In un intervista rilasciata alla giornalista Dr.ssa Serena Piazzi per Mission Fleet, il Presidente Landi ha affrontato il tema dell’effetto della polverizzazione dell’impresa petrolifera in Italia. Tale effetto si riverbera negativamente sulle imprese e sui consumatori.
Riportiamo di seguito alcune dichiarazioni rilasciate da Landi.
“La rete dei distributori di carburanti non è più nelle mani delle grandi Compagnie petrolifere, com’era fino a una decina di anni fa”, ha spiegato a Mission Fleet Martino Landi, Presidente della Faib, Federazione Italiana Benzinai, ovvero l’Associazione più rappresentativa nel settore della distribuzione dei carburanti. “Il 50% circa dei punti atti al rifornimento sono di privati – ha dichiarato Landi -. Tra questi, la metà sono titolari di pompe che hanno stretto un accordo con la Compagnia petrolifera per mantenerne il marchio e dunque continuano ad offrire il carburante della Compagnia ai prezzi di listino. D’altra parte, oggi sono molte le Compagnie che decidono di lasciare il mercato italiano, poco redditizio, e di “spacchettare” la propria rete cedendo gli impianti a soggetti privati, scelta per noi non condivisibile per tempi e modalità.
“L’altra metà dei titolari privati sono invece soggetti che optano per stare sul mercato con il proprio marchio – ha continuato Landi -. Si tratta appunto delle cosiddette “pompe bianche”, ovvero non associate a quelle che vengono denominate le “sette sorelle”, cioè le grandi Compagnie petrolifere”. Si tratta di un universo molto variegato di cui non sempre è agevole capire i meccanismi di gestione complessiva essendo però chiaro che operano generalmente in dumping contrattuale e dunque fuori dal quadro normativo di riferimento, non applicando i contratti. In virtù di queste peculiarità le pompe bianche e i marchi privati stanno aumentando progressivamente e attualmente rappresentano il 15-20% dell’intera rete dei distributori.
“Naturalmente, non avendo firmato alcun accordo con le Compagnie, le pompe bianche sono libere di stabilire autonomamente il prezzo del carburante che erogano, valutando il bacino d’utenza e i prezzi dei concorrenti”, ha sottolineato il Presidente di Faib. Su questo punto si pone però un problema di chiarezza di mercato per capire di quali prodotti si parla e di quali fonti di approvvigionamento essendo evidente uno stacco nei prezzi non giustificabile dall’attuale dinamica di mercato.
Detto questo, decidere di restare autonomi ha pro e contro: se da un lato infatti consente al titolare della pompa di proporre prezzi più convenienti, dall’altro gli impedisce di usufruire dell’”effetto catena” dato dalle grandi Compagnie, che possono contare, oltre che su una maggiore riconoscibilità del marchio e su programmi fedeltà ad hoc, anche sugli introiti derivanti dalle carte carburante per le Aziende.
Tra i limiti presenti nell’agire da solo sul mercato c’è da considerare che “i veicoli delle grandi flotte aziendali spesso hanno la necessità di effettuare spostamenti importanti e al momento può essere difficile trovare su vasta scala pompe bianche con lo stesso marchio – ha spiegato Landi a Mission Fleet -. Queste pompe sono infatti principalmente presenti su aree limitate e dunque a usufruirne è più spesso la clientela privata”.