriera politica di qualche amministratore….Come dice un vecchio proverbio “Il lupo perde il pelo ma non il vizio”.
Così dobbiamo registrare, al sud come al nord, in Liguria come in Calabria, il ripetersi continuo di questi tragici errori di governo sul territorio che poi si trasformano in eventi drammatici per il Paese.
In questo senso, ci piacerebbe sapere come la pensa quel Sindaco spezzino che proprio recentemente ha dato il nulla osta a costruire un impianto di distribuzione carburanti ad un gruppo della G.D.O. in un area riconosciuta, e dichiarata, a rischio idrogeologico e soggetta a esondazione…gli saranno mica suonate le sirene dello scampato pericolo?
Nel caso ligure, ma lo stesso vale per la Calabria e per altre Regioni, è stato grazie all’azione di presidio del territorio dei nostri dirigenti Faib, che è stato evitato l’ennesimo schiaffo alla natura. Ma è stata necessaria un’azione di forza, con relativa mobilitazione della Categoria, e un ricorso alla Magistratura per bloccare un nuovo scempio ambientale che avrebbe potuto avere effetti devastanti magari fra qualche anno o qualche decennio…