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Inflazione nel 2010 all'1,5%. Preoccupazione per la corsa dei carburanti e le manovre delle regioni che minano la ripresa dei consumi e i margini dei benzinai. Ma Mister Prezzi se la prende con i gestori. Faib: operare per trasparenza e riforma rete

Nel 2010 il tasso di inflazione medio annuo è stato pari all ‘1,5%, quasi "raddoppiato" rispetto al 2009 quando è stato dello 0,8%.
Mentre a dicembre, complice soprattutto un forte aumento dei carburanti, il tasso di inflazione ha toccato quota 1,9%.
L’inflazione, anche se resta contenuta, desta preoccupazione, anche perché si realizza in un momento assai difficile per i consumi e alla vigilia di un ondata di rincari che riguardano i servizi pubblici – trasporti, utenze domestiche e le tariffe obbligate – oltre ad assicurazioni e servizi bancari, in assenza di solide prospettive di crescita e mentre il Ministro dell’Economia continua a dire che i problemi non sono finiti.
La distribuzione carburanti continua a soffrire in termini di erogati e di fatturato.
Se è vero che il raddoppio dell’inflazione trova una base nel rincaro dei carburanti va anche detto che il Governo non è intervenuto con misure come la sterilizzazione degli aumenti Iva, incamerando nuovi introiti. Ciò accade mentre addirittura diverse amministrazioni regionali aumentano, alle prime difficoltà, il prezzo dei carburanti manovrando la leva delle accise come è avvenuto in Abruzzo, come sta avvenendo in Puglia e in Calabria, ed in passato in altre regioni italiane nel silenzio di media, associazioni dei consumatori ed antitrust.
Senza che nessuno si preoccupi di fermare questa deriva. Anzi Mister Prezzi, forse a corto di argomenti, non trova di meglio che prendersela con i gestori.
Nel merito abbiamo ripetutamente segnalato le anomalie del sistema italiano, con note e finanche con un memorandum finalizzato a superare le distorsioni del sistema distribuzione carburanti in Italia. Senza voler polemizzare con il Dr. Sambuco, che dice cose non rispondenti alla realtà, per Faib-Confesercenti ci sono diversi nodi da affrontare:

1) Innanzitutto il sistema di rilevazione dei prezzi basato, a livello europeo, su dati non omogenei. Da qui, la necessità di mettere in piedi un’operazione di rilevazione dei prezzi su dati omogenei, e quindi, con un’attenzione particolare al “fai da te” e ai prezzi praticati su tutta la rete. Non si tiene conto, infatti, della realtà differenziata dei prezzi sulla rete carburanti italiana, caratterizzata da notevoli differenze di prezzi sia fra brand che all’interno dei singoli brand.

2) Un secondo problema riguarda la chiusura degli impianti incompatibili che porterebbe ad un risparmio di due centesimi e mezzo, in termini di razionalizzazione della logistica e di ammodernamento della rete. Ma questa è un operazione che devono fare i petrolieri che sono i proprietari degli impianti, in sintonia con le amministrazioni locali, e le associazioni dei gestori, nel rispetto della sicurezza e del codice della strada.

3) Il terzo problema riguarda il differenziale rete-extrarete, che diventa sempre più ingiustificabile. Abbiamo già detto che il superamento del differenziale rete/extrarete da solo è in grado di abbattere il famoso stacco Italia, per quanto questo sia discutibile, mantenendo il servizio per cittadini e territori. Del resto a determinare tale scarto sono le stesse compagnie. Non a caso i prezzi più vantaggiosi che oggi si registrano sulla rete italiana sono riservati a coloro che riescono ad approvigionarsi sul mercato extra rete.

4) Le questioni connesse alla strutturazione della rete italiana e alla fornitura in esclusiva che rimandano al tema della separazione della rete vendita. E’ un tema di difficile approccio sul quale tuttavia le forze politiche parlamentari, di governo e di opposizione, cominciano a confrontarsi. Vanno in questa direzione le iniziative presentate in Parlamento dalla Lega e dal Pd, tendenti ad introdurre autonomia imprenditoriale tra i vari segmenti della filiera.

5) Introdurre elementi di vera concorrenzialità e trasparenza nella scontistica – ma su questo Ministero e Antitrust hanno di che fare autocritica – liberando la vendita dei carburanti dalle inutili promozioni, che non fanno altro che caricare ulteriormente di costi il consumatore finale.

Su questi argomenti la Faib é disponibile a confrontarsi per una vera riforma del settore, che non sia improntata solo ed esclusivamente sulle questioni care ai petrolieri come l’aumento degli orari, la flessibilizzazione dei contratti, la liberalizzazione del non oil, ma senza costrutto.